Numero 4 del 2021
Titolo: Adriana Albini, «Io, scienziata e campionessa di scherma»
Autore: Flora Casalinuovo
Articolo:
(da «Donna Moderna» n. 7 del 2021)
È l'unica italiana tra le 100 donne più influenti al mondo per la Bbc. In laboratorio cerca una cura contro il cancro, fuori conquista medaglie nel fioretto. Il suo segreto? «L'organizzazione: la mia agenda sembra il cubo di Rubik»
Quando Adriana Albini mi risponde al telefono, penso subito di aver sbagliato numero. La voce di questa ricercatrice veneziana classe 1955, direttore scientifico di Fondazione MultiMedica onlus, responsabile del Laboratorio di Biologia Vascolare e Angiogenesi dell'Irccs MultiMedica e docente di Patologia Generale all'università Bicocca di Milano, sembra quella di una ragazzina: squillante, allegra, libera da formalità. Eppure avrebbe tutte le ragioni per essere distaccata, quasi altera. È l'unica italiana a figurare nel prestigioso elenco delle 100 donne più influenti al mondo stilato dalla Bbc. E se già questo potrebbe far girare la testa, lei alza la posta in gioco: è anche campionessa di scherma Master e autrice di romanzi gialli. «Le mie giornate sono organizzate alla perfezione, l'agenda sembra il cubo di Rubik» scherza. «In passato ho lavorato negli Stati Uniti e lì ho preso questa abitudine: schedulare con attenzione gli impegni e trovare così spazio per ogni attività e ogni passione».
D. Come ha reagito davanti al riconoscimento della Bbc?
R. Mi ha avvertito in diretta un collega che vive in Gran Bretagna, quasi non ci credevo. Sono emozionata e onorata per la motivazione del premio, ovvero «la capacità di ispirare e di battersi per la parità nella scienza». Un tema che mi sta davvero a cuore, ho fondato il club delle Top Italian Women Scientists con cui organizzo convegni e lancio petizioni per ottenere più fondi per le ricercatrici donne.
D. Lei si occupa di biologia molecolare e di angiogenesi, il meccanismo di creazione di nuovi vasi sanguigni che è fondamentale per la diffusione del cancro. Quando è nato l'amore· per la scienza?
R. L'ho respirato sin da bambina. Mamma era professoressa di scienze e matematica: ogni estate io e mia sorella passavamo le giornate sulle spiagge della Laguna dove lei non ci faceva solo i castelli di sabbia, ma ci parlava di alghe, cellule e ambiente marino. Alle medie impazzivo per gli esperimenti e alle superiori divoravo testi stranieri di Fisica e Chimica. Quindi è stato naturale iscrivermi a Chimica e perfezionarmi all'estero. In quegli anni, poi, è nata l'oncologia sperimentale, c'era grande fermento intorno a questa branca della ricerca. Così ho iniziato a studiare i meccanismi che fanno crescere o bloccano i tumori. Esistono cellule che sono killer naturali, per esempio, e cibi originati dall'alimentazione mediterranea o orientale come l'olio e i derivati delle alghe che fermano la riproduzione delle cellule malate.
D. E sulla pedana di scherma, invece, come ci è salita?
R. In quel caso è stato il destino. Al liceo offrivano delle lezioni gratuite e ho provato con le mie compagne di classe. Mi è piaciuto da subito e sono arrivati anche i primi risultati. Poi a 25 anni ho appeso il fioretto hl chiodo perché, come tanti ricercatori italiani, ho fatto la valigia e sono andata in America e in Germania. Tornata a casa, mi hanno parlato del Master, il movimento degli schermitori veterani, e non ho perso l'occasione. Ho vinto un argento all'Europeo e un bronzo al Mondiale. La scherma ha un sacco di aspetti in comune con la ricerca: sono sfide in cui servono strategia e razionalità, bisogna studiare l'avversario e costruire un dialogo per batterlo. In laboratorio il nemico è il cancro, oppure un virus, mentre in pedana è un campione più titolato di me: ma in entrambi i casi devi portargli rispetto ed essere leale.
D. Servono razionalità e studio anche per scrivere romanzi gialli?
R. Diciamo che ci vuole metodo. Anche perché, per non rinunciare a nulla nella vita, ho un marito collega di lavoro (il ricercatore Douglas Noonan, ndr) e 2 figli che ho seguito con grande attenzione fino all'età adulta. La passione per i gialli è «colpa» di mio padre, che era un grecista. Come vede, ho preso un talento da mamma e uno da papà, così non ho fatto torto a nessuno! Scrivere mi apre le porte di una dimensione speciale. Punto sulle trame gialle per il mio spirito da scienziata, perché ci metto rigore e attenzione per i dettagli.
D. Se tornasse indietro e dovesse scegliere, su cosa punterebbe: scienza, scherma o scrittura?
R. Sulla ricerca, senza dubbio. Quando in laboratorio riesco a uccidere una cellula malata con un antitumorale mi sento completa, soddisfatta. E poi la scienza mi fa restare giovane. Certo, non sarei Adriana senza la scherma e le passioni che mi tengono viva.
D. Ma come riesce a fare tutto?
R. Con un'organizzazione ferrea e con una rete. Mio marito mi ha sempre aiutato con i figli. E poi ci sono gli amici, che tifano per me: siamo esseri sociali e senza puntare sulle relazioni non andiamo avanti. Io, per esempio, sono donna di scienza, razionale finché vuoi, ma anche molto impetuosa e parecchio sensibile. Ho preso tante porte in faccia sul lavoro, spesso per i soliti pregiudizi maschilisti, e mi sono rialzata proprio sfogandomi con gli altri e grazie al loro sostegno. Il vero motore del mondo è l'ascolto.
Flora Casalinuovo