Numero 4 del 2021
Titolo: ATTUALITÀ- Donatore di voce
Autore: Giorgio Farinetti
Articolo:
Sono un donatore di voce da più di dieci anni. Non ricordo il giorno esatto di quando ho cominciato ma mi ricordo bene il come.
Sono una guida escursionistica ambientale e avevo appena terminato un corso di aggiornamento sull’accompagnamento delle persone con difficoltà. Ho scoperto un mondo che credevo molto lontano da me e che invece era dietro la porta di casa così quando ho letto un articoletto sulla cronaca locale di un quotidiano dove il libro parlato di Novara cercava volontari ho scritto e mi hanno "arruolato".
Ad oggi ho letto 95 libri, sto terminando il 96° e ne ho un altro in lista di attesa. Ho letto di tutto. I più insoliti? "L’atlante delle razze autoctone" di Daniele Bigi e Alessio Zanon, "Pedagogia dall'antichità all'alto medioevo" di Giorgio Chiosso, "La scimmia, l'uomo primitivo, il bambino" di Vygotskij & Lurija. Quello che mi è piaciuto di più? Forse "Swing" del mio amico Giancarlo Buratti ma anche "Douglas Adams e la sua guida galattica per gli autostoppisti". Il più divertente? Sicuramente "Geronimo Stilton; tutta colpa di un caffè con panna".
Negli ultimi anni ho insegnato informatica in una associazione milanese che si occupa di disabilità e faccio il bibliotecario da una ventina di anni. Ovviamente adoro i libri. Provate ad immaginarmi adesso, mentre scrivo. Sono nella sezione ragazzi della biblioteca del mio paese, scrivo a mano con la stilografica che mi hanno regalato gli allievi e ascolto la radio. Radio Swiss Jazz va molto d’accordo con l’odore dei libri e il profumo dell’inchiostro. Da questa postazione sono passati molti donatori di voce. Mi piace mettere a loro disposizione la mia esperienza di vecchio lettore ed alcuni ancora mi chiamano quando litigano con Audacity.
Infine la domanda che mi fanno tutti quando racconto di questo lavoro: perché?
La risposta è semplice: perché mi piace raccontare storie; mi piace pensare che, attraverso la mia voce, i libri prendano forma e non siano più solamente carta e inchiostro ma volti, cose, accadimenti e, soprattutto, una voce, la mia.
Leggo, come tutti i colleghi, quando posso. Di solito mi chiudo in biblioteca quattro o cinque volte alla settimana e leggo per circa mezz’ora. Di più non riesco, la voce si spegne e la concentrazione diminuisce facendomi fare un sacco di errori. Ho difficoltà con le parole che hanno la lettera V e con le parole con tante R così rallento (impercettibilmente spero) un poco in modo da pronunciare bene e non fare "papere". Ho anche imparato a leggere gli e-book, divido lo schermo a metà: sopra metto audacity e sotto il libro che scorro con i tasti freccia della tastiera.
Il mio più grande difetto (o forse no) è che mi faccio prendere dalla storia.
Se nel testo il protagonista socchiude gli occhi lo faccio anche io, se alza le spalle io alzo le spalle e, a volte, se si commuove io devo cancellare e re-incidere perché la voce si "rompe". Al sabato la biblioteca aperta al pubblico e le persone che vengono a prendere in prestito i libri sanno del mio lavoro. Entrano in punta di piedi per non disturbare la registrazione e mi prendono in giro quando sentono che sto leggendo un testo complicato e difficile. Un libro di 300 pagine corrisponde a 7-8 ore di ascolto ma un testo universitario può costare anche 20 ore di ascolto; ciò significa che se l’utente ci mette 8 ore a leggerlo io ci metto almeno 30 ore a registrarlo; diciamo un mesetto di lavoro.
Concludendo vi svelo il segreto: io non registro un libro, io lo leggo a qualcuno. Mi immagino, un amico che si siede vicino a me, si mette comodo, chiude gli occhi e ascolta quello che gli racconto. A volte gli parlo, gli chiedo scusa se leggo male e mi sembra di vederlo sorridere quando sbaglio e mi scappa qualche imprecazione di dispetto. Ho frequentato un sacco di corsi (lettura espressiva, lettura per bambini, dizione) ma se non ti piace raccontare storie è tutto inutile.
La passione del raccontare è il vero segreto e spero proprio che, questa passione, si senta nel lavoro che faccio e comunque io ce la metto proprio tutta.