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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Voce Nostra

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Numero 22 del 2021

Titolo: Per dirvi di più

Autore: Antonio Russo


Articolo:
Se i nostri avi si fossero avvalsi della ricerca scientifica di oggi, forse tante tragiche circostanze legate a molte malattie da combattere si sarebbero potute evitare. Come spinta emotiva i pionieri della scienza si posero il problema di liberarci, per quanto possibile, del disagio che la sofferenza fisica arreca da sempre al nostro vissuto quotidiano.
Si pensi per un attimo al problema di soccorrere milioni di persone che nei secoli hanno dovuto affrontare il peggio con la speranza che le future generazioni facessero un salto di qualità, riuscendo finalmente a gestire la sorte avversa di mali più o meno sconosciuti. La speranza di trovare qualcosa che potesse fronteggiare un male quasi oscuro, offrendo a tutti la concreta conoscenza di un modo attraverso cui potersene definitivamente liberare.
Eduardo Jenner, medico, pioniere assoluto della ricerca scientifica mondiale, intuì che alcuni sintomi di malattie sono causa delle stesse tragiche conseguenze di morte sia per gli uomini che per gli animali. A partire da questa intuizione, comprese che iniettando liquido intestinale di mucche ammalate di vaiolo nei tessuti umani, la patologia regrediva: in questo modo, ha permesso la guarigione da una malattia come il vaiolo che nei secoli era considerata letale per l'uomo. Con coraggio, venne dimostrato che la vaccinazione era l'antidoto giusto e che la vita dell'umanità era legata a quella delle mucche, cui deve essere sempre grata.
Ovviamente, si è fatta strada la conoscenza specifica di tante patologie, ma la pratica vaccinale resta legata a quella felice intuizione: da allora la nostra salute è il baluardo concreto che ci permette l'utilizzo di energie fondamentali per definire il quadro attendibile di ciò che è e che sarà l'approccio con ciò che è diverso da noi.
Mi sono vaccinato, fatelo tutti. Ho affrontato il ciclo completo vaccinale: prima, seconda e terza dose, perché il Covid-19 ha avuto un impatto terribile sul mio animo di persona sensibile, infliggendomi il profondo dolore che si prova di fronte alla morte improvvisa di alcuni cari amici.
Si celebra il tre dicembre la giornata internazionale della disabilità, nata per favorire il comune miglioramento esistenziale. Noi disabili dobbiamo dire la nostra per dare una spinta inclusiva capace di andare oltre l'enunciazione teorica di principi astratti di vita: da disabile, come sordocieco vorrei essere considerato un cittadino partecipe della sua e della vita degli altri. Mi piacerebbe sentire e vedere nelle risposte di chi mi dovrebbe tutelare una consapevolezza viva ed aperta che dimostri come il riscatto appartenga all'umanità, anche nel suo diritto a gestire le proprie limitate risorse, umane e materiali. Mi piacerebbe sentire e vedere emergere un fattore ineliminabile, quello che si fa storia ogni giorno nel dire tutti insieme: avanti e buon coraggio. La spinta giusta per stare insieme di Sabina Santilli. Grazie.
Antonio Russo



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