Numero 11 del 2022
Titolo: La creatività che unisce
Autore: Marco Rolando
Articolo:
Quest'anno, per celebrare la XV Giornata Nazionale del Braille, la Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano in collaborazione con l'azienda Hasbro ha organizzato un laboratorio creativo dove bambini ipovedenti e vedenti hanno giocato insieme con la pasta da modellare. Accompagnati dai loro genitori e seguiti dalle tiflologhe dell'Istituto, i piccoli hanno potuto così creare le loro opere e immergersi nel mondo fantastico di storie da loro inventate. Un'occasione per divertirsi gli uni con gli altri che ha mostrato come la creatività possa diventare un formidabile strumento per favorire l'inclusione e la collaborazione.
Come conferma il Direttore Scientifico dell'Istituto dei Ciechi Franco Lisi: «attività come queste aiutano a dimostrare quanto sia importante continuare a lavorare sull'inclusione delle persone cieche e ipovedenti. I bambini, poi, ci dimostrano concretamente che collaborare è più che possibile, è fondamentale. Attraverso la manualità e il tatto, infatti, riusciamo ad esprimere a pieno la nostra creatività».
Per tutta l'équipe tiflopedagogica è stata una grande emozione poter riaccogliere i bambini negli spazi dell'Istituto, dopo due anni di attività segnati da limitazioni e distanze imposte dalla pandemia. L'Istituto dei Ciechi, infatti, pur continuando a supportare gli oltre 400 studenti frequentanti le scuole del Nord Italia, ha dovuto limitare le numerose attività in presenza che si svolgevano presso la sede in epoca pre covid. È stata quindi una grande gioia per tutti poter sentire le voci e le risate dei piccoli mentre si divertivano insieme nella Sala Barozzi.
Affidiamo alle parole dell'équipe tiflologica dell'Istituto dei Ciechi il racconto di questa bella esperienza.
Abbiamo accolto con un misto di preoccupazione e gratificazione la proposta di coinvolgere alcuni dei nostri bambini nel laboratorio proposto da Play-Doh «Il dono speciale dei bambini: vedere oltre le cose, grazie alla loro immaginazione». La situazione pandemica ha completamente trasformato il nostro intervento con gli alunni che seguiamo nelle scuole, impedendoci di dedicare momenti di attività in presenza negli spazi del nostro istituto, come avveniva in passato. Per garantire la sicurezza sanitaria e realizzare riprese video senza mascherine, avevamo dovuto richiedere a tutti, bambini compresi, di sottoporsi a tamponi facendo compilare una mole non indifferente di moduli e liberatorie. Insomma, la burocrazia sembrava di nuovo creare distanze tra noi e i nostri piccoli. E invece, arrivato il giorno dell'appuntamento, l'entusiasmo dei bambini ha dissolto ogni preoccupazione di noi adulti, dando vita a una mattinata speciale.
Le cinque coppie che abbiamo coinvolto, formate da un bambino ipovedente e da un coetaneo o un fratello, sono arrivate cariche di entusiasmo e voglia di divertirsi, nessun pianto o capriccio di fronte al noioso tampone, ma tanta energia che si è riversata nell'attività proposta. Una volta raggiunta la propria postazione, dove una tiflologa li attendeva per accompagnarli nel lavoro, i bambini hanno iniziato ad aprire i vasetti di plastilina, annusando il contenuto, scegliendo i colori e manipolando per creare i loro oggetti e le loro storie. A tutti noi è apparso subito come il gioco, attraverso una condizione di piacere, di «immersione totale», abbia permesso lo stabilirsi di contatti, fasi di scambio che passavano dall'imitazione al confronto, alla condivisione di idee, progetti e racconti di avventure fantastiche.
Il gioco, infatti, permette di creare relazioni articolate: è un sano «allenamento» per crescere, sperimentare emozioni, accettare, negoziare. Aiuta a stare bene con gli altri dialogando, pone le fondamenta ad un vero percorso di inclusione. Tra le coppie era più importante cosa si potesse fare insieme rispetto alla capacità di vedere.
Per il bambino non vedente non è immediato avvicinarsi e scoprire il mondo del gioco. È fondamentale che venga incuriosito e stimolato, partendo da esperienze concrete e dirette, dall'esplorazione tattile guidata e accompagnata dall'adulto, dalla scoperta di materiali, oggetti e strumenti, il tutto immerso in un contesto accogliente. È così che noi tiflologhe abbiamo assunto il ruolo di guide nell'esecuzione dei fantastici progetti che i bambini ci raccontavano, rievocando le loro esperienze, per aiutarli a manipolare partendo da qualcosa di conosciuto.
Infatti, è su una base così solida e strutturata che si favorisce e si sviluppa nel bambino con disabilità visiva l'immaginazione, che è libertà di creare, di viaggiare con la mente, di fantasticare senza limiti di spazio e di tempo. Il bambino può così, in modo naturale e spontaneo, trasformare e rielaborare conoscenze, vivere esperienze uniche; può scegliere dove andare, cosa fare, chi essere: ed ecco che Lorenzo e Beatrice si sono ritrovati cuochi stellati alle prese con cannelloni e spaghetti cucinati immaginando gli ingredienti più assortiti, Gaia e Syria hanno realizzato un vulcano che eruttava lava magica e trasformava tutto il paesaggio circostante in un mondo fantastico dove gli oggetti reali cambiavano forma, Davide e Chiara hanno costruito una macchina da corsa capace di condurli su un pianeta straordinario, «Pentagramma», abitato da suoni sempre diversi e da magici strumenti musicali; Ginevra e Riccardo hanno creato un lupo, che, dopo essersi perso in una bufera di neve, viene salvato da un alce e da un pettiblu, Caterina e Michele hanno rappresentato un Robot fortissimo, con tanti poteri e una spada potentissima... ma gentile con tutti!
L'immaginazione dei bambini ha fatto respirare a tutti noi presenti le loro emozioni, ma ci teniamo a sottolineare e a ricordare come queste fantasie siano possibili solo a partire dal vissuto di esperienze concrete, ripercorse più e più volte fino a farle proprie. Solo e soltanto dopo, i bambini con disabilità visiva si possono permettere di immaginare, di andare a ripescare nella memoria le immagini mentali a partire dalle quali le loro mani diventano finalmente il tramite per poter creare l'immaginato.
Attraverso questo splendido momento di gioco e manipolazione, si sono confermate le importanti basi tiflopedagogiche per lo sviluppo del bambino con disabilità visiva, che conosce soprattutto attraverso il tatto. L'utilizzo della pasta modellabile incrementa alcune competenze che concorrono allo sviluppo delle sue abilità conoscitive: la coordinazione bimanuale, l'affinamento della sensibilità tattile e la motricità fine. La possibilità di creare facilmente forme diverse e di mostrarle agli altri permette al bambino non vedente di rappresentare la realtà come se la immagina ma anche di metterla a confronto con ciò che realmente è.
I lavori nati dalla fantasia dei bambini non sono stati solo oggetti tridimensionali «un po' reali e un po' inventati», sono diventate vere e proprie storie, che i genitori hanno ascoltato con soddisfazione ed emozione e che hanno saputo stupire anche chi, inizialmente concentrato sulle riprese, le luci e l'audio, ha deciso di fermarsi e assaggiare un piatto di cannelloni dai super poteri, di viaggiare in mondi fantastici, creare oggetti magici, divertendosi ed emozionandosi come noi e i nostri artisti!
La grande soddisfazione è stata vedere come, nonostante le enormi difficoltà di questo tempo, partendo dall'entusiasmo dei bambini, sia stato possibile ripensare e realizzare un'esperienza preziosa, di contatto, concedendoci la possibilità di metterci in gioco e vedere... oltre le cose.
Un ultimo pensiero va alle voci di questi bambini, al loro parlare, ai visi sorridenti e soddisfatti, accanto a quello dei loro genitori che hanno riempito il nostro Istituto per alcune ore come non ci capitava più da tanto tempo.
Équipe tiflopedagogica
Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano