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Voce Nostra

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Numero 10 del 2021

Titolo: Medicina- Tumore dell'esofago, casi in aumento (per le cattive abitudini)

Autore: Vera Martinella


Articolo:
(da «Corriere Salute» del 16 maggio 2021)
Fumo, alcol, obesità e reflusso gastroesofageo fanno salire il rischio di ammalarsi. Neoplasia fra quelle a prognosi peggiore, ma la mortalità è in calo
In cinque anni (2015-2020), in Italia, i nuovi casi di tumore dell'esofago sono aumentati del 26%, passando da 1.900 a 2.400, ma la mortalità è diminuita del 12,4% nelle donne e del 6,7% negli uomini. Un risultato significativo, a cui ha contribuito la migliore capacità di gestione della malattia, soprattutto in fase preoperatoria con la chemio-radioterapia per le forme squamose e la chemioterapia per quelle non squamose. Resta, però, il fatto che questa neoplasia, scoperta spesso in fase ormai avanzata, è purtroppo tra quelle con la prognosi peggiore: a 5 anni dalla diagnosi è infatti vivo soltanto il 13% dei pazienti. «Anche per questo la prevenzione è ancora oggi la nostra arma più importante», sottolinea Stefano Cascinu, primario della Medicina Oncologica all'Irccs Ospedale San Raffaele di Milano e professore di Oncologia Medica all'Università Vita-Salute San Raffaele: «fumo, alcol, obesità e reflusso gastroesofageo fanno salire il rischio di ammalarsi. E questo, purtroppo, spiega anche perché i casi in Europa siano in crescita, insieme alla diffusione di stili di vita scorretti».
Troppi pazienti scoprono la malattia in stadio avanzato
Sono due i tipi principali di tumore dell'esofago: il carcinoma a cellule squamose, dovuto soprattutto a consumo eccessivo di bevande alcoliche e uso di tabacco, e l'adenocarcinoma, causato principalmente da malattia da reflusso e obesità. «La forma non squamosa del carcinoma dell'esofago è la più frequente nei Paesi occidentali» continua Cascinu, «mentre quella squamosa rappresenta circa il 40% del totale dei casi che trattiamo al San Raffaele, uno dei principali centri di riferimento per la chirurgia e la cura di questa neoplasia. Avere una diagnosi istologica certa è sostanziale per decidere il trattamento, che si basa su chirurgia, chemioterapia e radioterapia eseguite prima o dopo l'intervento: il tipo di tumore fa la differenza per stabilire con quale ordine procedere fra queste opzioni». Se la neoplasia viene scoperta già in fase avanzata, come accade in circa due terzi dei casi, la neoplasia non è più operabile e la sopravvivenza in media non supera i 10 mesi. «La situazione è ancora più complicata perché molti malati sono persone fragili, spesso di età avanzata e colpite anche da altre malattie, con una bassa qualità di vita. Da qui la necessità di terapie efficaci e tollerabili. La svolta può venire dall'immunoterapia, che rinforza il sistema immunitario contro il cancro».
Lo studio: primi vantaggi dall'immunoterapia
Una nuova molecola immunoterapica, tislelizumab, ha infatti evidenziato un netto miglioramento della sopravvivenza proprio nei pazienti con tumore dell'esofago squamoso in fase avanzata non operabile o metastatica e già trattati con altre cure. In uno studio internazionale di fase tre (Rationale 302'1) sono stati arruolati 512 pazienti da 11 Paesi con carcinoma dell'esofago squamoso avanzato non operabile o metastatico e già trattati. Tislelizumab è stato confrontato con la chemioterapia e, per la prima volta, si è evidenziato un miglioramento della sopravvivenza globale. «L'immunoterapia è destinata a giocare un ruolo fondamentale anche nelle altre fasi della malattia, da quella preoperatoria alla prima linea» conclude l'esperto. «La sfida è quella di riuscire a portare i suoi vantaggi in persone non ancora sottoposte a una cura o in fase più precoce, come quella preoperatoria».
I sintomi da non trascurare
Quasi sempre i sintomi iniziali del tumore dell'esofago sono la perdita progressiva di peso preceduta dalla disfagia, cioè dalla difficoltà a deglutire, che di solito compare in modo graduale, prima per i cibi solidi e poi per quelli liquidi, insieme al dolore nella deglutizione. Nei casi più avanzati la crescita del tumore può provocare un calo o un'alterazione del tono di voce perché coinvolge i nervi che governano la mobilità delle corde vocali. Anche tosse insistente, bruciore dietro lo sterno, sensazione di acidità che arriva in bocca non vanno trascurati: meglio andare dal medico per farsi prescrivere una gastroscopia, che serve a stabilire la presenza di eventuali lesioni pre-cancerose, ed eventualmente la visita da uno specialista.
Vera Martinella



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