Numero 17 del 2021
Titolo: Ciao, posso entrare?
Autore: Antonio Russo
Articolo:
Avrei pensato di venirvi a trovare tutti a casa: come state? Io benino.
Ho con me un ausilio che potrebbe esserci utile nella vita quotidiana. Ci farebbe aprire la porta della nostra abitazione agli amici che ci vengono a fare compagnia quando siamo soli, e permetterebbe un'assistenza meno complicata a chi ci segue. Volete provarlo?
Lo aveva Lucia Dugo, qualcuno certamente la ricorderà. Si tratta di un prototipo: lo si potrebbe realizzare facilmente, non costerebbe molto e per noi sordociechi sarebbe utilissimo. È un sistema elettronico ed informatico che permette di aprire la porta di casa per entrare. Immaginate un cellulare semplice e maneggevole, al suo interno un dispositivo con batteria ricaricabile che emette vibrazioni, una chiave leggermente più lunga del normale, che alla punta ha impresso in Braille il nome di chi bussa. La serratura della porta di casa è particolare: infilando la chiave, questa entra e passa dall'altro lato della porta stessa e, quando viene inserita, il nostro semplice cellulare emette una vibrazione. Si va alla porta e si legge sulla chiave il nome di chi ci cerca.
In questo caso sono io, Antonio, e mi aprite. Si dovrebbero realizzare tante chiavi da distribuire a chi vogliamo. Sfruttando gli sviluppi delle nuove tecnologie, potremmo addirittura usare la rubrica con tutti i contatti sul nostro smartphone e affiancare alla normale serratura della porta una piccola tastiera con schermo: in questo modo chi ci cerca scriverebbe il suo nome su quest'ultima e noi lo potremmo leggere dalla barra Braille una volta riconosciuto dal nostro telefono. Così potremmo aprire o non aprire a seconda se chi è alla porta viene identificato o meno.
Se poi fosse il postino a cercarci... sulla porta apparirebbe la scritta «chi sei?». Il postino risponderebbe: «sono il postino, ho una lettera per te».
«Ok, mettila nella casella», potremmo rispondergli sulla barretta Braille. Bene, e se fosse un pacco? Il postino ci scriverebbe: «sono i libri in Braille che vengono dalla Biblioteca di Monza». Gli risponderemmo in Braille, «ti apro, e grazie per avermeli portati».
Siamo sul concreto del vivere, quel concreto che appartiene a tutti. Cosa ci vorrebbe per realizzarlo? La buona volontà di istituzioni pubbliche e private attente a comprendere il disagio pratico di tanti disabili. Guardiamo al meglio per proseguire insieme.
Antonio Russo