Numero 22 del 2021
Titolo: Innovazione- Droni sottomarini autonomi: l'Iot terrestre si trasferisce nelle profondità marine
Autore: Massimiliano Del Barba
Articolo:
(da «corriere.it» del 10 novembre 2021)
Saipem sta investendo per mettere sul mercato una nuova generazione di droni sottomarini dotata di una enorme autonomia (oltre cento chilometri) e in grado intervenire in acque profonde in completa autonomia
I robot dei mari
Si muovono silenziosi e autonomi nell'oscurità degli abissi marini. Sono grandi più o meno come un'utilitaria e la loro intelligenza artificiale non teme la solitudine, dato che possono riposare per oltre dodici mesi sul fondale, a tremila metri di profondità, sempre pronti a risvegliarsi per riparare un guasto, rispondere a un'emergenza e comunicare con la terraferma. Piattaforme di estrazione Oil&Gas, parchi fotovoltaici galleggianti per la produzione di idrogeno verde, coltivazioni idroponiche in biosfere sottomarine, allevamenti di pesci e molluschi in mare aperto, deep sea mining (le attività minerarie in acque profonde). Se è vero che il futuro delle risorse necessarie a nutrire un'ecumene sempre più affollata sarà a centinaia di chilometri dalla terraferma (e spesso a qualche migliaio di metri di profondità), c'è chi è al lavoro per costruire una nuova generazione di robot capaci di trasformarsi in agricoltori, allevatori e meccanici e di lavorare in condizioni ostili e spesso addirittura impossibili per noi umani.
Il controllo dal fondo dei mari
Un dato per comprendere quanto la corsa al mare - più ancora che quella allo spazio - rappresenti un obiettivo strategico per la nostra economia: la Commissione europea stima che da qui al 2050 oltre il 25% del fabbisogno energetico verrà dalla produzione di rinnovabili off-shore. Non solo: gli oceani rappresentano quasi il 50% della produzione biologica della terra, ma attualmente forniscono solo il 2% dell'apporto calorico pro capite giornaliero. Essenziale allora sarà avere a disposizione una serie di strumenti e di servizi - un ecosistema tecnologico insomma - per monitorare, coordinare controllare a distanza - e in maniera finanziariamente sostenibile - queste colonie di robot sottomarini.
I droni subacquei
Un vero e proprio business, in cui un'azienda come Saipem, da sempre attiva nella progettazione e realizzazione di strutture per il settore energetico, ha deciso di investire arrivando oggi a mettere sul mercato una nuova generazione di droni sottomarini dotata di una enorme autonomia (oltre cento chilometri) e in grado intervenire in acque profonde in completa autonomia, il che nello specifico significa senza il costoso supporto di una nave in superficie. «Si tratta di tecnologie altamente avanzate per l'assistenza alle operazioni sui fondali, siano esse di ispezione, sorveglianza o manutenzione, ma anche per gli interventi di emergenza e primo soccorso» spiegano i tecnici del Sonsub, il centro Saipem dedicato alle innovazioni tecnologiche sottomarine che ha sviluppato il programma Hydrone, una piattaforma subacquea robotica di intervento che ruota attorno a un drone sottomarino residente e direttamente integrato nel giacimento sul fondale marino, progettato per lunghe immersioni in controllo da remoto - può operare fino a 12 mesi consecutivamente senza riemergere, a una profondità massima di tremila metri - dotato di capacità manipolatoria (per esempio sostituire una valvola o un connettore di una pipeline) e in grado di orientarsi e scambiare dati nel buio senza il supporto della radiofrequenza, vale a dire la tecnologia da noi oggi normalmente utilizzata per le trasmissioni wireless in superficie.
L'Iot sottomarino
Sfida, quest'ultima, non di facile soluzione e che è stata vinta grazie al supporto di Wsense, una startup nata nel 2015 come spin off della Sapienza e in breve diventata punto di riferimento mondiale per questo tipo di tecnologie.
«Il nostro obiettivo» spiega la founder Chiara Petrioli «è trasferire le logiche dell'Iot terrestre nelle profondità marine. Ma siccome sott'acqua le onde radio non funzionano per niente bene, l'idea che abbiamo implementato è quella di dotare questi droni di un doppio sistema di comunicazione, acustico per le lunghe distanze e ottico, attraverso laser e led, per quelle più ravvicinate».
Grazie al doppio sistema di comunicazione sviluppato da Wsense, i droni di Saipem sono quindi in grado di muoversi sui fondali, aggirare gli ostacoli, orientarsi e raggiungere gli obiettivi che sono stati loro assegnati dalla terraferma. Nel 2019 la società italiana ha firmato con la major norvegese dell'energia Equinor un contratto per la fornitura decennale di servizi subsea che prevede proprio l'utilizzo della piattaforma Hydrone presso il campo Njord Field, nell'offshore norvegese. Si tratta del primo contratto di questo tipo al mondo, ma è chiaro che l'obiettivo è quello di scalare la tecnologia declinandola anche ad altri utilizzi al di fuori della manutenzione degli impianti Oil&Gas.
«La costruzione di una rete underwater, cioè di un ecosistema dotato di nodi stabili e affidabili per la comunicazione machine-to-machine e machine-to-human in mare aperto, è la condizione preliminare ma necessaria per permetterci di guardare agli oceani come a una nuova frontiera», concludono da Sonsub.
L'uomo in mare non è mai stato così attuale.