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CONSIGLIO REGIONALE U.I.C.I.: REGIONE UMBRIA -

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Relazione Programmatica 2010

10 Novembre 2009

I prossimi mesi e i prossimi anni certamente saranno tempi di cambiamento non solo per il nostro Paese, ma per il mondo intero. La crisi economica attuale non lascerà il mondo come prima, ma ridisegnerà un universo economico e sociale assai diverso all'interno del quale emergeranno nuovi equilibri, nuove priorità, rapporti di forza differenti sia in termini sociali sia economici e auspicabilmente, anche morali e filosofici.

Nel nostro piccolo l'Italia ovviamente vive la stessa situazione, ma in più si trova alle prese con una riforma, quella “federale” che ne cambierà in maniera radicale l'assetto, sia sotto il profilo strettamente istituzionale, sia sotto quello fiscale.

Da un'attenta lettura del testo licenziato recentemente dal Parlamento emerge un impianto generale abbastanza condivisibile nei principi; è necessario comprendere, numeri alla mano, quali saranno i riflessi reali che tale riforma produrrà in termini di politiche sociali, sanitarie, industriali, ecc… La cosa certa in ogni caso è che qualunque sia l'esito della riforma sarà in capo alle regioni che ricadrà il compito di legiferare in ordine alle politiche di cui sopra in maniera assai più totalizzante di quanto accade adesso.

La vera partita si giocherà nei prossimi mesi allor quando verranno emanati i decreti attuativi della riforma; a quel punto sarà tutto molto più evidente, proprio perché sarà possibile finalmente ragionare sui numeri, sarà possibile veder tradotti in cifre i principi indicati nella legge quadro, saranno finalmente decodificate e quindi chiarite tutte quelle prescrizioni che ad oggi danno la stura ad interpretazioni le più varie, a strumentalizzazioni di tipo politico, ecc…

Finalmente si comprenderà se esisteranno perdenti e vincitori nella nuova Italia federale.

L’augurio di tutti che decretazione attuativa non rappresenti lo strumento mediante il quale, attraverso artifici legislativi venga alterato un impianto normativo quadro che come detto, nei suoi principi fondamentali può essere condiviso, come d’altronde l’ampiezza del consenso ricevuto nelle aule parlamentari sta a dimostrare.

Rispetto agli anni passati, allor quando si paventava la riforma fiscale in senso federale, oggi ci troviamo di fronte ad un testo definitivo che diventa anche un importante elemento di riflessione circa il ruolo che una Associazione come la nostra è chiamata a svolgere a livello nazionale, regionale e provinciale. E' da ritenere che sempre più la nostra Associazione debba svolgere un ruolo politico all'interno del contesto regionale, in virtù di quanto siamo venuti sin qui dicendo. Non si tratta di un velleitarismo insulso, bensì della coscentizazzione di una forza rappresentativa sempre più ampia che la realtà sociale sta conferendo all’Unione.

L'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti rappresenta infatti, oltre ai propri iscritti, anche un’ampia fascia di popolazione che è costituita dagli anziani, i quali per evidenti motivi naturali hanno a che fare con problemi di vista. Nella nostra regione secondo recentissimi dati AUR (“l’integrazione sociale in Umbria – Rapporto di ricerca, verso il Secondo piano Sociale Regionale”) la popolazione cosiddetta anziana è pari al 23,2 % di quella complessiva, dato questo depurato dalla parte di popolazione costituita dagli immigrati, con una proiezione del 32% al 2020. E' quindi doveroso da parte dell'Unione farsi carico di problematiche che vanno al di là rispetto a quelle strettamente legate alla categoria.

È di tutta evidenza pertanto che, nell'assoluta e totale autonomia dai partiti che ha sempre contraddistinto l'opera dell'Unione, è necessario mettere a punto una credibile piattaforma politica capace di rispondere alle esigenze di carattere generale e di trovare quindi interlocuzione sui vari tavoli istituzionali che rappresentano i laboratori della politica regionale.

Se questo è il quadro socio economico fortemente innovato rispetto a pochi mesi orsono e che sarà suscettibile di ulteriori profondi cambiamenti da qui alle prossime settimane, nei prossimi mesi, nei prossimi anni, un’associazione come la nostra deve avere la capacità ma anche la determinazione e il coraggio di discutere circa il ruolo e il senso da attribuire alla propria missione che in virtù dell’analisi di tipo sociologico ed economico sin qui sviluppata non può essere più la stessa.

Se l’ultimo decennio ha portato importanti e rapidi cambiamenti in ambito sociale ed economico, gli ultimi 12-18 mesi che ci siamo lasciati alle spalle durante i quali si è consumata una crisi economico-finanziaria planetaria, rappresentano una vera e propria cesoia con il passato.

Quando si uscirà dalla crisi nulla sarà più come prima e nessuno ad oggi è in grado di affermare che cosa ci riserverà il dopo crisi in termini di evoluzione sociale, economica e morale.

Se questo è vero in senso generale è evidente che anche all’interno di realtà circoscritte quali le singole nazioni, i processi sopra accennati saranno portatori di radicali cambiamenti di equilibri sociali ed economici, senza escludere passaggi particolarmente aspri da un punto di vista sociale, derivanti da probabili riduzioni di benessere da parte dei ceti medi e di tutte quelle classi “parassitarie” che non potranno più vivere di rendite di posizione.

A maggior ragione gruppi sociali marginali come le categorie dei soggetti così detti non auto-sufficienti corrono il rischio più che concreto di vedersi definitivamente ricacciare ai margini della società schiacciati da una economia senza etica e da una politica alla mercé dell’economia e quindi senza morale.

Per quanto riguarda il ruolo dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti dell’Umbria, tenendo conto del contesto sinteticamente sopra descritto, è stata avviata nella nostra regione da tempo un’ampia ed approfondita riflessione che ha portato alla elaborazione di un “progetto politico-associativo” attraverso il quale la nostra associazione si potrebbe collocare nel contesto territoriale in maniera funzionale in virtù degli scenari futuri che si vanno delineando.

Va rilevato con estrema soddisfazione che sul progetto sopra accennato si è potuto registrare una forte convergenza da parte della presidenza nazionale.

Infatti nei giorni successivi allo svolgimento dell’assemblea programmatica dello scorso anno della sezione provinciale di Perugia, il Presidente nazionale ha inviato una nota al Presidente della stessa con la quale ha voluto in maniera esplicita condividere i contenuti della relazione dallo stesso esposta in assemblea.

Il presente documento viene redatto a poco più di un anno dalla celebrazione del XXI Congresso Nazionale che rappresenta il momento istituzionale fondamentale per la vita della nostra Associazione.

È il consesso in cui oltre ad eleggere gli organi di governo, cosa non secondaria, vengono elaborate le strategie di politica associativa quantomeno per il quinquennio successivo.

Che temporalmente il congresso si collochi ragionevolmente all’interno della fase finale della crisi rappresenta certamente una coincidenza fortunata; ciò in quanto nel tempo che lo precede il dibattito all’interno dell’associazione, dovrebbe auspicabilmente aver fatto maturare orientamenti e proposte da portare a sintesi nel corso dell’Assise Congressuale.

Per quanto siamo venuti dicendo è di tutta evidenza come il prossimo Congresso dovrà rappresentare un momento quasi di rifondazione dell’Associazione nel senso che probabilmente si dovrà essere ripensata la strategia complessiva della stessa.

In questa sede è soltanto possibile confermare le linee di politica associativa che come abbiamo rilevato in precedenza sono venute a maturazione nel corso degli ultimi anni. Ciò significa indicare in poche righe i concetti più significativi che sono diventati patrimonio comune nel corso del tempo.

Non soltanto i mutamenti politico e istituzionali, ma anche l’evoluzione sociale intesa nel suo complesso va tenuta presente allor quando si intende ridefinire il ruolo, la strategia, gli obiettivi fondamentali di un qualunque soggetto sociale.

Rispetto a venti- trenta anni fa le caratteristiche del cieco tipo, le sue aspettative, le sue condizioni generali, le opportunità lavorative e sociali sono radicalmente mutate.

È possibile affermare che nella prima metà degli anni ’70 si chiude quello che potremmo chiamare il ciclo rivendicativo per la sopravvivenza.

Si puntava attraverso una legislazione speciale, di protezione, di garantire ai ciechi una vita dignitosa sotto il profilo economico e lavorativo.

Nessuno ha dimenticato le battaglie sostenute dall’Associazione in materia pensionistica, per la partecipazione a concorsi pubblici, ecc…

Successivamente si è passati rapidamente ad una fase in cui i ciechi hanno voluto cogliere le opportunità che una società aperta e in rapida evoluzione offriva e offre a tutti i cittadini.

L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ha colto immediatamente queste necessità e ha intrapreso una politica volta a semplificare questo difficile cammino verso la pari dignità, verso le pari opportunità, in sintesi verso una cittadinanza piena il che significa, verso la libertà.

Si assiste cioè alla coscientizzazione della propria condizione, ad una liberazione dall’auto commiserazione che troppo spesso ha afflitto e affligge ancora molti ciechi e si passa ad una forte creatività che sta a significare la volontà di costruire da parte di ciascuno il proprio progetto di vita libero dai condizionamenti della menomazione.

L’Associazione ha risposto a questa nuova realtà diversificando in maniera sapiente la propria azione: da una lato ha proseguito in una azione “politica” volta ad adeguare e ad innovare il quadro normativo di riferimento, dall’altro ha riempito il vuoto del pubblico in termini di servizi alla persona creando strutture di servizi capaci di venire incontro in qualche maniera alle nuove esigenze della categoria.

Le grandi biblioteche, l’I.ri.Fo.r., l’Univoc, il centro tiflotecnico, il centro del libro parlato, sono soltanto alcune realtà create dall’Associazione per assolvere ai compiti di cui sopra.

L’evoluzione tecnologica corre assai veloce e probabilmente in trenta anni ha cambiato i costumi, le abitudini, il modo di pensare, di lavorare della gente più di quanto sia accaduto nei secoli precedenti.

Pertanto l’Associazione tradizionale così come comunemente l’abbiamo voluta per tanti anni non ha più ragione di esistere; alcune necessità non ci sono più, mentre ne nascono altre legate ad un diverso segmento di popolazione, questo in termini di servizi.

I ciechi giovani e comunque tutti coloro che sono nella fase conclusiva del loro percorso professionale in gran parte sono in grado, entro i limiti posti dalla tecnologia di assicurarsi molti dei servizi prima erogati dalle sezioni della nostra Associazione attraverso l’utilizzo di internet.

Inoltre la concorrenzialità di altre associazioni, di patronati, ecc…, limita purtroppo in maniera sostanziale la specificità e quindi l’indispensabilità dell’Unione che fino a qualche decennio fa la stessa poteva vantare nei confronti della categoria, costituendone l’unico punto di riferimento.

Il nuovo segmento di popolazione cui si è fatto cenno poc’anzi è rappresentato dagli anziani che per motivi naturali vengono loro malgrado ad impattare con problemi di vista.

Gli interventi e le necessità pratiche di queste persone non possono essere soddisfatte direttamente dall’Unione se non in misura davvero minima.

Qual è allora l’Associazione funzionale alle esigenze dei ciechi del XXI secolo?

Partendo da questa analisi, logico sembra che l’azione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, debba svilupparsi all’interno di tre direttrici fondamentali:

  • quella politica, di coordinamento e di indirizzo dell’associazione svolta dagli organismi dirigenti nazionali,
  • quella di erogatrice dei servizi,
  • quella politica svolta dalle strutture territoriali.

Per quanto riguarda il Consiglio Regionale e i Consigli Sezionali occorre porre l’accento su quest’ultima direttrice perché il ruolo delle strutture periferiche, nelle future dinamiche socio-politiche, è destinato a diventare la parte preponderante e quindi di maggior rilievo dell’azione associativa.

Ciò è avvalorato da quanto si è detto fino a questo momento in ordine all’ampliamento dei segmenti sociali nei confronti dei quali, l’azione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti deve incidere.

A queste nuove esigenze la nostra Associazione deve rispondere attraverso una intelligente propositività, con una capacità politica in grado di incidere sugli atti di programmazione delle Regione e sulla loro fase attuativa in capo alle Province, ai Comuni e agli ambiti territoriali.

Se questa è la strategia della “nuova Unione” ciò non può avere che una conseguenza logica e necessaria.

Aldilà del principio inamovibile della apartiticità occorre che l’Associazione abbia il coraggio e se si vuole anche la spregiudicatezza di assumere posizioni “politiche”, il che può significare anche schierarsi senza ovviamente essere organici a chi che sia.

D’altronde come è stato dimostrato in passato, ma soprattutto oggi, essere eternamente superpartes porta ad un isolamento, ma soprattutto diminuisce il potere contrattuale di chi pratica questa politica.

Un’Associazione come la nostra può continuare ad accettare passivamente, ad esempio a livello regionale, che i fondi stanziati con il cosiddetto PRINA (Piano Regionale Integrato per la Non Autosufficienza) non siano ancora resi disponibili per i fini cui sono stati destinati creando ulteriori disagi a numerosissime famiglie e numerose strutture i cui drammi, le cui difficoltà sembrano non interessare la politica e comunque non sembrano problemi in cima a suoi pensieri? La nostra Associazione può tacere rispetto al fatto che il governo, le regioni e gli enti sub-regionali investano risorse finanziarie rilevanti per l’integrazione degli stranieri, verso i quali ovviamente nulla questio e non siano altrettanto solerti per l’integrazione dei cittadini italiani che di questa necessitano? Si tratta soltanto di due esempi, ma in linea generale se un programma elettorale contenesse misure palesemente non condivisibili, la nostra Associazione si asterrebbe da ogni presa di posizione o in ottemperanza alla sua missione di azione di promozione sociale si schiererebbe occasionalmente con quella parte politica nel cui programma si dovessero rinvenire proposte e progetti positivi rispetto alle esigenze della categoria?

Occorre quando serve fare delle scelte chiare e forti. Non si può essere vittime delle conseguenze che certe scelte possono avere in termini di ricaduta negativa sull’Associazione.

Bisogna essere onesti fino in fondo con i soci e con tutti coloro che vogliono bene all’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti; essere onesti vuol dire in maniera esplicita che l’Unione sarà un’Associazione che sempre più giocherà all’attacco, un’Associazione che a seconda delle circostanze saprà stringere le giuste alleanze sul territorio, un’Associazione insomma che sempre più diventa “soggetto politico”.

Non dimentichiamo che l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ha come natura giuridica quella di Associazione di promozione sociale.

È questa a parere di questo consesso l’Associazione necessaria ai ciechi italiani del XXI secolo.

Il prossimo Congresso dovrà fra l’altro partire dalla valutazione anche di un’opzione come quella di cui sopra e che a parere di questo Consiglio rappresenta la base di partenza sulla quale costruire mediante gli strumenti per la costruzione dell’architettura istituzionale dell’Associazione le condizioni “tecniche” per tradurre in termini concreti l’assunto di che trattasi.

Il dibattito congressuale quindi assorbirà certamente l’attività degli organismi dell’Associazione, i quali si concederanno purtroppo con ogni probabilità dal punto di vista operativo un vero e proprio anno sabbatico.

Invece il dibattito precongressuale non deve distogliere in ogni caso la dirigenza dalle azioni a sostegno della categoria che comunque è necessario sviluppare in quanto la politica indipendentemente dal congresso dell’Unione opera comunque scelte importanti nei vari ambiti della vita del paese: l’istruzione, sanità e welfare, rappresentano al momento le questioni al centro del dibattito politico e parlamentare e costituiscono certamente tematiche da sempre a fondamento dell’azione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.

Pertanto a livello nazionale e locale non si deve abbassare la guardia perché è estremamente facile vedere le condizioni di vita dei ciechi italiani tornare ad essere quelle di qualche decennio fa.

È questa quindi la politica che suggerisce questo Consiglio Regionale che ormai è in dirittura di arrivo in termini di mandato e che vuole rappresentare un contributo al dibattito precongressuale.

Come si è visto le problematiche da affronatare sono talmente rilevanti per la nostra associazione da poter affermare che il momento associativo che si sta vivendo sia storico.

Si auspica pertanto che la nuova classe dirigente che uscirà dalla prossima tornata elettorale abbia la capacità e quindi le qualità per poter definire le nuove strategie dell’Associazione.

Tutti devono essere consapevoli che per poter far fronte ad un futuro difficile occorre che nella selezione della dirigenza prevalgano logiche meritocratiche e non di altra natura; ne va del futuro dell’Associazione, ma soprattutto dei ciechi italiani.

Per quanto riguarda il Bilancio Preventivo 2010, questo è improntato, ancora una volta, in maniera coerente con le linee di politica amministrativa gestionale seguite da anni da questa dirigenza, che sono costituite dalla razionalizzazione e contenimento della spesa, dall’efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa ed operativa dell’Ente.

Il Presidente del Consiglio Regionale Emilio Vantaggi