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Kaleîdos

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Numero 9 del 2021

Titolo: Guida alla salute delle donne

Autore: Redazionale


Articolo:
Emicrania, un problema da donne
(da «Silhouette» n. 5 del 2021)
Dolorosa e imprevedibile predilige soprattutto «lei».
Oggi l'obiettivo è bloccarla ancora prima che si presenti.
Toglie qualità alla vita ed è il secondo problema di salute più diffuso al mondo. L'emicrania, in Italia ufficialmente malattia sociale dallo scorso anno, è un problema con una predilezione per le donne, che ci convivono nella quotidianità, a volte in modo faticoso.
Conoscerla può aiutare a combatterla cercando nuove strade per prevenirla.
Un cervello iperattivo
L'emicrania è una malattia al femminile: la proporzione donna-uomo è di 3 a 1.
«Le ragioni sono molte, oltre alla predisposizione genetica» dice il professor Piero Barbanti, Neurologo responsabile del centro Diagnosi e Terapia delle cefalee e del dolore dell'Irccs San Raffaele Pisana di Roma, presidente Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee, autore del libro «Emicrania» ed. ilSole24ore. «La prima sta nei meccanismi del cervello femminile in cui le connessioni fra emisfero destro e sinistro sono ultraveloci: uno scambio di informazioni continuo che lo rende iperattivo e quindi vulnerabile agli stimoli esterni (dagli odori al clima) che scatenano gli attacchi. Il disturbo, poi, è legato alle fluttuazioni ormonali che nella donna sono accentuate: non a caso l'età fertile è quella più esposta agli episodi dolorosi».
Gender Gap nelle cure
Eppure quando si apre il capitolo delle «cure» l'emicrania segna un'altra sgradevole differenza fra i sessi, oltre a quella naturale che vede le donne più colpite.
«L'emicrania, proprio perché è la malattia più diffusa nel mondo nella popolazione sotto i 50 anni, ha ogni anno un costo elevatissimo ma questa spesa non è distribuita in modo equo: gli uomini investono molto più delle donne nelle cure» sottolinea il professor Barbanti.
Visita in ritardo
«Lo dimostra uno studio interessante svolto dal Cergas (Centro di Ricerche sulla Gestione dell'Assistenza Sanitaria e Sociale) dell'Università Bocconi di Milano e condotto su 607 pazienti affetti da emicrania tramite un sondaggio online: in un trimestre le spese per visite ed esami arrivano a circa 456 euro per gli uomini mentre si fermano a 283 per le donne. Inoltre le donne arrivano molto più tardi a farsi visitare da uno specialista neurologo: possono passare anche due decenni dal primo attacco, che di solito esordisce intorno ai 18-20 anni. E le ragioni sono sempre squisitamente economiche: l'uomo di solito guadagna di più e quindi si cura meglio e prima».
Che cosa la scatena
Chi soffre di emicrania lo sa: l'attacco doloroso, che 1ascia stremati, è dietro l'angolo perché i fattori che possono scatenarlo sono molti.
I trigger: diversi per ognuno
Oltre alle variazioni ormonali nella donna, ci sono diversi «trigger» a cui fare attenzione. Il primo è lo stress che causa una vera tempesta neuro-ormonale e un moltiplicarsi delle sostanze ossidative nell'organismo: perversamente la tensione fa anche da analgesico, per questo è nei momenti in cui sembra allentarsi (come nel fine settimana) che il dolore diventa acutissimo.
Vento e odori
Ci sono poi le variazioni del clima: sotto accusa soprattutto il vento caldo, il pesante scirocco. Anche dormire più o meno ore del solito può diventare dannoso.
Un ruolo importante hanno gli odori: un profumo forte può diventare un trigger ad alta velocità: lo si può percepire e avere mal di testa dopo pochi minuti.
Mai a digiuno
Un'attenzione particolare anche per il digiuno. Mai stare a stomaco vuoto per troppo tempo: il cervello emicranico, che consuma molto, ha bisogno di costante nutrimento. «Se dobbiamo aspettare diverse ore fra un pasto e l'altro, portiamo con noi dei piccoli snack: bastano una barretta, un paio di gallette o un frutto» dice il professor Barbanti. «Il mio consiglio, in generale, è quello di evitare i comportamenti sbagliati cercando però di non cadere nell'ansia, nel tentativo di isolarsi dagli stimoli dolorosi, un atteggiamento che finisce per peggiorare ancora di più la qualità della vita».
I chili di troppo
Chi pesa troppo rischia anche di soffrire di emicrania.
«Il tessuto adiposo rilascia sostanze infiammatorie e l'emicrania è essa stessa considerata una Low Grade Inflammation, una forma di infiammazione silente, cronica. Ecco perché perdere peso può essere di grande aiuto. In neurologia si usano diete chetogeniche che agiscono come un vero e proprio farmaco: devono essere seguite sotto controllo medico, mai con il fai-da-te, e richiedono molta determinazione perché sono rigide ma danno risultati eccezionali sia in fatto di dimagrimento che di cura dell'emicrania» dice lo specialista.
Le terapie
Per combattere il dolore dell'emicrania le cure sono diverse e vanno dagli analgesici, gli antiinfiammatori non steroidei (Fans), dal paracetamolo, ai triptani.
Oggi però l'obiettivo è soprattutto prevenire gli attacchi e ridurne l'intensità.
Gli anticorpi per prevenire gli attacchi
La nuova speranza per chi soffre di emicrania sono le cure preventive con gli anticorpi. «Non sono un vaccino, come immaginano alcuni, ma sono comunque una rivoluzione. Gli emicranici, finora per raggiungere questo obiettivo erano costretti a utilizzare farmaci «riciclati» da altre patologie (beta-bloccanti, antiepilettici). Oggi invece ci sono questi farmaci che uniscono efficacia e tollerabilità. Gli anticorpi monoclonali anti Cgrp-Cgrp-r si sono dimostrati utili tanto nell'emicrania episodica quanto in quella cronica e per chi aveva abusato di analgesici» dice lo specialista.
I pregi e i limiti
«Riducono la frequenza degli attacchi fino al 40-50 per cento e può bastare una somministrazione una volta al mese o, in altri casi, ogni tre mesi. Il loro limite è il costo ancora elevato: i requisiti per il rimborso sono severi (bisogna soffrire di emicrania per almeno 8 giorni al mese e aver fallito tre tentativi di cura con altri farmaci). Per questo non sono ancora molto accessibili».
Dalla mindfulness all'agopuntura
Alcuni le considerano ancora con scetticismo eppure sono molte le cure complementari che possono rivelarsi utili per l'emicrania. «Una è la mindfulness: non è una tecnica da New Age ma una strategia psicologica precisa e con solide basi biologiche. Durante la meditazione il lavorio della mente si riduce all'essenziale e si agisce sul sistema nervoso vegetativo. Funziona molto bene nelle emicranie da stress».
Un'alternativa
«Lo stesso vale per l'agopuntura per cui bisogna sempre rivolgersi a terapeuti qualificati: può essere una soluzione per quei pazienti che non possono assumere farmaci, per esempio le donne in gravidanza o gli anziani. Sono sempre più usati anche i nutraceutici, integratori specifici da utilizzare, in alta concentrazione, da soli o associati ai farmaci tradizionali. Fra quelli più utili e sperimentati ci sono il magnesio, il coenzima Q10, il partenio, una pianta con proprietà antinfiammatoria, la vitamina B2. Sono indicati nei giovanissimi e comunque fino ai 50 anni» spiega il professor Barbanti.
E con il covid?
La pandemia da Covid-19 ha avuto i suoi effetti anche su chi soffre di emicrania.
«La conferma arriva dai dati raccolti in Australia con l'app Migraine Buddy, che monitora i pazienti emicranici e ha registrato dati singolari. Infatti, durante il lockdown, quando la popolazione era terrorizzata e l'attenzione era concentrata sull'emergenza lo stress acutissimo ha fatto quasi da analgesico, minimizzando gli attacchi da emicrania. Ora, invece, che il sentimento prevalente è di stanchezza e insofferenza e si sono aggiunti altri fattori negativi come la sedentarietà, l'aumento di peso, l'eccesso di cibo e alcolici i dolori da emicrania si sono ripresentati più forti e frequenti. Anche in questo possiamo dire che il covid-19 ha peggiorato ed esacerbato quella che era già una problematica seria e diffusa» conclude Barbanti.



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