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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere Braille

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Numero 6 del 2007

Titolo: In ricordo di Carlo Monti

Autore: Redazionale


Articolo:
L'incontro con Carlo Monti lasciava sempre un segno. Un eloquio sempre chiaro, essenziale, che lasciava il tempo di ascoltare non solo le parole nel loro fluire regolare, ma gli echi, le assonanze, i richiami, a pensatori, a eventi grandi e piccoli, a problemi particolari, sempre inquadrati in una cornice ben visibile di principi scritti e condivisi. Il ragionamento era sempre convincente, e l'ascoltatore, fosse un amministratore, un intellettuale, o un dirigente associativo, restava affascinato e volentieri si lasciava guidare nella discussione, da lui, che, prima di parlare, aveva ascoltato attentamente, prendendo sul serio ciò che gli si diceva, aveva insomma già trovato la lunghezza d'onda, il linguaggio giusto per l'occasione. Carlo Monti è stato fra i primi ciechi a rompere la tradizione delle scuole speciali, e nella scuola, fra i vedenti, ha trascorso tutta la sua vita; «una vita per la scuola, una scuola per la vita» potrebbe essere il suo motto; anche quando scherzava si percepiva sempre la passione di imparare, dalle cose, dalle persone e dalle loro vicende; imparare a fare sempre meglio la sua parte nel mondo, fra gli studenti, i colleghi, i non vedenti, a cui dedicava molto del suo tempo, sacrificando il pranzo, il sonno, forse anche gli affetti privati. Carlo era un filosofo, uno di quelli che sanno pensare sia in grande che nel quotidiano; le sue idee volavano alto, e per noi che restiamo sarà difficile stare al passo, ma aveva la pazienza e la meticolosità dell'orafo, del tessitore di arazzi, e la mente dell'architetto, la previdenza del marinaio di lungo corso. Sapeva mediare senza far uso della bilancia, che lascia tutti scontenti; era capace di far salire sulla sua nave uno a uno gli interlocutori e aiutarli a trovare un ruolo, un posto, a sentire che contavano. Carlo ci ha lasciati, e la sua eredità è l'eredità che lasciano i maestri: portare i non vedenti in mezzo agli altri, come lui è vissuto; sapersi porgere alla gente, agli Amministratori, con la pacatezza, la serenità e la fermezza di chi sa di essere dalla parte della ragione, con la costanza e la tenacia di chi guarda più ai risultati che alla fatica, con la sensibilità di chi sente i problemi dei meno fortunati come vive i propri, con la flessibilità del salice e la duttilità dell'oro. Sapremo raccogliere il testimone? Sapremo continuare il suo disegno, con tanti fili da tenere insieme, tanti colori da armonizzare?



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