Numero 6 del 2021
Titolo: Medicina- Dove nasce la comicità? Nel cervello poco sopra l'orecchio destro
Autore: Cesare Peccarisi
Articolo:
(da «Corriere salute» del 17 marzo 2021)
Uno studio condotto con risonanza magnetica ha individuato le aree in cui si formano le «battute» e spiegato perché le lesioni date dal Parkinson ne riducano la comprensione
Dove nascono le irresistibili gag dei comici più bravi? L'hanno scoperto, tramite risonanza magnetica funzionale, ricercatori californiani delle Università di Los Angeles e Santa Barbara, diretti da Ori Amir, in uno studio i cui risultati sono stati pubblicati su Frontiers of Human Neuroscience: la fonte della creatività comica si trova a livello delle tempie poco sopra l'orecchio destro nell'area cerebrale nota con la sigla Toj, acronimo di temporal-occipital junction, cioè giunzione temporo-occipitale. Nei comici di professione la Toj appare più sviluppata. Ma ciò deriva dal continuo esercizio oppure perché comici si nasce?
L'esperimento
Lo studio dà una risposta ambigua: l'esercizio sembra prevalere sul talento, ma si può arrivare alla comicità in modo diverso, utilizzando aree cerebrali differenti e quindi un confronto diretto è impossibile. Per cercare di capire qualcosa in più i ricercatori sono partiti da una vignetta di Robert Mankoff pubblicata il 23 settembre 2002 sul NewYorker Magazine, che ritrae una coppia seduta davanti alla scrivania di una dottoressa alle cui spalle campeggia la scritta: «Consulenza matrimoniale». Il fumetto della dottoressa diceva: «È un po' imbarazzante per me. Quella con cui l'ha tradita suo marito sono io. La tariffa per il consulto resta comunque di 200 dollari». Dopo aver cancellato le parole della terapeuta, i ricercatori hanno chiesto a 40 soggetti (13 comici di professione, 9 giovani aspiranti attori teatrali e 18 studenti universitari usati come «controllo») di inventare in mezz'ora una frase comica per il fumetto vuoto, oppure una neutra o niente del tutto se la situazione non li ispirava.
Le valutazioni
Per una valutazione obiettiva è stato assegnato un «handicap» da detrarre alla fine della prova, così da portare tutti allo stesso livello: 0 punti agli studenti, 1 punto agli aspiranti attori e ai comici professionisti 2 o 3 punti a seconda della loro esperienza. Anche le frasi inventate sono state giudicate secondo una scala a quattro punti: «non fa ridere», «fa un po' ridere», «fa abbastanza ridere» e «fa molto ridere». Alla fine i soggetti dovevano indicare quali frasi rimanevano più impresse per la loro comicità. Mentre eseguivano il compito il loro cervello veniva scandagliato tramite risonanza magnetica funzionale.
Comicità attiva e passiva
È stata così confrontata la cosiddetta comicità attiva con quella passiva e si è visto come il cervello opera nel creare e poi nel giudicare una situazione comica a seconda dell'esperienza o di un'innata vena comica. È stato così osservato che i comici di professione usano la Toj più degli altri, che invece sfruttano soprattutto altre due aree cerebrali chiamate mpfc e striato. La mpfc, acronimo di medial prefrontal cortex, cioè corteccia mediale prefrontale, si trova grossomodo sotto l'attaccatura dei capelli della fronte ed è considerata fondamentale per la creatività in genere, da quella musicale a quella pittorica. Lo striato è il principale agglomerato neuronale d'ingresso dei gangli basali, situati in profondità al centro del cervello. Importante per la pianificazione e la modulazione dei movimenti, lo striato è implicato anche nelle funzioni esecutive, quelle cioè correlate a compiti complessi, nuovi o frutto di un difficile processo decisionale. La sua lesione è caratteristica nella malattia di Parkinson dove, oltre a dare problemi motori, compromette (come indicato sul Journal of Neurolinguistics nel 2014) anche la capacità di capire i doppi sensi delle battute. Legato ai meccanismi di compenso, si attiva in risposta alle gratificazioni.
Effetto divertimento
Riuscire a «tirar fuori dalla propria testa», come dicono nelle scuole di teatro, una battuta azzeccata è certamente gratificante, ma i comici sembrano usare poco sia la mpcf che lo striato. A gratificarli ci pensa un altro meccanismo scoperto in questo studio e che gli autori hanno chiamato «effetto divertimento»: ancor prima di prendere forma nella Toj le frasi poi risultate migliori, e più ricordate, attivavano le aree fronto-temporali implicate in funzioni come linguaggio, memoria, affettività, eccetera. Ciò significa che quando in queste aree viene concepita la battuta e questa poi va alla Toj che la crea definitivamente, fa già ridere il suo stesso autore, un po' come dire che la miglior barzelletta è quella che fa ridere anche chi la racconta. Infatti alcuni comici non riescono a trattenersi dal ridere durante le loro migliori interpretazioni.
Creatività
La creatività comica si distingue dalle altre per un suo centro (la Toj appunto) ma anche per il fatto che se ne possono subito valutare qualità e dipendenza dall'esperienza: alcune imitazioni fanno ridere poco e altre, anche riproposte molte volte, sono sempre esilaranti. Per il resto la creatività comica segue le stesse regole delle altre (un'improvvisazione jazz, un quadro, un monologo teatrale, ecc.) per le quali sono state individuate aree simili alla Toj, diverse a seconda del tipo d'ideazione. Ovviamente se si suona jazz si attivano le aree acustiche, se si disegna un quadro quelle visive e se si recita su un palcoscenico quelle del linguaggio.
Eureka!
Un solo fenomeno sembra però comune a tutti i tipi di creatività: da una parte si attiva la mpfc e dall'altra si disattiva la dlpfc, acronimo di dorsolateral prefrontal cortex e di corteccia prefrontale dorsolaterale, entrambe situate sotto la fronte. Nel momento creativo, quando si accende la classica lampadina e gridiamo eureka!, nel nostro cervello si crea un religioso silenzio e la nostra attività cerebrale è attenta solo a questa improvvisa illuminazione, tacitando tutto il resto. Quando nella mente del pianista nasce una nuova melodia è come se, senza tenere accesa l'area che controlla le mani, queste si mettessero per magia a muoversi da sole. In realtà a dirigerle è la mpfc che si attiva in modalità cosiddetta default, nel modo cioè che tutti abbiamo provato facendo qualcosa mentre pensiamo ad altro e siamo rapiti da altri pensieri. Le mani del pianista corrono sulla tastiera mentre la sua mente corre dietro alla melodia che gli risuona dentro. Un po' come quando attraversiamo una strada guardando un messaggino del cellulare senza bisogno che il cervello motorio programmi i movimenti per camminare.
Pensiero libero e controllato
Si è recentemente scoperto che, insieme ad altre aree come precuneo, ippocampo, corteccia cingolare posteriore, eccetera, la mpfc e la dlpfc sono all'apice del circuito neuronale chiamato Default, che letteralmente significa rete predefinita. Questa rete s'innesca per attività passive e si disattiva per azioni finalizzate. Alla base del suo funzionamento c'è l'equilibrio fra i suoi due centri principali: la mpfc, implicata in funzioni come introspezione, rapporti psicosociali, ricordi, emozioni, immaginazione e la dlpfc che è preposta invece alla pianificazione e all'inibizione. La prima è cioè la quintessenza della libertà di pensiero, la seconda del self-control, un po' come dire che la mpfc è molto italiana e la dlpfc molto inglese. La bilancia Default della creazione si basa quindi sull'attivazione del pensiero libero e sul silenziamento del pensiero controllato. Se Einstein non avesse avuto la vena comica che lo ha indotto a fare la linguaccia nella famosa foto del 1951, forse il suo cervello non sarebbe stato abbastanza libero da formulare la teoria della relatività.
Cesare Peccarisi