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Kaleîdos

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Numero 3 del 2021

Titolo: Bestia io ti conosco

Autore: Greta Privitera


Articolo:
(da «F» n. 5 del 2021)
È l'uomo che sceglie di non controllare gli istinti primordiali. E si lascia andare alla violenza. Vito Franchini, carabiniere-scrittore, lo ha spesso visto da vicino (troppo da vicino, una volta). E dice che solo una cosa può fermarlo: la paura
«Mentre correggevo le bozze», racconta Vito Franchini, «mi sono ritrovato a togliere dettagli, asciugare, restringere. Perché, se avessi raccontato la realtà così come l'ho vista, ne sarebbe uscita una trama troppo cruenta». Sottrarre, ammorbidire, glissare, altrimenti la storia non è credibile.
Perché il male che può concepire la mente umana supera di gran lunga la fantasia. Lui lo sa bene, lo vede ogni giorno, lo ascolta nelle intercettazioni: oltre a essere uno scrittore, Franchini è un ufficiale dei carabinieri appena tornato da una missione in Africa. Oltre che scrittore, autore di un romanzo, «Il predatore di anime», che parla di stalking, e violenza sulle donne.
La protagonista è Sabina, poliziotta presa di mira da un persecutore. Si rivolgerà a Nardo Baggio, uno che si presenta come un esperto di trattamenti Shiatsu e invece aiuta le donne vittime di stalking, ma che è anche il sospettato numero uno per il caso sul quale sta indagando. «Le vicende che ho descritto sono ispirate a fatti di cronaca o storie lette nelle migliaia di fascicoli che arrivano sulle nostre scrivanie. Ho solo variato e mischiato nomi, luoghi, circostanze per tutelare la riservatezza dei protagonisti».
D. Come è nata l'idea del libro?
R. Un giorno del 2016, un'amica ha commentato sui social un grave fatto di cronaca, quello di Sara, una ragazza di Roma uccisa e bruciata dall'ex fidanzato. Lui le aveva chiesto un incontro chiarificatore e poi le ha dato fuoco. La mia amica mi ha scritto: «Come è possibile che la situazione sia degenerata così?».
D. Già, come è possibile? Ce lo chiediamo ogni volta, che leggiamo di un femminicidio.
R. Ho costruito un pensiero su quel che accade. Un pensiero che nasce dall'esperienza e dalla passione per la sociologia. C'entrano gli istinti primordiali che ci governano, e che secondo uno studio influiscono sull'80 per cento delle nostre azioni. Questi uomini scelgono di non controllare i loro istinti e si tramutano in bestie.
D. Sempre lo stesso copione: un appuntamento che si trasforma in trappola.
R. Di solito funziona così: costruiscono situazioni che «leggono» come eventi razionali. Un incontro chiarificatore, la riconsegna dei regali o delle cose lasciate a casa. Poi, una volta che la «preda» è nelle loro mani, fanno degenerare la conversazione, cercano un appiglio che nella loro testa giustifichi l'ingresso della bestia. E partono.
D. Succede nel suo romanzo: nell'incontro tra Kira e Giordano, la violenza e la volgarità di lui lasciano senza parole. Anche questo è ispirato a un fatto vero?
R. Certo: quel passaggio è ispirato a conversazioni che ho intercettato. Lui che la insulta, la costringe a praticare sesso orale. Lei capisce la gravità della situazione, è costretta ad accettare le umiliazioni solo perché ha la «colpa» di non amarlo più e di volerlo lasciare.
D. Nardo Baggio, invece, è un supereroe senza mantello né divisa. Usa metodi poco comuni, ma salva la vita delle donne. Servono supereroi anche nella realtà?
R. No. Abbiamo una legge, quella sullo stalking, che è un gioiello. Però a volte non basta.
D. Perché?
R. Ci sono diversi motivi. Intanto le richieste sono tantissime e gli agenti pochi. Faccio un esempio: una volta ho dormito tre notti a casa di una donna perseguitata dall'ex marito. Io sul divano e i miei due uomini fuori in macchina. Era un caso di stalking violento, pericoloso. Alla terza notte tutto è degenerato. Ero solo, i colleghi avevano altre cose da fare. Proprio quella sera è arrivato l'ex marito che, per attirarla fuori e picchiarla, di solito andava in cantina e staccava la corrente, così lei era costretta a uscire per ripristinarla. Quella sera invece è entrato in casa. Pensava fossi il nuovo uomo e ha iniziato a spintonarmi. Sono riuscito a fermarlo, ma poteva finire male senza i compagni accanto. L'uomo ha fatto qualche giorno di prigione e, quando è uscito, ha smesso di tormentare l'ex moglie.
D. Perché alcuni non smettono?
R. Lo scrivo anche nel libro: dipende da che cosa hanno da perdere. Statisticamente, più una persona è inserita nella società - ha un lavoro, degli interessi - meno è pericolosa.
D. Che cosa manca all'Italia per essere un Paese che protegge di più le donne?
R. Vedo dei miglioramenti grazie alle associazioni e una maggiore sensibilizzazione: la cultura sta cambiando. Certo, il mio sogno sono squadre specializzate nello stalking e nella violenza sulle donne, meno burocrazia e certezza della pena.
D. Non c'è?
R. Sapere che si va a sentenza a sette anni dal fatto - dura così in media un processo penale - toglie un po' la paura agli aggressori. «Chissà cosa succede in sette anni», pensano. E invece le bestie devono avere paura.
Greta Privitera



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