Numero 23 del 2021
Titolo: Musica- Abba e non solo, come saranno i concerti secondo George Lucas e i suoi 850 scienziati
Autore: Barbara Millucci
Articolo:
(da «corriere.it» del 30 novembre 2021)
La band svedese tornerà. Grazie a Vr gamificata e tecniche di motion capture, il regista ha creato gli avatar dei quattro membri del gruppo insieme a un team di 850 scienziati
La musica diventa spaziale
La musica si «materializza». Diventa spaziale e gira a 360 gradi, non su puntina ma nel Metaverso. Sarà un 2022 all'insegna di un ascolto sempre più tattile. Senza suoni distopici che si affievoliscono mentre ci si allontana dallo schermo, ma con sonorità che seguono i nostri passi, come se avessimo casse ed amplificatori attorno alla testa che si muovono con noi nello spazio. Sono i nuovi suoni ambisonici. Un universo parallelo che ci catapulterà altrove, mantenendo però sempre un certo grado di verosimiglianza con le nostre vite terrene. Un Second Life all'ennesima potenza. Grazie alla realtà virtuale gamificata e alle tecniche di motion capture, la Industrial Light & Magic di George Lucas è tra le prime a sperimentare come far rinascere sul palco musicisti e cantanti, magari defunti. Ridando loro anima e corpo a colpi di pixel. Lo ha fatto, creando le versioni digitali degli Abba, grazie ad un team di 850 scienziati e collaboratori che hanno scansito per mesi, grazie a 160 telecamere, ogni gesto e movimento del quartetto svedese mentre si esibiva fisicamente in uno studio cinematografico intonando Ode to Freedom. Ora per la prima volta gli Abba-Avatar si esibiranno in versione «digitale» al Queen Elizabeth Olympic Park di Londra accompagnati da una band (reale) di 10 elementi il prossimo 27 maggio.
Justin Bieber e il suo doppio
Un tempo le acrobazie appartenevano alle controfigure, oggi chiunque può ambire ad avere un doppio digitale in grado di oltrepassare i confini reali, con frammenti di vita ridotti a simulazione. Dopo gli Abba-avatar, anche Justin Bieber duetta con il suo doppio. La società di intrattenimento digital Wave ha creato uno spettacolo virtuale dove i fan del cantante canadese appariranno dal vivo sul palco accanto a lui, influenzandone le performance e gli ambienti virtuali attorno.
«Pensare a un avatar come colui che si costruisce semplicemente un corpo fantasmatico nel mondo digitale è una visione limitata dell'origine sanscrita del temine. Avatara nel brahmanesimo e nell'induismo, indica la discesa di una divinità sulla terra, la cui funzione è quella di ristabilire il Dharma, l'equilibrio del mondo», spiega Armando Menicacci, musicologo, docente, Phd sul rapporto tra danza contemporanea e tecnologie digitali e fondatore a Montréal, in Quebec, di Sit Scènes Interactives Technologiques. «Questa discesa o incarnazione da un mondo all'altro avviene già con gli abiti. La moda costruisce membrane di senso che, sovrapposte al corpo, offrono sempre nuovi significati ai nostri desideri. Anche la semplice immagine di videochiamata già costituisce un'avatar, l'incarnazione del sé in un altro mondo, quello digitale».
Teleperformance
«Visto nel suo potenziale d'azione, l'avatar non è dunque solo un alter ego: acquista ubiquità (appare e agisce in più luoghi contemporaneamente) e, grazie all'immagine che non ha più peso, può fluttuare nel vuoto, capovolgersi, etc». Nei suoi allestimenti scenografici, grazie a un team di scienziati e artisti, Menicacci utilizza software di sentiment analysis per decifrare al meglio qual è l'emozione dominante tra gli spettatori durante i live. «Processando i dati in tempo reale è possibile cambiare, in base alle emozioni del momento del pubblico, la disposizione delle luci, della sceneggiatura, musica e coreografia» aggiunge. «Le nostre tecnologie per la teleperformance consentono di riunire, all'interno di una stessa immagine, artisti tra loro distanti, facendoli danzare o suonare insieme. Il software crea uno spazio panottico che separa le persone assegnando a ognuno di loro una propria cella separata dalle altre. Il regista non fa altro che riunire nella stessa immagine artisti che, attraverso i loro stessi avatar, si possano toccare e sovrapporre nello spazio digitale creando sempre nuove rappresentazioni artistiche».
Madison Beer, la star «numerica»
Per dirla come Michel Foucault, nell'iper-luogo e nel non-luogo dell'eterotopia quello che zoom separa, praticamente qui viene riunito. Grazie e soprattutto agli Oculus ma anche al suono ambisonico, inventato dal guru dell'audio Michael Gerzon, e dell'audio 6D che consentono di ascoltare la musica in modo sferico, a 360 gradi e che si dirama in ogni direzione. Si tratta di tecniche musicali sferiche che vengono utilizzate perché rendono l'esperienza visiva ancora più immersiva. Funziona un po' come il giroscopio sul cellulare, i sensori capiscono se il device è orizzontale, inclinato coperto e ne adattano immediatamente l'ascolto. Un superamento del dualismo cartesiano in grado di creare «spazi assolutamente altri» (Michel Foucault). Anche la Sony ha creato una propria star «numerica» che parla e canta in spatial audio, utilizzando tecnologie di scansione 3D del viso e del corpo, Motion Capture e Unreal Engine. Si tratta dell'artista statunitense Madison Beer nota per l'album Life Support con cui è nato uno spettacolo immersivo, anche per PlayStation Vr, con la collaborazione di Remington Scott, performance capture director & Chief Architect of HyperReal.
Salmo in 4.500 frame
Effetti speciali, illusioni ottiche e telecamere 3D anche per il nuovo videoclip «Aldo Ritmo» del rapper sardo Salmo. Per un anno la figura dell'artista è stata scansionata e reinderizzata in 4.500 frame e ritrattata in Computer-Generated Imagery (Cgi). Anche la rock band britannica Muse spiazza i fans con una nuova identità digitale di zecca. A scommettere sul loro alter ego virtuale la Warner che ha realizzato una performance osservabile da 16 diversi punti di vista, con i fan che possono scegliere gli abiti da far indossare ai propri idoli. Se nell'antichità gli avatar erano personificazioni camaleontiche degli dei, pensiamo a Visnù nell'induismo, l'avatar digitale è più banalmente collegato alla rete elettrica. Basta staccare la spina per farlo scomparire. E non sentirlo più cantare.