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Voce Nostra

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Numero 22 del 2021

Titolo: Medicina- Terapia genica per l'amaurosi di Leber

Autore: Antonella Sparvoli


Articolo:
(da «Corriere Salute» del 20 novembre 2021)
Risultati promettenti per la cura di questa rara malattia genetica dell'occhio quando associata a mutazioni su entrambe le copie del gene Rpe65
La terapia genica inizia ad essere applicata con successo anche nel trattamento di malattie oculari. È il caso dell'amaurosi congenita di Leber, una rara patologia ereditaria che in genere inizia a dare segno di sé già nei primi anni di vita. Chi ne soffre va incontro a una perdita quasi totale della vista sin dalla tenera età con iniziale cecità notturna e un progressivo restringimento del campo visivo fino all'ipovisione severa entro i 30 anni di vita. Ma grazie a una nuova terapia genica (voretigene naparvovec), studiata per la quota di pazienti che presenta mutazioni su entrambe le copie del gene Rpe65, è oggi possibile bloccare l'evoluzione della malattia, ripristinare la sensibilità nella visione notturna e nei casi meno avanzati recuperare anche un po' di visione centrale. Di recente a Milano, un'equipe dell'Ospedale Sacco ha trattato il suo primo paziente, un ragazzo, dopo quasi due anni dall'inizio dei preparativi per attrezzarsi e rispettare tutte le norme di sicurezza. Si calcola però che nel mondo ad oggi siano già stati trattati almeno 300 pazienti cioè 600 occhi.
Leber e terapia genica
«Per ora l'Agenzia italiana del farmaco ha approvato l'uso della nuova terapia nei pazienti con una capacità visiva bassa, intorno ai tre decimi, ma l'auspicio è quello di riuscire a trattare individui in fase molto precoce, prima che la retina abbia subito danni importanti e irreparabili» segnala il professor Giovanni Staurenghi, direttore della Clinica oculistica dell'Ospedale Luigi Sacco, Università degli Studi di Milano. «Con una sola iniezione preveniamo problemi per il resto della vita e questo dovrebbe consentire di ammortizzare l'elevato costo del trattamento. Senza contare che i pazienti con questa particolare forma di amaurosi congenita di Leber in Italia non sono più di una quarantina». Finora sono stati individuati almeno venti geni che, se mutati, sono responsabili dello sviluppo della malattia, che solo in circa il 10 per cento dei casi è legata a mutazioni su entrambe le copie del gene Rpe65.
Come funziona
La terapia genica si basa sull'utilizzo di vettori adenovirali associati (virus che non sono associati a alcuna patologia nell'uomo), modificati per eliminare i geni che producono le proteine di replicazione virale, sostituiti con il gene di interesse, che nel caso delle amaurosi congenita di Leber, è appunto il gene Rpe65. Il passo successivo è infettare le cellule bersaglio, portando in esse una copia funzionante del gene che inizia a produrre la proteina mancante. «Questo approccio funziona tanto meglio quanto più è conservata l'anatomia delle cellule bersaglio, ovvero fotorecettori e cellule dell'epitelio pigmentato della retina» spiega Anna Paola Salvetti, consulente di retina e genetica oculare presso la Clinica Oculistica Universitaria dell'Ospedale Sacco di Milano. La procedura prevede la vitrectomia, lo scollamento provvisorio della retina nella sua parte centrale, l'iniezione del vettore virale a diretto contatto con le cellule dell'epitelio pigmentato e quindi il riposizionamento della retina sollevata. «Si tratta di un intervento delicato, ma controllato grazie all'ausilio della tecnologia come l'Oct intraoperatorio, con il quale, con una singola iniezione, si riesce a bloccare l'evoluzione della malattia, con risultati visibili già a un mese» puntualizza Staurenghi.
Nuove prospettive
«Se fino a qualche anno i genitori dei piccoli pazienti si dovevano rassegnare a un destino ineluttabile di cecità per i propri figli malati, oggi possiamo offrire speranza, anche perché le sperimentazioni in corso sono molte. La terapia genica è il futuro delle terapie mediche, le prospettive sono entusiasmanti» concludono Anna Paola Salvetti e il professor Staurenghi.
Antonella Sparvoli



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