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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Kaleîdos

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Numero 2 del 2022

Titolo: Donne tra le righe

Autore: a cura di Rossella Lazzari


Articolo:
«La piccola conformista» di Ingrid Seyman: vantaggi e svantaggi di un'educazione conformista
Quali fattori determinano ciò che diventeremo da grandi? Quanto conta la nostra infanzia, il luogo in cui muoviamo i primi passi, le persone che ci danno i primi consigli e le prime regole? La famiglia che ci dà i natali e ci fornisce dei primi rudimenti di vivere civile, può mai essere completamente l'opposto di ciò che siamo, tentiamo di restare e vorremmo continuare ad essere noi? Evidentemente sì, o almeno questo è quanto ci prospetta la giornalista Ingrid Seyman nel suo romanzo d'esordio «La piccola conformista». Prendiamo, per esempio, Esther, la protagonista del romanzo: vive a Marsiglia negli anni 70, è figlia di un'atea anticapitalista che fa la dipendente del Comune e di un ebreo ossessionato dalle «rappresaglie» e con la mania di compilare e declamare inutili liste. I suoi genitori sono tutto fuorché ordinati, ordinari, pacati e silenziosi, non le mandano a dire, girano nudi per casa e si lanciano oggetti quando litigano, salvo poi «sfrenarsi» con sommo sdegno di Esther. I nonni, poi, sono un capitolo a parte, sia quelli materni che soprattutto quelli paterni. Ed in un contesto del genere, com'è possibile che siano nati due figli così profondamente diversi? Jeremy, il minore, è iperattivo, mentre Esther, la maggiore, è una studiosa, saggia, ordinata, perfettina, conformista, comica eppure lucidissima ragazzina delle elementari.
Esther, la voce narrante di questo libro, è certamente una narratrice provetta, precisa e puntuale (e con quel caratterino, come avrebbe potuto essere altrimenti?), che ci porta nella quotidianità della sua variopinta, sgangherata famiglia, senza nasconderci nulla. Conosciamo i Dahan così, come in un'onda d'urto, a partire dai loro comportamenti più intimi e privati, fino alle loro convinzioni politiche e culturali, ai loro problemi personali, alle loro debolezze e, solo in ultimo, a quel passato che definisce, condiziona e marca stretta la loro essenza. Una famiglia non convenzionale, anticonformista all'ennesima potenza, nella quale si ritrova incastrata una bambina che nulla, ma proprio nulla ha - o vorrebbe avere - in comune con i suoi familiari. Non dev'essere facile, per Esther, destreggiarsi fra le stramberie del padre e le crisi del fratello, mentre magari cerca approvazione dai compagni di quella scuola esclusiva a cui i suoi l'hanno iscritta a forza. Non dev'essere facile conformarsi alla massa, mantenendo salde le proprie convinzioni, se chi ti educa, ti forma, detta le regole e ti fa da esempio si comporta nel modo opposto al tuo. E sarà forse dovuto a questo che la voce narrante di Esther sembra così adulta, cresciuta, saggia, quasi snob nel suo perfezionismo bacchettone? Sarà forse per questo che, nel finale, sembra quasi che abbia addomesticato anche le emozioni più vere, spontanee e dirompenti? «La piccola conformista» è un bel libro che, con la voce di una bimba troppo cresciuta, fa riflettere sul multiculturalismo, l'intercultura, la libertà di dire, fare, essere ciò che si vuole e la molteplicità dei metodi educativi. Non solo, questo libro fa anche pensare, sotto traccia, a molte questioni culturali e sociali su cui il mondo non smette mai di interrogarsi da oltre quarant'anni. Da leggere, specie se cercate una lettura cuscinetto, leggera ma non troppo, intermedia tra due mattoni, qualcosa che non vi stanchi, ma al contempo vi faccia pensare.
a cura di Rossella Lazzari



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