Numero 10 del 2021
Titolo: In andropausa si va in due
Autore: Alessandro Pellizzari
Articolo:
(da «Starbene» n. 5 del 2021)
La famosa crisi dei 50 al maschile non può essere gestita e risolta se si pensa solo all'uomo. Non a caso il più famoso sessuologo medico italiano parla di «pausa di coppia», e non più di un problema di genere. Ecco come affrontarla. Insieme
C'era una volta l'andropausa, concetto spesso indefinito temporalmente e sicuramente più sfumato del contraltare femminile, la menopausa. Perché la fatidica boa dei 50 per lui non vede sempre un crollo verticale degli ormoni e relativi effetti collaterali, ma un processo spesso più subdolo, diluito e lungo. «Non per questo meno impattante su salute e psiche di quello femminile», spiega Emmanuele A. Jannini, ordinario di endocrinologia, andrologia e sessuologia medica al Dipartimento di Medicina dei Sistemi dell'Università Tor Vergata di Roma, e autore di «Uomini che piacciono alle donne» (Sonzogno), dove dedica un intero capitolo all'argomento. «Oggi ne sappiamo molto di più: se la sua andropausa, come spesso succede, è concomitante alla menopausa della partner e ci sono problemi, la terapia o è in parallelo o si rischia di non avere successo. Inoltre l'andropausa è fisiologica, ma esistono versioni malate. Sbagliato allora dire alla tua età va così, bisogna sopportare».
D. Dunque non ha più senso parlare solo di andropausa?
R. Il termine couple-pause, o «pausa di coppia» lo abbiamo coniato io e Rossella Nappi dell'Università di Pavia, una delle massime autorità italiane sulla menopausa, facendone uno studio internazionale. La pausa a due nasce perché il sintomo sessuale di lui impatta su di lei e torna amplificato, e viceversa. Con una caratteristica unica di questa fase ormonale maschile e femminile: l'effetto negativo non si somma, ma si moltiplica, diventa esponenziale. La «pausa di coppia» è la moltiplicazione dell'una e dell'altra.
D. Un esempio di cortocircuito?
R. Lui inizia ad avere problemi di erezione. Inutile dargli una terapia se non mi informo anche sullo stato di salute della partner. Inutile prescrivere la pillola blu o simili se lei, a causa della menopausa, ha problemi di lubrificazione e dolore al rapporto, o non ha desiderio. Stessa cosa se prescrivo gli estrogeni a lei e lui non riesce ad avere o mantenere l'erezione. Ecco perché il sessuologo medico «moderno» deve visitare lui e lei insieme. Non ci siamo inventati una «malattia» nuova, ma dobbiamo prendere atto che in questi casi si crea una situazione particolarissima: non si può più curare trattando andropausa e menopausa a compartimenti stagni. E il nostro studio dimostra che un approccio medico solo individuale espone a fallimenti.
D. Anche dal punto psicologico è una questione di coppia?
R. Certo. Altro esempio: lui ha problemi di erezione o desiderio perché ha il testosterone ai minimi e non lo sa. Lei pensa: non gli piaccio più, forse ha un'altra, da quando sono in menopausa sono diventata troppo «vecchia» per lui.
D. Ma perché i 50 sono l'età dell'andropausa?
R. In realtà se ne parla già a 47-49 anni. Perché è in questo periodo che l'uomo inizia a percepire un certo «cambio di passo». E il testosterone è spesso il metro di misura del passaggio dell'uomo dalla piena giovinezza fisica a quella fase che arriva con l'entrata nell'andropausa.
D. Quali sono i sintomi maschili?
R. Impotenza, calo del desiderio. Ma anche cattivo umore (fino alla depressione), stanchezza inspiegabile (quella che arriva anche se non hai fatto «nulla»). Una carenza di testosterone, tipica di questa fase, porta anche a mettere su pancia più facilmente, ma predispone persino al diabete e all'osteoporosi. Non a caso il testosterone è la sostanza più anabolizzante che esista, favorente cioè l'attività del muscolo: se manca il testosterone aumenta la massa grassa. Anche l'orgasmo può diventare meno intenso: secondo i nostri studi in corso potrebbe essere legato alla produzione di sperma, minore con l'età.
D. Gli ormoni sono la chiave di volta?
R. Esiste un'andropausa su base ormonale, ed è la più diffusa. Anche se non è detto che un calo del testosterone, se non eccessivo, produca sintomi. Il 50% di uomini e donne che entrano in queste fasi della vita infatti non hanno disturbi. I sintomi erettivi inoltre possono essere indipendenti dai livelli ormonali, ma ciò va accertato con visita ed esami.
D. Prendere il testosterone in Usa va di moda. E da noi?
R. Sul testosterone l'Italia ha la miglior produzione di ricerca scientifica in Europa, ma siamo anche fra i peggiori prescrittori di questo farmaco. In Usa l'idea sbagliata è che il testosterone vada prescritto a tutti al compimento dei 47 anni, e nei supermercati si compra il Dhea, che è un androgeno minore, che però non ha l'effetto pieno del farmaco. Ci sono non pochi italiani che chiedono al medico il testosterone perché l'amico di Los Angeles gli ha detto «ma come, hai 55 anni e non prendi il testosterone»? Sbagliato. E l'unico vero integratore che alza naturalmente questo ormone è uno stile di vita sano.
D. Troppo testosterone fa male?
R. Comporta dei rischi (si parla di ictus e di tumore alla prostata) se viene prescritto senza i dovuti dosaggi nel sangue. Dare un farmaco quando il bicchiere è pieno è sicuramente rischioso. Da noi però si esagera al contrario: il testosterone si prescrive mediamente troppo poco. Anche quando sarebbe necessario. Se la carenza è grave si rischia la depressione o l'osteoporosi, se non il diabete. Se il bicchiere è mezzo pieno ma non ci sono sintomi non occorre prescrivere il farmaco.
D. Lo stile di vita influenza la pausa maschile?
R. Tanto. I sintomi dell'andropausa non sono un segnale solo del tempo che passa ma di come è stato utilizzato. Più sono presenti errori di stile di vita più il testosterone cala.
Alessandro Pellizzari