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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere Braille

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Numero 12 del 2022

Titolo: La Campana di Aurelio

Autore: Mario Barbuto


Articolo:
Correva l'anno 2019 quando insieme con i dirigenti di allora, in Consiglio Nazionale, pensavamo a un dono, un simbolo con il quale omaggiare e onorare la città di Genova, dove la nostra Associazione è nata ed è stata fondata. Un dono che ricordasse il nostro Padre Fondatore Aurelio Nicolodi e che desse merito alla città della lanterna per aver ospitato l'assemblea di fondazione dell'Unione il 26 ottobre 1920. Decidemmo, dunque, di far forgiare una campana dalle fonderie vaticane, da consegnare alla città. Così, nacque la nostra campana Aurelia: elegante e semplice nella sua sobrietà.
Ogni campana è portatrice di significati, di storia, di emozioni e informazioni, tanto che a ciascuna si suole assegnare perfino un nome, a ricordo e rappresentazione di qualcuno o di qualcosa. Un oggetto che, oltre a farsi notare e ammirare per la sua bellezza, sa anche farsi sentire con i suoi rintocchi, forte richiamo non solo per le orecchie, ma soprattutto per il cuore, la mente, lo spirito.
Forse il mondo frenetico di voci e di rumori di cui siamo quotidianamente circondati rischia spesso di farci dimenticare il suo suono e la sua voce. Eppure, per me, quanta gratitudine per quei rintocchi puntuali e regolari del campanile della Chiesetta dell'Istituto dei Ciechi di Catania. Erano loro, infatti, a infrangere a intervalli ben scanditi il grande silenzio delle notti insonni o il primo risveglio del mattino per accompagnarci a ogni ora del giorno a tutti gli appuntamenti e le funzioni della vita quotidiana. Ogni quarto d'ora il suono del campanile scandiva per noi lo scorrere del tempo, chiamandoci con i rintocchi della campana a scuola, a mensa, allo svago, al lavoro.
Eravamo dunque, noi dell'Unione, pronti ad ascoltare la voce della nostra campana Aurelia il 26 ottobre del 2020, per la prima volta nella basilica di Santa Maria delle Vigne a Genova, ma le vicissitudini legate alla pandemia hanno fermato ogni cosa. Hanno bloccato tutto. Hanno congelato le nostre anime nella solitudine dell'isolamento forzato, ciascuno a casa propria, qualcuno a presidio delle nostre sedi.
Un silenzio fragoroso, assordante, denso di paure e di pericoli. E noi, come tutti, abbiamo atteso pazienti. Ma sempre pronti, finalmente, a vedere installata la nostra campana e ascoltarne la voce.
Avremmo voluto esserci tutti, questo 6 di marzo a Genova: soci, accompagnatori, dirigenti... Purtroppo però, il perdurare di misure derivate dalla pandemia ha reso possibile la presenza solo di una esigua delegazione di dirigenti territoriali e dei componenti della Direzione Nazionale, in compagnia del presidente e di alcuni membri del direttivo dell'Ebu (European Blind Union).
Finalmente, così, questa domenica 6 marzo, Aurelia ha suonato per noi per la prima volta, tutti raccolti intorno a Lei, regalandoci quel senso di famiglia e protezione grazie ai suoi rintocchi chiari, lenti e ritmati. Ci ha fatto sentire ancora una volta Unione; ha restituito ai nostri cuori quel senso di appartenenza che ci guida da oltre un secolo, quella consapevolezza di essere una grande comunità di donne e di uomini che ogni giorno rinvigoriscono le loro radici grazie ai valori umani, sociali, storici e culturali comuni, condensati in un magico istante intorno alla voce potente della campana.
Aurelia suonava per ricordare Nicolodi e i nostri cento anni, ma scandiva anche un nuovo momento storico di grande timore e sofferenza: un mondo che guarda attonito gli orrori di un'altra guerra, in Ucraina, punteggiata dal fragore delle bombe e dal dolore degli esseri umani coinvolti.
In quel momento, con la sua voce, Aurelia ci insegnava e ricordava come la storia finisca spesso per ripetersi, tragicamente, a causa della ferocia e della stupidità umana. Quella stessa storia che oltre cento anni or sono rubò la vista degli occhi ad Aurelio Nicolodi, nostro Padre Fondatore, divenuto cieco proprio durante il primo conflitto mondiale, colpito in viso dal fuoco della mitraglia, e che oggi, di nuovo, ferisce, uccide e massacra vittime innocenti. Oggi di nuovo si ripete e si perpetua il dramma di tanti uomini costretti ancora una volta a impugnare le armi e di donne e bambini forzati a fuggire e abbandonare le proprie case, le proprie certezze e i propri affetti più cari e profondi.
Un destino bizzarro e imprevedibile ha voluto che la campana Aurelia suonasse in questo particolare momento per ricordare la tragedia e la guerra di allora, ma anche per ammonirci sulle nuove guerre e tragedie del tempo presente, offrendoci quindi con i suoi rintocchi sentimenti di speranza, libertà, uguaglianza, rispetto, vicinanza, solidarietà, diritto per tutti a vivere una vita serena e giusta, senza distinzione di razza, nazione, religione, condizione, opinione.
Una campana davvero speciale, insomma, la nostra Aurelia, che attraverso la sua voce vorremmo servisse a ricordarci sempre come l'uomo debba saper diventare finalmente portatore di pace e umanità.
Io, indegno prosecutore dell'opera di Aurelio Nicolodi, ai primi rintocchi della campana, ho avvertito concentrata su di me la forza, la volontà di migliaia di ciechi e ipovedenti italiani i quali, oggi come allora, vogliono fare di questa Unione, lo strumento di riscatto civile e di riaffermazione dei valori di appartenenza, fraternità e solidarietà. Quei valori che animarono i nostri predecessori a Genova quel 26 ottobre 1920.



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