CONSIGLIO REGIONALE U.I.C.I.: REGIONE UMBRIA -
Relazione morale 2008
19 Aprile 2009
L’anno 2008 ha rappresentato per il paese un momento di grandi rivolgimenti di tipo sociale ed economico. Ciò a causa della crisi economica che ha investito la totalità dei paesi mondiali, ma anche per tutta una serie di processi politici interni che stanno portando a compimento un percorso di tipo istituzionale sul quale si dibatte da ormai qualche decennio.
Appare superfluo, in questa sede, soffermarsi in maniera analitica sui processi politici e le innovazioni di tipo economico introdotte nel nostro paese dal Governo e dal Parlamento. Tuttavia non si può non rilevare che la congiuntura negativa, iniziata nei primi mesi del 2008 e che ha avuto nel corso dell’anno una fortissima accelerazione, non ha risparmiato nessuna categoria sociale, imprenditoriale, ecc…
Per quanto ci riguarda, abbiamo dovuto registrare, nostro malgrado, una contrazione forte delle risorse destinate al sociale.
La recente manifestazione che ha visto la Direzione nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti occupare la Camera dei Deputati rappresenta, meglio di ogni altra considerazione, il livello di rabbia e di esasperazione che la nostra categoria, al pari di altre, ha ritenuto di notificare all’esecutivo e al Parlamento.
Trattandosi di consuntivo rispetto all’azione associativa intrapresa nel 2008, è bene partire dall’analizzare il progetto politico al quale la dirigenza regionale ha lavorato nell’anno appena trascorso.
Da sempre la nostra Associazione ha avuto, fra i propri obiettivi strategici principali, quello di incoraggiare un percorso finalizzato alla costituzione di una forma di rappresentanza del mondo del volontariato e della promozione sociale politicamente forte, capace, cioè, di rappresentare in maniera concreta ed efficace, ai tavoli istituzionali, la grande forza che incontrovertibilmente i numeri gli conferiscono. Sono decine di migliaia, nella nostra provincia e nella nostra regione, le persone che, a vario titolo, orbitano nel mondo del volontariato e della promozione sociale e sono oltre novecento le associazioni di diversa natura e orientamento, anche politico, presenti sul territorio della regione dell’ Umbria. Sarebbe una grave responsabilità delle associazioni stesse non comprendere l’importanza della costituzione di una soggettività “politica”. Purtroppo, è con amarezza che si deve constatare come questo processo, che sembrava potesse concludersi positivamente nel 2006 e che invece le vicissitudini legate al CESVOL hanno bruscamente e brutalmente interrotto, non accenna a riprendere. Da quel momento, infatti, che ha portato ad una forte lacerazione nei rapporti tra le principali associazioni del panorama provinciale e regionale, si è assistito ad una parcellizzazione del tessuto associativo; si è definitivamente rotto, cioè, quel fronte abbastanza coeso che aveva, per dieci anni, consentito la gestione unitaria del CESVOL, che aveva consentito una interlocuzione soggettiva con le istituzioni, che aveva insomma fatto ritenere che l’associazionismo di promozione sociale e quello del volontariato potessero compiere quell’auspicato salto di qualità per diventare un soggetto politico strutturato e quindi pienamente legittimato a rappresentare il proprio mondo. L’Unione si è fortemente impegnata, a tutti i livelli, adoperandosi in un lavoro di difficile e paziente ricucitura che, ad oggi, dobbiamo riconoscere, non ha portato ad alcun risultato concreto.
D’altronde, la politica non è estranea a queste difficoltà; infatti le turbolenze politiche, che in vista delle prossime scadenze elettorali stanno agitando il Palazzo, hanno un forte riverbero anche sul mondo delle associazioni. Come è noto il variegatissimo mondo associazionistico, spesso in molte sue articolazioni, è riconducibile per un verso o per un altro, ad aree politiche, il che ne influenza, quando non ne determina, l’azione e quindi le alleanze e le contrapposizioni. In questa confusione, pertanto, ogni associazione cura il suo particolare, cercando di cogliere tutte le occasioni che la situazione congiunturale offre. La situazione descritta, accresce in maniera esponenziale le difficoltà anche per la nostra associazione, la quale si trova ad agire in un regime di concorrenza troppo spesso drogata, che ne diminuisce i margini operativi e, quindi, la capacità di acquisire risorse e spazi attraverso i tradizionali percorsi istituzionali. Ciò naturalmente non ci farà deflettere in alcun modo dal continuare a perseguire con pazienza l’obiettivo iniziale, nella certezza che in un momento socio politico come quello attuale, in cui lo stato sociale rischia di essere smontato pezzo per pezzo e in cui viene messo a rischio lo stesso principio dell’universalità del welfare, è fondamentale che il terzo settore e, segnatamente, l’associazionismo di promozione sociale e del volontariato costituiscano un modello di rappresentanza chiaramente individuabile e legittimabile, tanto dalle forze politiche, quanto dalle istituzioni.
Come esposto nel documento di programmazione relativo all’anno 2008, tre erano gli snodi fondamentali di natura politico amministrativa messi in calendario dalla Regione dell’Umbria: il piano sociale, il piano sanitario ed il P.r.i.n.a. E’ di tutta evidenza che sono questi i cardini che determineranno le politiche socio assistenziali nei prossimi anni. Era un’occasione importante per attivare un dibattito serio e sincero, un’occasione per consentire alle diverse categorie associazionistiche e alle singole associazioni di incidere in maniera reale sulle future scelte socio-sanitarie ed assistenziali. Purtroppo, per l’ennesima volta, si è dovuto prendere atto che non è stato possibile andare al di là di una “partecipazione” istituzionale, che non ha portato a nulla in quanto un concetto dirigistico dell’amministrazione della cosa pubblica rende, di fatto, le istituzioni “autistiche”. Le istituzioni, cioè, ascoltano, ma non recepiscono; si rifugge un rapporto diretto con le associazioni, il che consente ai manovratori di produrre documenti confusi, che non tengono conto delle specificità degli interventi, burocratizzando in maniera esasperante ed anti-economica le procedure per l’accesso ai benefici da parte delle famiglie, rendendo possibile a chiunque ne abbia interesse un accesso alle risorse poco chiaro nel metodo, certamente improduttivo e, spesso, di dubbia legittimità. Non è facile invertire questo trend, soprattutto per colpa delle associazioni, le quali, per i motivi esposti in precedenza, si sono venute a trovare comunque in una situazione di assoluta debolezza.
Nonostante le difficoltà’ sopra descritte l’attività’ della dirigenza è proseguita secondo le linee guida tracciate dai vari documenti programmatici. Una ulteriore dimostrazione del buon lavoro svolto dalla nostra associazione in ambito locale è data dalla decisione della sede centrale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di tenere nel 2008 due importanti eventi nella nostra Regione: il “Convegno Internazionale sulle disabilità afferenziali plurime” organizzato ad Assisi dal 28 febbraio al 2 marzo 2008 insieme alla Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro ciechi e all’Istituto Serafico, al quale sono intervenuti fra gli altri il Ministro della Pubblica Istruzione, il Ministro della Sanità, il Ministro della Famiglia oltre a numerosi studiosi italiani e stranieri, e la quinta edizione del convegno per le famiglie dei bambini ciechi pluriminorati che ha avuto luogo a Perugia. Per quanto riguarda l’istruzione l’Unione ha intensificato i rapporti con la Direzione Generale Scolastica Regionale: ci si riferisce in particolare alle vicende che riguardano lo IAC di Assisi, più comunemente conosciuta come la scuola speciale per ciechi annessa all’Istituto Serafico. Le problematiche in discussione a tale proposito tra l’Istituto Serafico e la scuola erano e sono di molteplice natura e di difficile soluzione. Anche con il contributo dell’ Unione italiana dei ciechi ed ipovedenti è stato superato l’empass pericoloso in cui era finita la vicenda attraverso una forte azione di lobbing che ha consentito almeno per il momento di venire a capo della questione in sede politica. Occorre dire con estrema franchezza ed onestà intellettuale che, allo stato delle cose, il progetto di sperimentazione della scuola di Assisi, approvato con decreto ministeriale del 1977 e confermato con provvedimento di analoga natura nel 1983, non ha più ragione di esistere. Infatti mentre all’epoca dell’istituzione e negli anni immediatamente successivi la popolazione scolastica frequentante era rappresentata da soggetti aventi capacità tali da potersi definire scolarizzabili, con il passare del tempo, anche per la trasformazione dell’Istituto Serafico, che ha spostato la propria mission nel campo della riabilitazione, la scuola oggi, il cui organico è ancora formato in maniera tradizionale (cattedre disciplinari), con i nuovi alunni non può non ripensare in maniera radicale il proprio progetto formativo. Ciò in quanto gli attuali studenti sono soggetti pluriminorati gravi e gravissimi, la cui scolarizzazione, nei termini tradizionalmente intesi, non è assolutamente possibile. Pertanto, consapevoli di ciò, l’Unione non poteva e non doveva, per mero interesse di bottega, difendere la scuola attuale perché se ciò fosse accaduto avrebbe significato in realtà venire meno alla mission della nostra associazione, che è quella di fare gli interessi dei ragazzi e delle loro famiglie e non di chi difende rendite di posizione, funzionali alla proprie convenienze personali.
Altra questione è rappresentata dal numero degli insegnanti di sostegno disponibili sul territorio in considerazione del fatto che, come ricordato in altre occasioni, la legge di riforma n. 53/2003 e i regolamenti di attuazione della stessa hanno portato ad una riduzione delle percentuali degli insegnanti medesimi rispetto alla densità del corpo docente. L’attuale compagine governativa sta, di fatto, proseguendo sul vecchio binario, tanto che è prevedibile una ulteriore contrazione degli organici. Una ulteriore riduzione del numero degli insegnanti di sostegno pertanto potrebbe accentuare le difficoltà tanto agli alunni, quanto alle famiglie, che vedrebbero ridurre in maniera sensibile l’efficacia degli inserimenti in termini di integrazione e quindi, l’opportunità di avere a disposizione un’adeguata istruzione anche per i loro figli. Anche su questo versante si è cercato nei limiti del possibile di arginare il fenomeno riscontrando per il vero una disponibilità da parte della direzione scolastica regionale quanto meno a valutare alcune prioprità, il che nella situazione attuale rappresenta un risultato da non disprezzare. Il diritto allo studio è bene ricordarlo non può e non deve rimanere un sogno per nessuno, tantomeno per i nostri giovani. Deve rappresentare lo strumento principe mediante il quale gli stessi ma non solo, possano concretamente realizzare il proprio progetto di vita.
Un notevole impegno è stato profuso per il sostegno “politico” dell’Istituto Serafico e del C.R.E.S.C., al fine di poter realizzare, nella nostra regione, questo polo di eccellenza relativo alla riabilitazione e alla formazione dei soggetti ciechi pluriminorati gravi e gravissimi, che in virtù dell’alta qualificazione di quelle strutture, sembra davvero a portata di mano rispettivamente come centro di riabilitazione e come centro multifunzionale di ricerca e formazione. Alle difficoltà di tipo tradizionale si vanno sommando quelle derivanti dai rapidi cambiamenti del quadro istituzionale del paese. Infatti il federalismo fiscale viene di fatto già ampiamente praticato dalle regioni nonostante la recentissima approvazione della legge quadro, il che significa che le regioni stesse tendono ad inviare i propri cittadini al di fuori del prorio ambito territoriale pur non disponendo di adeguate strutture, ma semplicemente per un ragionamento di tipo economico finanziario. Le regioni cioè intendono spendere le proprie risorse all’interno del proprio territorio senza purtroppo tenere conto della qualità dei servizi erogati. Questo è un trend che nel corso del tempo si accentuerà in maniera esponenziale. E’ evidente per tanto che esistono poche contromisure valide per salvare ad esempio una struttura come il CRESC.
Due sono le alternative: l’altissimo livello di qualità della strutura, o in alternativa il riposizionamento nel mercato del disagio della medesima che non può quindi non comportare una mission diversa del tutto o in parte. Sul punto, la presidenza regionale, quella provinciale di Perugia hanno con forza richiamato l’attenzione dei vertici associativi nazionali, senza almeno fino a questo momento ricevere risposte incoraggianti. All’ interno di questo consesso, ed è bene dirlo alla vigilia del congresso nazionale, è bene sottolineare con grande franchezza come troppo spesso la politica dei vertici nazionali risponde a logiche “geopolitiche” e questo al consiglio regionale dell’Umbria non piace più.
È auspicabile che in futuro si possa lavorare all’interno di un’associazione ispirata da criteri di merito, di generosità, dove la responsabilità anche personale possa affermarsi indipendntemente dalle appartenenze a questo o a quello gruppo di potere.
Lo scippo perpetrato del convegno dei genitori nei confronti dell’Umbria è la esatta esplicitazione dei concetti sopra esposti.
Per brevità vale la pena indicare i punti principali sui quali nell’ anno appena trascorso il Consiglio Regionale ha focalizzato il proprio impegno:
- si è fortemente lavorato per affrontare e risolvere definitivamente il problema della riconducibilità degli ausili tiflologici, nonché uniformare le procedure assai differenziate tra le diverse A.S.L. della regione che causano disservizi e disparità di trattamento tra i cittadini; purtroppo sia per l’inspiegabile ritardo del governo nell’emanazione dello specifico decreto ministeriale, sia per il totale disinteresse della regione e delle aziende sanitarie, nulla è cambiato;
- si è fortemente insistito insieme ad altre associazioni per l’abolizione della tassa di circolazione regionale sugli autoveicoli di proprietà delle associazioni di volontariato e di promozione sociale;
- è stata in oltre posta in essere, insieme alla CRADU e ad altre associazioni, una forte azione politica a 360 gradi finalizzata all’ottenimento dell’ equiparazione dell’aliquota Irap delle ONLUS a quello delle cooperative sociali. Purtroppo anche su questo argomento la regione ha eretto un muro ad oggi risultato invalicabile. Analogo esito hanno avuto i tentativi presso l’assessorato regionale competente di far emanare una direttiva regionale attuativa della circolare Sirchia. Purtroppo anche le problematiche legate alle politiche del lavoro ed in particolare all’attuazione del D.lgs n.276 del 2003 ed in particolare l’articolo 14 non stanno dando a nessuno le soddisfazioni sperate. Non è stato di certo trascurato il problema degli anziani che, per la verità non è soltanto un problema degli anziani ciechi, bensì una questione generale che investe un vasto strato di popolazione. L’Unione anche attraverso confronti spesso assai duri con la regione ha preteso insieme ad altri un forte incremento dei posti letto accreditati sul territorio. Nonostante le forti resistenze entro il 2010 mille nuovi posti letto saranno disponibili per gli anziani umbri non autosufficienti.
Da ultimo relativamente agli ipovedenti occorre sottolineare l’importanza dell’iniziativa intrapresa dalla Sezione di Perugia, la quale si è vista co-finanziata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, un’ulteriore fase del progetto che prevede la realizzazione della cd “Ministamperia Braille”, co-finanziamento con il quale è stato possibile acquistare le attrezzature necessarie per la produzione di testi ad uso degli ipovedenti.
Dalla lettura del presente documento potrebbe risultare come il 2008 sia stato sotto il profilo della politica associativa un anno di grandi difficoltà. Non è così. Le logiche delle istituzioni, quelle della politica, seguono percorsi assai strani, per completare i quali occorre pazienza, tattica, capacità di mediazione che sono i requisiti fondamentali per ciascun soggetto sociale portatore di interessi diffusi.
È evidente che la tessitura della tela necessaria al raggiungimento di risultati attesi si continua a tessere perché il confronto continua pur nelle sue difficoltà rese più profonde dall’attuale crisi economica. Giova però ricordare come con la capacità di tessere questa famosa tela, i ciechi italiani hanno raggiunto i risultati che consentono loro di proclamarsi, senza alcun tipo di vergogna e di timore, cittadini a tutti gli effetti. Il Consiglio Regionale nell’anno passato è stato chiamato ad un impegno che è risultato particolarmente gravoso, ma anche estremamente gratificante. Infatti oltre ai due convegni sopra citati, la sede centrale ha ritenuto di dover organizzare nella nostra regione un altro importantissimo evento: si tratta del raid ciclistico dell’Umbria che per la prima volta dalla fondazione della nostra associazione si è svolto nella nostra regione consentendo ai numerosissimi equipaggi participanti ed al loro seguito, di apprezare le splendide bellezze paesaggestiche ed artistiche che rendono la nostra regione un vero e proprio concentrato di storia, cultura e paesaggio naturale. Si è trattato di una manifestazione organizzata in maniera pressochè perfetta dal Consiglio Regionale in collaborazione anche con i Consigli Provinciali e che ha visto una presidenza regionale sobbarcarsi sia pure con grande entusiasmo i maggiori oneri di una organizzazione complessa come quella di un raid ciclistico. L’attezione dei media, l’entusiasmo della popolazione al passaggio della carovana, delle scolaresche, delle autorità dei comuni toccati dal raid, nonché i positivi commenti dei partecipanti hanno compensato certamente le fatiche di chi è stato in prima linea nell’organizzazione, ma hanno anche dimostrato che al di là di quello che si può pensare anche in una associazione come la nostra, le piccole realtà sono capaci di grandi cose. Su impulso della presidenza regionale, nel corso dell anno 2008, si è lavorato perché i corsi di formazione promossi dall’IRIFOR si potessero svolgere garantendo quella continuità formativa soprattutto rivolta alla persona in senso stretto, ma anche puntando ad una valorizzazione forte, ove possibile, delle capacità professionali (valorizzazione del capitale umano che è diventato patrimonio comune condiviso da parte delle associazioni, delle imprese, della pubblica amministrazione, etc).
Per ragioni di brevità, oltre a ricordare uno svolgimento del normale campus estivo in colloborazione con l’Istituto Serafico di Assisi si elencano i corsi di formazione organizzati direttamente dall’IRIFOR, ovvero in partenariato con altri soggetti: informatica avanzata per non vedenti; Informatica avanzata per ciechi pluriminorati, Orientamento e Mobilità, Soggiorno Marino a Vasto Marina, Teoria e metodologia del sostegno alla disabilità visiva, Alfabetizzazione Braille.
Come si evince da quanto precede l’ impegno profuso e le cose da fare sono molte e richiedono una notevole dedizione da parte della dirigenza. Tutto ciò può essere fruttuoso soltanto se, all’interno della nostra associazione, regna l’unità di intenti, elemento indispensabile per raggiungere gli obiettivi programmati e per superare gli ostacoli che, di volta in volta, si pongono sul percorso dell’integrazione.
Non dobbiamo dimenticare, vale la pena insistere su questo, che nel corso dell’ultimo Congresso è stata da tutti sottolineata, la necessità di attribuire ai Consigli Regionali un ruolo politico più forte all’interno dell’Associazione. I rappresentanti Umbri sono stati fra quelli. Da ciò discende l’obbligo di una accentuazione della presenza politica del Consiglio Regionale all’interno del dibattito intorno alle politiche sociali, ma anche di una più forte azione di indirizzo e di coordinamento nei confronti delle Sezioni, non tanto per una insignificante volontà di esercitare controlli o condizionamenti dell’attività delle Sezioni stesse, ma per rendere più coesa l’Associazione, per favorire gli scambi di esperienze, insomma, per rendere più efficace e utile l’impegno dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti nella nostra regione. Daltronde è di tutta evidenza che nel prossimo Congresso, la cui celebrazione si avvicina a passi da gigante, non potrà non ragionare in maniera approfondita in ordine ai nuovi scenari istituzionali, che per allora si saranno probabilmente delineati in maniera pressochè definitiva. E’ ragionevolmente prevedibile che si vada sempre più verso un’Associazione “federalista” organizzata cioè sulla falsa riga della nuova architettura istituzionale. Ciò dovrà fare riflettere in maniera profonda e saggia cercando di individuare i giusti contrappesi che evitino lo sfaldamento dell’organizzazione e quindi una parcellizzazione della stessa che rappresenterebbe la tomba della nostra gloriosa Associazione.
Per quanto riguarda la gestione finanziaria del 2008, questa è stata come sempre improntata, in maniera coerente con le linee di politica amministrativa gestionale seguite da anni da questa dirigenza, che sono costituite dalla razionalizzazione e contenimento della spesa, dall’efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa ed operativa dell’Ente, come si evince in maniera inequivocabile dalle scritture contabili che il Consiglio sarà chiamato ad esaminare.
Il Presidente del Consiglio Regionale Emilio Vantaggi