Numero 8 del 2021
Titolo: Donatori di voce
Autore: Vincenzo Massa e Francesca Ferraro
Articolo:
Durante questa pandemia, che ha sconvolto e trasformato radicalmente le nostre vite, cambiando abitudini e alzando barriere fisiche e mentali, abbiamo scoperto o riscoperto nostro malgrado una dimensione più intima della vita e, in un modo o nell'altro, abbiamo fatto del nostro meglio per cavare del buono da tutto questo. C'è chi è diventato un panificatore provetto, chi si è buttato anima e corpo nel fitness e chi ha deciso di regalare del tempo agli altri, per cercare di tendere una mano all'altro e trasformare in pratica il concetto di solidarietà. È il caso dei nostri donatori di voce che sono quintuplicati nel giro di pochi mesi, passando da meno di 100 a più di 500, anche grazie a «Leggi per me», un'iniziativa solidale lanciata nei primi giorni di maggio, in cui si invitava a registrare il proprio pezzo del cuore e a inviarlo all'Uici affinché chiunque potesse ascoltare e beneficiare della lettura ad alta voce. Il numero dei partecipanti ha superato i 10.000 contatti e da questi, molti si sono trasformati in donatori di voce per il Libro Parlato, desiderosi di poter contribuire a un servizio che porta avanti cultura e autonomia da diversi decenni. Tra questa campagna e la base di donatori di voce già attiva, gli audiolibri di livello amatoriale pubblicati a dicembre 2020 sono stati 270, incrementando notevolmente la scelta nel già ampio catalogo e permettendo il completamento di diverse saghe narrative. I nostri donatori arrivano da ogni parte d'Italia e, in alcuni casi, anche da Gran Bretagna, Spagna e Irlanda. Hanno età diverse e diverse occupazioni, ma sono accomunati da una grande passione per la lettura e il desiderio di fare qualcosa di utile per la società in cui vivono.
È il caso di Angela Pagano, ex insegnante di lingue straniere, a cui abbiamo rivolto alcune domande.
D: Come ha conosciuto il Centro del Libro Parlato?
R: Una mia collega mi aveva parlato dell'Uici e del loro impegno nel promuovere l'attività di donatori di voce.
D: Perché ha deciso di diventare donatore?
R: Mi è sempre piaciuto leggere ad alta voce, attività che ho più volte promosso a scuola. Ho coniugato questa passione con l'impegno del volontariato nei riguardi delle persone che non sono in grado di leggere autonomamente.
D: Da quanto tempo lo fa?
R: Da più di cinque anni.
D: Quanti libri ha letto e di che tipo? Con che frequenza?
R: Credo di aver letto almeno duecento libri. All'inizio si è trattato di romanzi, ma in seguito mi sono dedicata quasi esclusivamente ai manuali di studio, ad uso degli studenti universitari. Questo, credo, è ciò che differenzia l'Uici dalle altre associazioni di donatori di voce. Sapere che il mio lavoro è necessario, che ogni pausa, ogni inflessione, ogni variazione di tono verrà colta e assumerà un valore, mi spinge a curare al massimo la dizione, la punteggiatura, le pause. Inoltre sono consapevole che un lavoro ben fatto e consegnato in tempi brevi è importante per non allungare i tempi di un esame, per non rimandare una laurea. La frequenza è abbastanza serrata: a volte mi si richiede di leggere velocemente un testo, per un esame imminente, ma in genere, tranne alcuni periodi, sono impegnata con letture quotidiane.
D: Si ricorda la prima volta che lo ha fatto? Cosa pensava? Era emozionata?
R: Ricordo benissimo la mia prima volta. Si è trattato di un giallo ambientato sui monti Sibillini, nelle Marche. Ero emozionata, perché mettevo a frutto la capacità di leggere in modo significativo, ma poi mi sono trovata a dover risolvere delle problematiche che nella lettura mentale passano inosservate: una canzone, un telegiornale, un brano in romanesco e un altro in dialetto marchigiano, alcune pagine un po' osé... Dico solo che alla fine ho cantato il brano di Battisti e mi sono fatta registrare a parte il dialetto!
D: Cosa significa essere volontaria? Cosa rappresenta per lei questo tipo di volontariato? Ha mai fatto volontariato di altro genere?
R: Fare volontariato in generale significa ritagliare un po' di spazio nella vita quotidiana per entrare a contatto con il mondo reale, fatto di disagi, difficoltà, esigenze diverse. Aiuta a riflettere. Essere volontaria in questo settore significa essere consapevole di essere un tramite tra un testo scritto e il destinatario che dovrà ascoltarlo, ma soprattutto comprenderlo e assimilarlo. È un compito anche difficile e stimolante, perché significa in qualche modo interpretare il testo, correggerne alcuni refusi, a volte risolvere velocemente una sintassi zoppicante, decidere se inserire o no delle note. Faccio altri tipi di volontariato: collaboro a progetti europei sulla cittadinanza attiva degli over 80, e traduco per Amnesty International.
D: In cosa consiste in pratica essere donatori di voce? Ha fatto un provino?
R: Ho fatto inizialmente un colloquio telefonico con Francesca Ferraro, che mi ha illustrato il servizio del Libro Parlato, a cui ha fatto seguito una prova di registrazione che ha avuto esito positivo. Tutti possono diventare donatori di voce. Però è importante sapere che non basta avere una voce gradevole senza inflessioni dialettali. Bisogna avere passione per la lettura, conoscere la struttura del testo e sapere di dover essere il più possibile chiari, perché una volta spedito il file non è più possibile tornare indietro.
D: La sua famiglia che ne pensa?
R: La mia famiglia è orgogliosa del mio impegno. E sono comprensivi, quando mi chiudo in una stanza e chiedo di fare silenzio.
D: Con il Covid è cambiato il suo approccio alla lettura?
R: Con il lockdown forse l'unico cambiamento è aver avuto più tempo a disposizione a casa per registrare altri libri. Mi sono resa conto che leggere ad alta voce per i non vedenti significa non soltanto fare un'operazione necessaria. È anche un'occasione per una crescita personale, per migliorare la propria dizione, per mettere a punto una maggiore sinteticità nella propria produzione orale anche nell'interagire con altri. Insomma, farsi capire diventa essenziale, in tutti i casi.
Un altro donatore di voce per noi preziosissimo è Spartaco Bertollini, che noi chiamiamo amichevolmente Caterpillar, perché ha una velocità di registrazione inaudita, tanto che da marzo 2019 ha registrato per noi 120 libri. Alla domanda su cosa vuol dire essere donatore di voce risponde: Significa donare una parte di sé agli altri - entrare anche nel cuore di chi ascolta - rappresentare un «Compagno di Viaggio» per il tempo necessario a percorrere una «Storia». Sì, ho avuto altre esperienze di volontariato. Per molti anni ho suonato e cantato in Case di Riposo e, con la mia Compagnia Teatrale, ho recitato a favore di diverse Associazioni impegnate, soprattutto, nella Tutela di Minori con gravi patologie, e altre Associazioni impegnate in vari campi assistenziali, sempre in ambito infantile. E alla richiesta di motivare il perché abbia scelto proprio la registrazione di audiolibri risponde: «La prima ragione, la principale, è che «sento» molto questo problema. Da bambino, a 12 anni, ho corso il gravissimo rischio di perdere la vista ad un occhio e, quindi, mi compenetro molto nelle esigenze di chi, purtroppo, è costretto ad immaginare «il mondo». Inoltre mi occupo, tra le altre attività (Musica principalmente), anche di Teatro e mi affascinava l'idea di «recitare» un libro. Un esercizio di compenetrazione totale. E, infine, l'idea di entrare nelle case di chi usufruisce di questo servizio e, anche solo, l'idea di far loro compagnia con la mia voce mi emoziona».
Annoveriamo tra i nostri donatori il gruppo del Libro Parlato di Novara, costituito da donne e uomini sempre pronti e disponibili a registrare testi scolastici, romanzi, biografie e saggi. Tra loro c'è Giuseppe, 73 anni e una voce altisonante, creatore e motore trainante di questo gruppo, che legge per noi da tre anni oltre a essere volontario della Croce Rossa Italiana che, alla domanda su cosa vuol dire essere donatore di voce risponde «Essere donatori di voce significa poter essere la vista per qualcuno che non può vedere, leggere a voce alta significa entrare nell'intimo del libro e scriverne la parte che l'autore non ha scritto».
Del gruppo di Novara fa parte anche Anna, che ha iniziato la sua avventura leggendo un annuncio di collaborazione su un quotidiano novarese. Della prima volta che ha registrato un libro racconta: «Ero certamente emozionata e pensavo alla persona che avrebbe ascoltato il libro. Cercavo di seguire bene la punteggiatura e di dare un senso a ciò che leggevo per renderlo interessante e il meno monotono possibile». Alla domanda su cosa vuol dire essere donatore di voce risponde «essere volontaria significa dare un aiuto a chi ne ha bisogno. Prestare la voce a persone che, per diversi motivi, non sono in grado di leggere dà soddisfazione. Il fatto di rendersi utile è gratificante. In passato avevo fatto volontariato ma di altro tipo occupandomi di bambini bielorussi che venivano a passare un mese di vacanza nel nostro Paese».
C'è Claudia che dice «Sono arrivata al Libro Parlato dopo aver frequentato un corso di lettura espressiva organizzato da un'associazione di Novara già collegata al Libro Parlato. Amo leggere a voce alta e mi piace ascoltare la mia voce. Sono donatrice di voce da giugno 2020, ho letto 6 libri di narrativa. La mia famiglia è molto contenta di questa mia «attività» e mi sprona a continuare con impegno. Ho cominciato a «donare» in pieno periodo covid».
Dietro ogni donatore c'è una vita intera, fatta di motivazioni, pensieri, ambizioni e volontà che lo portano però sempre allo stesso traguardo: donare voce, cuore e mente a tutti noi e per questo non li ringrazieremo mai abbastanza. Loro che per noi sono una grande famiglia su cui contare, con cui confrontarci, discutere e sorridere, rappresentano il cuore pulsante di questo servizio, un cuore tenuto in forma da tutti e cinquecento i nostri donatori di voce.