Numero 5 del 2022
Titolo: Curiosità- Le Olimpiadi si fecero anche sulla Luna (ma non furono un successo)
Autore: Chiara Guzzonato
Articolo:
(da «focus.it» del 18 febbraio 2022)
Se pensate che gli astronauti siano persone seri(os)e, ricredetevi: non lo erano Alan Shepard, Ed Mitchell, Charlie Duke e John Young, che si improvvisarono atleti olimpici sulla Luna nel 1971 e nel 1972.
Giavellotti e palle da golf
Nel primo caso Mitchell e Shepard, dopo essere sbarcati dall'Apollo 14, si sfidarono in un tiro a golf e un lancio del giavellotto (o meglio, del pezzo di un raccoglitore di vento solare). «Vinsi nel lancio del giavellotto per 10 centimetri, ho delle immagini che lo testimoniano», racconta ironico Mitchell. «Io e Shepard siamo stati gli unici partecipanti alle prime olimpiadi lunari, disputate cinque minuti prima di ritornare sulla Terra».
Più famoso fu invece il tiro di golf di Alan Shepard (documentato in un video) che, dopo un primo intento mal riuscito, affermò di aver lanciato la palla lontano «chilometri e chilometri». 50 anni dopo il fotografo Andy Saunders migliorò digitalmente le immagini originali delle sequenze video dell'Apollo 14, e riuscì a calcolare la distanza percorsa dalle due palle da golf lanciate da Shepard. Altro che chilometri! «Possiamo affermare con sufficiente precisione che la prima palla viaggiò 22 metri, mentre la seconda si fermò dopo 36 metri», disse Saunders.
Salti mortali
Le seconde olimpiadi lunari furono meno spensierate, e per poco non si trasformarono in tragedia. Era il 1972, l'anno delle olimpiadi a Monaco (che si trasformarono, quelle sì, in tragedia): Charlie Duke, sbarcato dall'Apollo 16, decise di cimentarsi assieme al comandante John Young in diversi sport olimpici, tra cui ancora una volta il lancio del giavellotto (utilizzando un pezzo di strumentazione Alsep che non serviva più) e il salto in alto. I due pensavano che, data la minore forza di gravità lunare (circa un sesto di quella terrestre), avrebbero potuto battere i record del nostro Pianeta.
Tuttavia Duke non aveva fatto i conti con il peso del proprio zaino: «Feci un salto di circa 1,2 metri», spiegò anni dopo in un libro. «Ma quando mi raddrizzai, il peso dello zaino mi tirò indietro, facendomi cadere sulla schiena». Furono secondi di panico: lo zaino conteneva i sistemi di supporto vitale, e non era progettato per resistere a una caduta del genere. «Pensavo di essermi ucciso», racconta l'astronauta. Una rottura dello zaino avrebbe provocato una rapida decompressione della tuta, e Duke sarebbe morto quasi all'istante. Per fortuna, lo zaino resistette all'impatto, e il tutto si risolse in un aneddoto da raccontare (e in un tentativo da non ripetere).