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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere Braille

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Numero 19 del 2021

Titolo: Il diritto al lavoro

Autore: Claudia Fiaschi


Articolo:
Fra i diritti di ogni cittadino, il diritto al lavoro è fondamentale: la dignità del cittadino passa anche da questo, e si conquista nel momento in cui si ha diritto a un lavoro vero. Questo principio è ancora più importante per tutti i cittadini con disabilità, e va reso concreto con una cura particolare. Dobbiamo fare in modo che la persona giusta si trovi nel posto giusto, perché dignità del lavoro significa anche che quella persona, nel suo contesto lavorativo, deve essere messa in condizione di poter esprimere al meglio, e in modo inclusivo, le sue potenzialità e le sue competenze. È un concetto che il Forum del Terzo Settore porta avanti con convinzione, sia attraverso il contributo che diamo all'Osservatorio nazionale sulle condizioni delle persone con disabilità, sia in modo più diretto con i nostri enti che spesso sono il primo presidio di inclusione lavorativa. Ciechi e ipovedenti in Italia sono circa il 3% dei 3,8 milioni di persone con disabilità. Il lavoro dell'Uici per loro è stato ed è straordinario: è una delle associazioni che nel panorama nazionale, nella sua lunga attività, ha saputo esprimere al meglio i valori di cui parliamo.
Il diritto di ciechi e ipovedenti a poter essere soggetti attivi nel mondo del lavoro non è sancito solo da una convenzione dell'Onu sui diritti delle persone con disabilità: l'Italia ha la legge 68 sull'inclusione lavorativa, che qualche anno fa è stata rinnovata con il Jobs Act, e che dovrebbe comportare un maggiore accesso al mondo del lavoro da parte delle persone con disabilità, anche con una personalizzazione dell'intervento in chiave inclusiva. Ma quante persone con disabilità, oggi, sono inserite effettivamente nel mondo del lavoro vero? I dati ci dicono che abbiamo ad oggi circa 760.000 persone iscritte nelle liste speciali di collocamento, persone che hanno un'invalidità civile superiore al 47%: tuttavia, i dati complessivi ci dicono che poi, di queste, solo meno di 30 mila persone ogni anno riescono a entrare nei circuiti lavorativi. Se facessimo una proiezione per calcolare in quanto tempo potremmo estinguere queste liste, ci sarebbero da aspettare ben 25 anni.
È una disparità che si manifesta anche adesso che le persone con disabilità hanno la capacità di approcciarsi assai meglio di un tempo al mondo del lavoro. Con gli anni, infatti, le persone con disabilità sensoriali come ciechi e ipovedenti, anche grazie ad associazioni come Uici, hanno avuto la possibilità di avere un accesso sempre più qualificato e competente nel mondo della scuola: un fattore determinante, in primo luogo perché ha consentito alle persone di riuscire all'interno del contesto scolastico e di poter raggiungere livelli di autonomia e competenza che fino a trent'anni fa erano ancora impensabili. Molti sono riusciti a concludere il loro percorso di studi arrivando a conseguire la laurea. Questo ha creato nuove generazioni di ciechi e ipovedenti che, attraverso il successo scolastico, hanno cominciato a ottenere le precondizioni per spendere queste skill in ambito sociale e lavorativo.
Il problema è rimasto il limite di ingresso delle persone prive della vista nel mondo del lavoro, a partire dalla Pubblica amministrazione: perché se la scuola è senz'altro uno dei soggetti privilegiati per creare le condizioni affinché le persone con disabilità possano entrare nel mondo del lavoro, è altrettanto vero che ci vuole anche il contesto, l'opportunità favorevole, e uno dei primi soggetti inadempienti da questo punto di vista è la Pubblica amministrazione. Noi abbiamo oggi una potenzialità enorme: le persone ipovedenti possono esprimere attivamente le loro competenze mettendole a servizio delle comunità e della società, ma spesso queste competenze vengono frenate da un sistema che agisce ancora più come barriera che come facilitatore. Basterebbe, ad esempio, che la Pubblica amministrazione adempisse correttamente alle quote d'obbligo per le assunzioni, e potremmo fare passi da gigante su questo fronte, per avvicinarci a condizioni di parità con gli altri cittadini.
Sul fronte del diritto, il Forum nazionale del Terzo Settore ha ritenuto di creare un'apposita consulta per la disabilità e la non autosufficienza, mentre all'interno dell'Osservatorio nazionale, nel quale il Forum esprime due membri, il tema del diritto all'inclusione nel mondo del lavoro delle persone con disabilità è presidiato e portato avanti anche all'interno dei gruppi di lavoro costituiti per approfondire il tema, e anche per verificare quale sia in Italia lo stato di attuazione della Convenzione Onu. Ma gli enti aderenti al Forum a loro volta rappresentano una rete straordinaria, che è il primo presidio di inclusione lavorativa per le persone con disabilità. Penso per esempio a tutte le reti specifiche che si occupano di disabilità, ma anche al mondo della cooperazione sociale di tipo B, che trova nel Forum una presenza straordinaria, e che da sempre, anche attraverso la legge 68, è la rete dei soggetti che meglio di ogni altro hanno saputo e voluto creare opportunità di garantire il diritto al lavoro delle persone con disabilità, spesso riuscendo anche a realizzare soluzioni estremamente innovative e inclusive sui territori. È lì, nei singoli contesti, che si creano le condizioni affinché le persone possano avere un lavoro vero, con la persona giusta al posto giusto, in un ambiente che deve essere accogliente e inclusivo affinché quella persona, grazie a una serie di supporti, riesca a dispiegare al meglio le sue potenzialità, rendendo reali quelle condizioni di pari opportunità e non discriminazione che la nostra Costituzione prevede si realizzino. Tutto questo trova piena coerenza non solamente con la Convenzione Onu, ma anche col grande progetto del Forum che prende a riferimento nella sua agenda gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030. Anche qui si richiama l'attenzione, e lo si fa su un piano globale, sul diritto al lavoro e sulla dignità che il lavoro deve garantire a ognuno.
Questo, dunque, è l'impegno del Forum: metterci al servizio degli enti del Terzo settore, dare voce alle loro istanze e, con la forza che oggi ha il Forum, il soggetto più rappresentativo del Terzo settore italiano, tentare di sciogliere i nodi di sistema che ancora impediscono una piena inclusione, laddove le associazioni che sostengono le persone con disabilità patiscono difficoltà che vengono dal contesto politico e amministrativo. Vogliamo credere che la prospettiva sia positiva: lo abbiamo ascoltato dalla voce del presidente del Consiglio Mario Draghi anche nei giorni scorsi, nel corso della presentazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, quando ha dichiarato la volontà di introdurre la legge quadro sulla disabilità, con un capitolo molto importante dedicato al diritto al lavoro. Quello di cui possiamo essere certi è che siamo alla vigilia di una grande stagione di confronto e di ricerca di soluzioni che potranno portare a nuove politiche attive del lavoro, con l'auspicio che si riesca finalmente a superare le barriere che ancora impediscono a moltissime persone con disabilità di esprimere appieno le proprie potenzialità. Mettiamoci dunque al lavoro insieme perché si apra una stagione di opportunità.
Claudia Fiaschi
Portavoce Forum del Terzo Settore



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