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Corriere dei Ciechi

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Numero 9 del 2021

Titolo: SOSTEGNO PSICOLOGICO- Settembre mese di ripartenze

Autore: Nadia Massimiano


Articolo:
Prima delle ferie oppure, in generale, quando siamo in piena estate, spesso diciamo "Se ne riparla a settembre", rimandando l'inizio oppure la ripresa di qualcosa o di un impegno ad un momento diverso, nel quale pensiamo di aver recuperato le energie necessarie a diventare maggiormente produttivi. Ogni tanto mettere in pausa il lavoro, e parte delle responsabilità alle quali rispondiamo quotidianamente, è di fondamentale importanza per noi, questo perché le nostre energie non sono inesauribili e, anche se non sempre ce ne accorgiamo, lo stress a cui siamo sottoposti, non solo impoverisce le nostre prestazioni a lungo andare, ma ci sfibra, ci scarica, ci affatica. Molti, infatti, dedicano talmente tante risorse al lavoro, ad alcune incombenze legate in particolare ad una sfera, da non riuscire poi a fare tutto ciò che devono, trovandosi perennemente in debito, per non parlare del fatto che trascorrono gran parte del tempo in affanno, senza concedersi mai momenti di svago. Per queste persone, la maggior parte delle volte, una pausa estiva non solo non è sufficiente, ma spesso genera sensi di colpa per tutte le cose da fare che si sono accumulate. E così, nella speranza di riuscire a riorganizzare tutto, definiamo una data che sancisca un nuovo inizio; non a caso individuiamo settembre, dopo la pausa estiva, ma anche gennaio, come capodanno, o il classico lunedì della settimana successiva.
Soprattutto quando siamo molto provati ed affaticati dalle cose abbiamo necessità di posticipare l'inizio di un nuovo progetto e, al tempo stesso, di dare una data precisa che ci possa motivare. Perché questo non sempre funziona? Intanto perché, se siamo esausti, pochi giorni non sono sufficienti a riequilibrarci e a ricaricarci a sufficienza e, in secondo luogo, perché stabilire una data o un momento che funga da sprone, da stimolo, da solo è inadeguato allo sforzo richiesto. Per intraprendere qualcosa di nuovo, per dare lo slancio ad un nuovo progetto, è necessario che ci sia una spinta motivazionale molto forte: possiamo distinguere motivazioni estrinseche ed intrinseche, le prime rispondono a richieste, a dettami, a bisogni esterni, pertanto ci facciamo guidare nelle nostre scelte da obiettivi e necessità che non abbiamo stabilito direttamente, ma dei quali ci appropriamo; nel caso della motivazione intrinseca, invece, ciò che guida le nostre azioni è l'aver riconosciuto un intenso bisogno personale ed aver costruito l'obiettivo successivamente a questa consapevolezza, cucito proprio sulle nostre esigenze e sulle nostre risorse disponibili.
Apparentemente seguire un percorso costruito a partire da una motivazione estrinseca sembra decisamente più facile perché non richiede lo stesso livello di elaborazione e, decisamente, non richiede una reale analisi dei propri bisogni, è vero anche, però che, in seconda battuta, ci si ritrova poi ad essere meno costanti e ad impiegare più energie per portarlo avanti. Questo accade perché anche le risorse per portare avanti il progetto che abbiamo iniziato, non essendo così radicate in noi, devono essere racimolate di volta in volta, cosa che richiede un notevole sforzo.
Riconoscere invece le nostre motivazioni intrinseche, basandoci su una approfondita conoscenza e consapevolezza di noi stessi, richiede più tempo all'inizio e più capacità di soffermarci sulle nostre esigenze e sui nostri desideri, ma nel tempo, ciò che portiamo avanti si autoalimenterà in maniera naturale e i risultati saranno più soddisfacenti.
Cosa facciamo quando siamo talmente stanchi da non riuscire a portare avanti le cose che stiamo facendo? Per prima cosa proviamo a prenderci una pausa, intanto per assolvere al bisogno di prenderci cura di noi stessi senza sensi di colpa, per capire da dove siamo partiti e dove stiamo andando, per rimettere in ordine le idee, per comprendere se quello che stiamo facendo è davvero funzionale a noi, alle nostre esigenze. Quando abbiamo l'impressione di stare perdendo tempo possiamo pensare al fatto che in realtà quel tempo lo stiamo sfruttando per ricaricarci e che non è un tempo vano, ma necessario.
E quando siamo così sopraffatti da non riuscire più a trovare il bandolo della matassa? Probabilmente siamo stati per così tanto tempo chiusi all'ascolto di noi stessi e di ciò di cui abbiamo bisogno, da non riuscire più a riconoscerci e questo richiede un lavoro più approfondito per il quale potrebbe essere necessario richiedere aiuto.



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