Numero 17 del 2021
Titolo: Caro intestino, ti visito con una videopillola
Autore: Cinzia Testa
Articolo:
(da «Donna moderna» n. 37-2021)
Gastroscopia e colonscopia sono fastidiose e mettono sempre un po' di ansia. Ma nei principali ospedali sono già arrivati esami poco invasivi e che sfruttano perfino l'intelligenza artificiale
Una gastroscopia «gentile», con una tecnologia che rende superfluo qualunque sedativo. Ma anche videocapsule e apparecchi che sfruttano l'intelligenza artificiale per studiare l'intestino. Esami che sembrano usciti da un film di fantascienza e che invece sono già qui, tutti disponibili nei principali ospedali, anche se con dei limiti. «Al momento vengono utilizzati prevalentemente quando potrebbero esserci delle difficoltà come nel caso dell'età avanzata o, ancora, quando è necessaria un'analisi più minuziosa» sottolinea Cesare Hassan, specialista in endoscopia, Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Ospedale Nuovo Regina Margherita di Roma. Può prescriverli anche il medico di medicina generale che, da solo o insieme al gastroenterologo, sceglie tra i metodi tradizionali e innovativi quello più indicato al singolo caso. Qui trovi la testimonianza di chi li ha provati e la descrizione di come funzionano.
La gastroscopia «gentile»
«Non volevo fare la gastroscopia perché i farmaci per la sedazione mi avrebbero provocato un attacco di emicrania» racconta Michela, 42 anni. «Poi un'amica mi ha parlato della gastroscopia transnasale». A fare la differenza è il «tubicino» molto più sottile, del diametro di 5 millimetri contro i 13 dell'altro: così può essere inserito attraverso il naso anziché la gola, eliminando il senso di soffocamento e rendendo superflui i farmaci rilassanti. «Dentro si possono inserire minitelecamera e pinza per la biopsia, come avviene per la classica gastroscopia» dice Hassan. «Va bene in caso di gastrite, per esempio, o di reflusso gastroesofageo ed è indicato specialmente per gli anziani. Se c'è un sospetto oncologico, però, ci vuole l'esame tradizionale che arriva più in profondità».
Il test che smaschera il reflusso
«Soffrivo da mesi di tosse ma non era nessuna delle malattie sospettate» dice Isabella, 61 anni. «Poi, al medico è venuto il dubbio che fosse reflusso gastroesofageo. Avevo tre opzioni e ho scelto il pep test, che viene eseguito su un campione di saliva raccolto dando un colpo di tosse». Il test permette di dosare la pepsina, un enzima prodotto dalle cellule dello stomaco e che è presente nella saliva la mattina al risveglio e dopo pranzo, ma solo in caso di reflusso. «È indicato quando la diagnosi è in dubbio a causa di sintomi atipici» sottolinea il dottor Hassan. «E permette di evitare quasi sempre la gastroscopia».
La colonscopia in capsule
«Mia figlia aveva dolori di pancia, ma la colonscopia era negativa» racconta Grazia, mamma di Adele, 22 anni. «Ho chiesto l'esame con la pillola tecnologica. Ora abbiamo finalmente la diagnosi: è morbo di Crohn». La videocapsula ha le dimensioni di un antibiotico e devi deglutirla in ospedale, insieme a un bicchiere di acqua. L'esame dura otto ore e la pillola viene eliminata con le feci. «La capsula acquisisce immagini e le trasmette al registratore applicato all'addome del paziente» interviene Cristiano Spada, direttore dell'Endoscopia Digestiva e Gastroenterologia di Fondazione Poliambulanza di Brescia. «È un esame non invasivo e indicato in caso di emorragie digestive, per malattie come il morbo di Crohn e per rilevare lesioni nel piccolo intestino».
Il software che scova tutti i polipi
«Devo eseguire regolarmente la colonscopia per casi di polipi in famiglia e ogni volta l'ansia è forte» confida Julia, 39 anni. «Per questo quando mi hanno parlato dell'intelligenza artificiale ho cercato subito il centro dove veniva utilizzata». L'esame è più soft perché, grazie a un software tecnologico caricato sul computer e collegato alla sonda utilizzata per visionare l'intestino, lo specialista può eseguire meno manovre. «Il sistema analizza ogni singolo fotogramma e avvisa il medico evidenziando a video ogni polipo rilevato» dice Hassan. Gli studi hanno dimostrato che durante la colonscopia all'occhio umano possono sfuggire circa due polipi su dieci, quando sono molto piccoli o in zone in ombra. Per questo tutti i centri stanno adottando la tecnica: individuare e asportare i polipi significa eliminare il rischio di tumore al colon.
Cinzia Testa