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Kaleîdos

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Numero 4 del 2021

Titolo: Donne coraggiose

Autore: Redazionale


Articolo:
Mi batto contro il bullismo
Storia di Chiara
(tratto da «Coraggiose» a cura di Silvana Gavino - Cairo Editore)
Vedi questi numeri sul mio telefonino, 256, 540, 1090...? Sono i commenti al video che ho caricato stamattina sul mio canale YouTube. Me ne arrivano 15 mila al giorno. Rispondo a tutti o quasi: è il mio lavoro. Un impiego a tempo pieno, con un guadagno che mi permette di non preoccuparmi troppo per il futuro.
Tutto è cominciato sette anni fa
Avevo 16 anni, ho pubblicato su Instagram una foto con il mio pancione e l'hashtag #16annincintae#felice. Mi hanno scritto così in tanti che per rispondere a tutti ho pensato di girare un video. L'ho poi caricato sul canale che avevo aperto per condividere le mie passioni: dalle cover degli Evanescent, il mio gruppo rock preferito, al contouring, tecnica di make-up che rimodella i volumi del viso.
Dalla gravidanza in poi il web è diventato lo strumento dove racconto com'è cresciuta la mia autostima, cercando di aiutare chi è vittima di bullismo come lo sono stata io per anni.
Cicciottella, con gli occhiali e l'apparecchio ai denti, ero il bersaglio perfetto dei compagni di scuola più prepotenti. Se non avessi imparato a difendermi dal giudizio altrui non potrei fare quello che faccio: raccontare la mia vita online. Dove gli haters, quelli che postano insulti, mi scrivono commenti come: «Perché non ti metti a dieta? I vestiti ti si sono deformati addosso». Oppure: «Fai sport grassona, sudare elimina l'aggressività che ti contraddistingue». Solo perché non ho paura di rispondere. Lo faccio anche per mostrare a chi mi segue come ribellarsi!
Gli insulti: un incubo quotidiano
Ero in terza elementare quando una maestra cominciò a sfogarsi su di me chiudendomi in uno stanzino e aizzando i miei compagni: «Guardate Chiara, sembra una balena!».
E tutti a ridere. Nel banco il posto accanto al mio era rimasto vuoto e non capivo perché nessuno volesse stare con me. Mi sentivo invisibile. E mentre il consiglio della preside a mia madre fu: «La faccia mangiare di meno» io mi sentivo tranquilla solo a ricreazione pensando: metà giornata è già passata!
Anche se, subito dopo, un altro pensiero mi buttava nello sconforto: domani si ricomincia! Per i miei genitori era difficile capire il mio malessere, anche perché io cercavo di non farli preoccupare. A 9 anni ci ha pensato il mio corpo a chiedere aiuto: per il troppo stress ho cominciato a soffrire di cistite emorragica, con bruciori tremendi che mi bloccano a casa.
I miei genitori, dispiaciutissimi, non sapevano come aiutarmi.
Sono figlia unica, e la mia famiglia è sempre stata un rifugio accogliente in cui, nei momenti più duri, mi sono completamente isolata.
Passavo giornate intere in compagnia di amici virtuali, ragazzi molto giovani che facevano video divertenti. All'ingresso delle scuole medie mi sentivo così «tappetino» che la mia insicurezza si percepiva a distanza come un cattivo odore. E alimentava negli altri reazioni sgradevoli che non avrei dimenticato facilmente. Come quella volta in cui la professoressa mi chiese di andare a prendere il registro in un'altra classe. Mi ritrovai tremante davanti a un coro di: «Ciambella! Ciambella!».
L'insegnante rimase in silenzio rafforzandomi nella convinzione di non potermi fidare di nessuno. Me la dovevo cavare da sola.
Peccato che a quel punto cominciarono anche gli attacchi di panico. All'idea di uscire di casa mi saliva l'adrenalina come se qualcuno mi puntasse una pistola alla testa. Fa un po' sorridere raccontarlo adesso che, nel mio piccolo, faccio campagne contro il bullismo. Il primo consiglio che do alle migliaia di ragazze vittime di soprusi psicologici che mi seguono è di rivolgersi a uno psicologo. L'ho fatto anch'io, naturalmente.
Sul palcoscenico sto da dio
Un giorno, in prima liceo, realizzai che non valeva più la pena di soffrire. Vietato passare la vita ad ammalarmi a causa dello sguardo degli altri! L'anno precedente avevo cominciato a studiare canto e recitazione con un'insegnante: vere infusioni di autostima che mi regalavano ondate di benessere.
Incredibilmente sul palco mi sentivo «intoccabile», come se nessuno potesse più farmi male. Invece di nascondermi sotto vestiti informi nel tentativo di non attirare l'attenzione dei bulli, da quel momento ho iniziato a mostrarmi. Davanti al pubblico sono io in tutta la mia «evidenza» e mi sento benissimo.
Ero arrivata a pesare novanta chili, ma quell'anno ne ho persi venti, grazie alla dieta ferrea consigliata da una dietologa e ho ricominciato a uscire di casa.
Ho conosciuto il ragazzo che sarebbe diventato il papà di Lara e a 16 anni sono rimasta incinta. Alla notizia ero felice e spaventata: andavo a scuola e i miei genitori lavoravano tutto il giorno, come avremmo fatto?
All'inizio è stato un colpo anche per loro. Ma davanti alla mia fermezza le loro remore si sono sciolte. «Noi ti sosteniamo» mi hanno detto. Ne avevamo passate tante e quella maternità, anche se prematura, era un evento gioioso. Mentre aspettavo Lara, e finivo il liceo privatamente, ho raccontato la mia dolce attesa in Rete. Nove mesi bellissimi, anche se con il suo papà non ha funzionato.
La pancia non è più un problema
Finalmente non vedevo più la mia pancia come chili da eliminare. Era il contenitore di una nuova vita che cresceva dentro di me. Non solo. Durante la gravidanza, con le varie analisi mediche ho scoperto la causa del mio sovrappeso: un eccesso d'insulina nel sangue che provoca un continuo stimolo della fame. Certo, se l'avessi saputo prima mi sarei evitata molti anni di sofferenze, ma non avrei scoperto di saper cantare e recitare, non potrei aiutare le ragazze prese di mira dalla cattiveria altrui. Forse Lara non sarebbe nata e senza di lei non avrei avuto motivo di raccontare la mia storia, né qui né online. E a chi mi accusa di esporre mia figlia ai pericoli della Rete rispondo che sto bene attenta a non rivelare elementi che potrebbero far risalire al nostro indirizzo. Il resto, è la mia vita.
Chiara Paradisi: 23 anni, vive a Roma con la figlia Lara e gestisce il suo canale YouTube «Chiara Paradisi». Ha 640 mila iscritti.



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