Numero 4 del 2022
Titolo: Un Presidente
Autore: Mario Barbuto
Articolo:
Concluse le votazioni per l'elezione del Presidente della Repubblica, nel febbraio del 2015, nella mia funzione di Presidente Nazionale, eletto da meno di un anno, ho ritenuto cortese e doveroso inviare a Sergio Mattarella un messaggio di felicitazioni e auguri per l'assunzione della nuova carica, la più alta del nostro sistema istituzionale repubblicano. Il mio messaggio ebbe una risposta qualche giorno dopo. Poche parole, ovviamente, dalle quali tuttavia già si poteva cogliere il segno di una sensibilità speciale per i temi della disabilità.
Ebbi occasione, in quell'anno, di incontrare il Presidente della Repubblica per ben due volte: in luglio, in visita privata, per consegnargli la prima copia, anche in Braille, del libro sul nostro Fondatore Aurelio Nicolodi. Un salottino, in presenza di quattro o cinque persone, dove ho toccato con mano, di persona, la pacatezza serena dell'uomo, la gentilezza dei modi, la dolcezza austera dei gesti, la forza delle riflessioni, condensate in una semplicità essenziale delle parole. Lo stesso anno, il 3 dicembre, in occasione della Giornata internazionale della disabilità, il Presidente della Repubblica ci concesse l'onore di ricevere l'intero Consiglio Nazionale appena eletto dal Congresso, in un momento solenne ed emozionante nel quale egli pronunciò parole forti e precise in difesa e a tutela delle persone che si trovano, per mille motivi, in condizioni di svantaggio, perché quello svantaggio venisse colmato o ridotto tramite i mezzi e le risorse che la società e le istituzioni avevano e hanno il dovere di porre in essere.
Prima di quel momento pubblico, il Presidente mi accordò il privilegio di un breve incontro privato nel corso del quale si interessò alla mia piccola Viola, il cane guida che spesso mi accompagnava, per la quale mostrò curiosità, interesse e affabilità, chinandosi proprio ad accarezzarla, fuori da ogni regola protocollare, con qualche sorriso e un po' di sconcerto del cerimoniale del Quirinale.
Altre tre o quattro volte ho avuto la fortuna di incontrare Sergio Mattarella e ne ho sempre tratto momenti di serenità e conforto, in un clima nel quale la solennità ufficiale pareva cedere sempre di più il posto a una familiarità comunque sobria e rispettosa. L'11 dicembre del 2018 il Presidente ricevette la nostra Direzione Nazionale in visita privata. Dopo esserci intrattenuti a lungo in udienza, avergli consegnato il volume con la raccolta dei numeri del nostro Corriere dei Ciechi, un libro tattile e uno a grandi caratteri, quando già ci eravamo accomiatati ed eravamo nel corridoio, incamminati verso l'uscita, la nostra componente Linda Legname si voltava improvvisamente indietro e, tornata a passo svelto nella stanza dell'udienza, chiedeva al Presidente di fare un selfie tutti noi con lui. Il Presidente, con grande simpatia e somma pazienza, acconsentiva e ci concedeva così ancora qualche minuto del suo tempo prezioso. L'ultimo incontro l'abbiamo avuto il 19 ottobre 2020, in occasione del nostro centenario, quando il Presidente ci ha concesso l'onore di ricevere dalle mie mani la medaglia d'oro commemorativa e il Premio Braille del centenario che l'Unione aveva voluto far avere proprio a lui, a Sergio Mattarella, quale tributo di riconoscenza alla carica e alla persona. In quel momento terribile, con un Paese flagellato dal Covid, quando tutti i palazzi delle istituzioni erano blindati e inaccessibili, il Presidente Mattarella ha voluto rendere onore al lavoro e all'impegno della nostra Unione, ricevendo al Quirinale la Direzione Nazionale. Tutti con la mascherina, nel rigoroso rispetto del distanziamento e di tutte le altre norme di protezione sanitaria, il Presidente non ha comunque voluto rinunciare a farmi sentire anche la fisicità concreta della sua presenza, battendomi una mano sulla spalla per invitarmi a scambiarci un lungo tocco del braccio e del gomito quale segno di amicizia.
Un settennato complesso, quello di Mattarella, nel corso del quale si sono succeduti ben cinque compagini governative sorrette da maggioranze parlamentari diverse, variegate e perfino variopinte: giallo-verde, giallo-rosso e così via.
Nell'ultimo biennio, dopo la rivoluzione parlamentare consumatasi con le elezioni politiche del 2018, il Presidente ha dovuto vivere e fronteggiare perfino una pandemia mondiale che è costata all'Italia fin qui circa 140 mila vittime e milioni di contagiati. Qualcosa di terribile, inferiore forse soltanto alla guerra, che Mattarella ha voluto vivere sempre in prima linea con la presenza, la parola, l'incoraggiamento, l'esempio. Mai, in questi mesi travagliati e luttuosi, il Presidente ha fatto mancare un pensiero, un richiamo alle condizioni delle persone con disabilità, alla loro esistenza spesso più difficile e penalizzata dallo svantaggio da eliminare solo grazie all'impegno delle istituzioni e delle associazioni da lui sempre invocato. Quelle associazioni alle quali il Presidente ha dato riconoscimento, citando proprio la nostra Unione quale esempio di presenza accanto alle persone e ai loro disagi quotidiani. La grande umanità e bontà d'animo di Sergio Mattarella hanno trovato massima espressione in questi mesi di pandemia, accanto alla gente e alle sofferenze delle persone. Una umanità immensa e consapevole che già leggemmo nei suoi occhi attoniti e addolorati quello sciagurato 6 gennaio di tanti anni fa, a Palermo, quando egli per primo raccolse tra le braccia il fratello abbattuto proditoriamente dai colpi spietati della mafia.
Grazie, signor Presidente, per quanto ha donato alle istituzioni e ai cittadini di questo Paese nell'arco della Sua vita e nei sette anni della Sua Presidenza. Senza retorica e con poche, semplici parole, come nel suo stile, vogliamo soltanto dirle che ci mancherà; che speriamo di incontrarla ancora; che ci auguriamo di avere un altro Presidente come Lei. Ciao Sergio!