Numero 21 del 2021
Titolo: «Voglio una mamma bionda» così Stella mi ha adottata
Autore: Benedetta Sangirardi
Articolo:
(da «F» n. 44 del 2021)
Susanna, volto storico del Tg1, desidera mettere su famiglia con Massimo, ma viene truffata da una onlus di adozioni internazionali. Poi arriva un dono: in una casa-famiglia conoscono Stella, un'irrequieta bimba rom salvata da un campo. Che li sceglie e li rende genitori felici
Stella, una bimba bellissima e bionda di 9 anni, mi sorprende con quella domanda. Siamo nella casa-famiglia Arcobaleno di Roma, è un sabato di maggio del 2015. «Ha sofferto molto. Aveva quattro anni quando è arrivata qui e non fa che chiedere una famiglia», ci hanno appena detto le responsabili del centro. Mio marito Massimo e io siamo impacciati e la bimba si sente l'ultima della coda, tutti vogliono i piccoli, mica lei così «vecchia».
Ora mi viene incontro: «Questo è per te, un regalo», dice mettendomi un braccialetto al polso. «Perché domani è la Festa della mamma!». Spiazzata, incredula, le regalo un sorriso. Interviene Federica, la psicologa: «Stella, come dici sempre che la vuoi la mamma?».
Silenzio, si vergogna. Poi, si lascia andare: «Voglio una mamma bionda». L'unica bionda nella stanza sono io: Stella ci ha adottati.
Il successo non basta
Lavoro, popolarità, viaggi dietro ai presidenti del Consiglio. Alle 20 sul bancone del Tg1 e dall'altra parte milioni di italiani ad ascoltarmi. La mia vita per tantissimi anni è fatta di adrenalina, corse e studi Rai, con molta soddisfazione, personale ed economica. Sono cresciuta senza un padre, sento di restituire a mia madre tutti gli sforzi per avermi fatto studiare, tutto l'amore, la dedizione. Ma passati da poco i 50, qualcosa cambia. Mio zio, che mi ha accudita come una figlia, muore all'improvviso finita una cena insieme. Dopo pochi mesi mi ammalo e rischio la vita per un'infezione.
Sono salva, ma mi sento una naufraga. Il lavoro mi sta prosciugando, è un frullatore, serve una svolta. Voglio una famiglia, non vivere di pane e telegiornali. Con Massimo, partiamo per il nostro viaggio più bello e complesso: l'adozione.
L'iter e la truffa
Corsi di formazione, visite mediche infinite in ospedali pubblici, assistenti sociali e psicologi, analisi del sangue: l'iter per adottare è sfinente.
A novembre 2013 siamo promossi, il tribunale decide che siamo due brave e sane persone in grado di crescere un bimbo. Dopo alcuni mesi ci imbattiamo in un'onlus torinese che si occupa di adozioni internazionali. Al primo incontro guardiamo foto di un bimbo etiope ritratto in mezzo alla sporcizia, denutrito.
«È lui», ci diciamo, «dobbiamo salvarlo». Prepariamo decine di documenti, iniziano i bonifici all'associazione. Cinquemila euro, e poi duemila, poi quattromila. Marzo 2014, nuovi bonifici. Arriviamo a 17 mila. Passano i mesi, del bambino nulla. Ci dicono di avere pazienza, di fidarci. Ma Massimo non ci vede chiaro, iniziamo a perdere la speranza. «Perché non chiediamo un incontro con papa Francesco?», dice. Riusciamo a ottenerlo. È aprile 2015, e alla fine dell'udienza del mercoledì il Papa si avvicina: «Pregherò per voi». Ha compreso la mia sofferenza. Qualche giorno dopo, lo shock: l'Etiopia ha da tempo bloccato le adozioni internazionali. Siamo stati truffati.
Le botte, la fame, la paura
È così che siamo arrivati a Stella, dopo tanta sofferenza. Niente, in confronto a quello che ha vissuto lei. Da quel campo rom di Roma Nord da cui è stata salvata passo spesso per andare a Saxa Rubra, negli studi Rai. Era lì, a un passo da me. Nella capanna fatta di plastica e cartoni ha subito l'indicibile: le botte del padre sempre ubriaco, la fame, il freddo, la sporcizia, le notti sotto la pioggia coperta di stracci, le frustate con la cintura, le lezioni per mendicare e rubare. Durante una retata, viene scoperta e portata via da una poliziotta, il primo volto dolce della sua vita. Ha 4 anni, è in condizioni pietose: denutrita, magrissima, i capelli lunghi fino ai piedi, ricoperta di pidocchi, puzza, non fa che grattarsi, il viso pieno di fango.
Pochi giorni dopo l'udienza dal Papa, nei corridoi Rai rivedo la giudice dei minori che ho conosciuto quando ho ottenuto il decreto di adozione.
Le racconto della truffa, mi parla della casa-famiglia Arcobaleno. «Qualcuno di questi bambini resta lì perché dopo i quattro-cinque anni la possibilità di trovare genitori si allontana».
Mi illumino, ne parlo con Massimo, c'è un'altra possibilità. È così che nasce la nostra famiglia, in quello stanzone. Stella è grande e dispettosa, ci mette alla prova, dice bugie, fa la bulla per sopravvivere al dolore. Dopo sei incontri in casa-famiglia, prima uscita per un gelato a Villa Borghese. Ne seguono tante: sguardi, riflessioni, domande, ci si conosce con gli occhi e le parole, lei racconta e noi raccontiamo.
Alla fine la notizia che avrei voluto gridare in prima serata al Tg: il 29 giugno 2015 si trasferisce a casa nostra. La stanza è pronta, ma nulla è semplice. Le mancano le donne che si sono prese cura di lei nella casa-famiglia, non si avvicina a Massimo, non conosce altro uomo al di fuori del padre e di quei cattivi del campo rom, meglio non fidarsi. Nella nuova scuola fatica a integrarsi, evita le amichette, in vacanza tutto è difficile, per lei abituata a vivere in una casa protetta. La vita diventa una folla di psicologi, logopedisti, insegnanti di sostegno, perché non parla bene l'italiano e fatica a capire.
Per adottare ci vuole cuore
Una sera di tanti anni fa a cena un collega disse: «Per adottare ci vuole fegato». Maria Teresa, mia amica, rispose: «No, ci vuole cuore». È così. Oggi siamo felici: Stella ha portato vita e amore. Il libro l'ho scritto anche per dire a tutte le donne che a 50 anni possiamo avere il coraggio di cambiare vita, arricchirla, integrarla con quel tassello che manca. Sì, è vero, diventare mamma è difficile. Diventarlo di una bambina che non hai partorito è difficilissimo. Ma alla fine le litigate, le strigliate, le punizioni, gli abbracci, i baci, le carezze, le promesse sono il tessuto che ci unisce.
Oggi Stella è una «matta» adolescente che fa video su TikTok e mi fa ascoltare i rapper, esce con gli amici, si è fidanzata. E da grande, assicura, farà il giudice dei bambini.
Benedetta Sangirardi