Numero 9 del 2021
Titolo: Parliamo di...
Autore: Redazionale
Articolo:
Cari bambini, come vi ho già detto, il mese di settembre ha delle date molto importanti da ricordare: innanzitutto inizia un nuovo anno scolastico e la stagione dell'autunno, ma soprattutto il 21 settembre si festeggia in tutto il mondo la Giornata Internazionale della pace. Si tratta di un evento molto importante, perché è l'unico giorno dell'anno in cui in tutto il mondo c'è la pace. Questa giornata è stata istituita nel 1981 dall'Onu (1), affinché in tutte le parti del mondo ci fosse almeno un giorno di «cessate il fuoco», cioè un giorno di pace globale e di non-violenza. Il 21 settembre di ogni anno, perciò, tutte le nazioni organizzano tante iniziative per sensibilizzare gli uomini e fargli comprendere che la guerra è sempre ingiusta: uccide tante persone e ruba l'infanzia a milioni di bambini nel mondo. Sapete bambini che esiste un simbolo della pace? Anzi ne esiste più di uno. Il simbolo della pace riconosciuto in tutto il mondo è rappresentato da un cerchio con all'interno una linea verticale e due oblique. È stato creato da Gerald Holton, un pacifista e disegnatore inglese, nel 1958. Inizialmente è stato utilizzato come simbolo di protesta contro gli armamenti nucleari (2) e contro la diffusione delle armi. Successivamente il simbolo divenne noto in tutto il mondo come un segno di pace. A seconda della cultura e del contesto specifico, esistono anche altri simboli che sono considerati «simboli di pace», come ad esempio la colomba e il ramoscello d'ulivo. Ora vi racconto il loro significato, poi nella rubrica Art Attackiamo vi racconterò la storia di un altro simbolo di pace!
La colomba è simbolo di pace fin dai tempi di Noè. La Bibbia racconta che quando il Diluvio Universale ebbe fine, Noè inviò una colomba per conoscere in quali condizioni fosse la terra. La colomba tornò con un ramoscello d'ulivo nel becco per indicare che gli alberi non erano più ricoperti dall'acqua e che si poteva tornare a vivere sulla terraferma. Molti secoli dopo, nel 1949, il celebre pittore Pablo Picasso disegnò, come simbolo per il movimento della pace, una colomba con un rametto verde nel becco, diventando quindi un simbolo della pace internazionale.
E allora bambini, mi raccomando, ricordatevi di celebrare la Giornata della pace il prossimo 21 settembre! Come? Anche semplicemente cercando di essere più pazienti con i vostri fratelli, più obbedienti con papà e mamma, più gentili con quegli amichetti che non sempre vi sono tanto simpatici! Potreste anche leggere insieme ai vostri amici il racconto che segue, «Il mago Linguaggio e le parole a capocchia». Questa storia mi piace molto: è stata scritta da Gino Strada, il medico milanese, purtroppo recentemente scomparso, che ha fondato Emergency, l'Associazione nata nel 1994 per portare cure mediche gratuite nei paesi in guerra. Buona lettura!
Glossario
1) Onu: Organizzazione Mondiale delle Nazioni Unite, è stata fondata nel 1945, dopo la seconda guerra mondiale, da 51 Stati, allo scopo di rafforzare la pace a livello mondiale e garantire il rispetto dei diritti umani.
2) Armamenti nucleari: le armi nucleari sono le bombe e i missili, classificabili come armi di distruzione di massa.
Il mago Linguaggio e le parole a capocchia (di Gino Strada)
C'era una volta un pianeta chiamato Terra. Si chiamava Terra anche se, a dire il vero, c'era molta più acqua che terra su quel pianeta. Gli abitanti della Terra, infatti, usavano le parole in modo un po' bislacco. Prendete le automobili, per esempio. Quel coso rotondo che si usa per guidare, loro lo chiamavano «volante», anche se le macchine non volano affatto! Non sarebbe più logico chiamarlo «guidante», oppure «girante», visto che serve per girare? Anche sulle cose importanti si faceva molta confusione. Si parlava spesso di «diritti»: il diritto all'istruzione, per esempio, significava che tutti i bambini avrebbero potuto (e dovuto!) andare a scuola. Il diritto alla salute poi, avrebbe dovuto significare che chiunque, ferito, oppure malato, doveva avere la possibilità di andare in ospedale. Ma per chi viveva in un paese senza scuole, oppure a causa della guerra non poteva uscire di casa, oppure chi non aveva i soldi per pagare l'ospedale (e questo, nei paesi poveri, è più la regola che l'eccezione), questi diritti erano in realtà dei rovesci: non valevano un fico secco. Siccome non valevano per tutti ma solo per chi se li poteva permettere, queste cose non erano diritti: erano diventati privilegi, e cioè vantaggi particolari riservati a pochi. A volte, addirittura, i potenti della terra chiamavano «operazione di pace» quella che, in realtà, era un'operazione di guerra: dicevano proprio il contrario di quello che in realtà intendevano. E poi, sulla Terra, non c'era più accordo fra gli uomini sui significati: per alcuni ricchezza significava avere diecimila miliardi, per altri voleva dire avere almeno una patata da mangiare.
Quanta confusione! Tanta confusione che un giorno il mago Linguaggio non ne poté più. Linguaggio era un mago potentissimo, che tanto tempo prima aveva inventato le parole e le aveva regalate agli uomini. All'inizio c'era stato un po' di trambusto, perché gli uomini non sapevano come usarle, e se uno diceva carciofo l'altro pensava al canguro, e se uno chiedeva spaghetti l'altro intendeva gorilla, e al ristorante non ci si capiva mai. Allora il mago Linguaggio appiccicò ad ogni parola un significato preciso, cosicché le parole volessero dire sempre la stessa cosa, e per tutti. Da allora il carciofo è sempre stato un ortaggio, e il gorilla un animale peloso, e non c'era più il rischio di trovarsi per sbaglio nel piatto un grosso animale peloso, con il suo testone coperto di sugo di pomodoro. Questo lavoro, di dare alle parole un significato preciso, era costato un bel po' di fatica al mago Linguaggio. Adesso, vedendo che gli uomini se ne infischiavano del suo lavoro, e continuavano ad usarle a capocchia, decise di dare loro una lezione.
«Le parole sono importanti», amava dire, «se si cambiano le parole si cambia anche il mondo, e poi non si capisce più niente». Una notte, dunque, si mise a scombinare un po' le cose, spostando una sillaba qui, una là, mescolando vocali e consonanti, anagrammando i nomi. Alla mattina, infatti, non ci si capiva più niente. A tutti gli alberghi di una grande città aveva rubato la lettera gi e la lettera acca, ed erano diventati... alberi! Decine e decine di enormi alberi, con sopra letti e comodini e frigobar, e i clienti stupitissimi che per scendere dovevano usare le liane come Tarzan. Alle macchine aveva rubato una enne, facendole diventare macchie, e chi cercava la propria automobile trovava soltanto una grossa chiazza colorata parcheggiata in strada. Alle torte invece aveva aggiunto una esse, erano diventate tutte storte e cadevano per terra prima che i bambini se le potessero mangiare. Erano talmente storte che non erano più buone nemmeno per essere tirate in faccia. Nelle scuole si era anche divertito ad anagrammare, al momento dell'appello, la parola presente, e se prima gli alunni erano tutti presenti, adesso erano tutti serpenti, e le maestre scappavano via terrorizzate. Poi si era tolto uno sfizio personale: aveva eliminato del tutto la parola guerra, che aveva inventato per sbaglio, e non gli era mai piaciuta. Così un grande capo della terra, che in quel momento stava per dichiarare guerra, dovette interrompersi a metà della frase, e non se ne fece nulla. Inoltre aveva trasformato i cannoni in cannoli, siciliani naturalmente, e chi stava combattendo si ritrovò tutto coperto di ricotta e canditi. Andò avanti così per parecchi giorni, con le scarpe che diventavano carpe e nuotavano via, i mattoni che diventavano gattoni e le case si mettevano a miagolare, il pane che si trasformava in un cane e morsicava chi lo voleva mangiare.
Quanta confusione! Troppa confusione, e gli uomini non ne potevano più. Mandarono quindi una delegazione dal mago Linguaggio a chiedere che rimettesse a posto le parole, e con loro il mondo. «E va bene» disse Linguaggio «ma solo ad una condizione: che cominciate a usare le parole con il loro giusto significato. I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti, sennò chiamateli privilegi. Uguaglianza deve significare davvero che tutti sono uguali e non che alcuni sono più uguali di altri. E per quanto riguarda la guerra...».
«Per quanto riguarda la guerra» lo interruppero gli uomini «ci abbiamo pensato... tienitela pure: è una parola di cui vogliamo fare a meno».
Ragazzi, se questa storia vi è piaciuta potete anche riascoltarla inquadrando il Qr Code che trovi nella tavola allegata.