Logo dell'UIC Logo TUV

Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Gennariello

torna alla visualizzazione del numero 2 del Gennariello

Numero 2 del 2021

Titolo: Miti e Leggende

Autore: Redazionale


Articolo:
I miti sono racconti di magia, ma essi hanno in sé elementi di verità e di religiosità. Sono storia vera perché aderenti alle tradizioni del gruppo di appartenenza, ma anche sacri poiché in essi vi si riconoscono tutti coloro che partecipano alle stesse emozioni religiose.
Le leggende sono racconti fantastici inventati dai popoli antichi per spiegare l'origine e le caratteristiche di elementi reali come animali, piante, luoghi e oggetti.

La guerra di Troia
Quando Paride assegnò la mela d'oro ad Afrodite, lo fece per avere l'amore della donna più bella del mondo, Elena. Mai avrebbe immaginato cosa sarebbe successo per colpa sua! Eh già, davvero un bel problema, perché Elena era la moglie di Menelao, re di Sparta. Elena si era innamorata di Paride perché la dea Afrodite aveva deciso così, ma il povero Menelao non volle sentire ragioni: per lui si trattava di un rapimento in piena regola, un affronto difficile da digerire. Mentre i due innamorati se ne andavano felici a Troia (città nota anche con il nome di Ilio), Menelao si disperava per la perdita della bella moglie. Suo fratello Agamennone, re di Micene, ebbe un'idea, una soluzione insomma: riunire tutti i migliori condottieri e soldati greci, organizzare una spedizione di guerra e andare a Ilio per riprendersi Elena. Facile, a dirsi; un po' meno, a farsi. Agamennone chiamò a raccolta i prìncipi delle regioni greche, tutti valorosi condottieri. Ogni principe radunò il suo esercito, così insieme formarono una grande moltitudine di uomini e di armi per andare a riprendere Elena. Fra questi, c'erano personaggi davvero famosi, come Ulisse e Achille. Fu una guerra lunga e molto particolare: durò infatti 10 anni, e persino gli dei dell'Olimpo si intromisero facendo il tifo, chi per l'una chi per l'altra parte. Dieci lunghi anni, quindi, di battaglie con l'aiuto divino, grandi colpi di scena e ingegnosi stratagemmi. Alla fine, i Greci vinsero sulla città di Ilio e si riportarono a casa la bella Elena. La vittoria avvenne proprio per una furbissima trovata di Ulisse, famoso per la sua astuzia. Fece costruire un enorme cavallo di legno, vi nascose all'interno i soldati più forti e fece finta che si trattasse di un regalo per i Troiani, una specie di gesto di pace. I troiani accolsero il cavallo dentro le mura della città, e lì fu la fine. Di notte, infatti, i Greci uscirono dalla pancia del cavallo e sconfissero la città di Troia dal suo interno. Questa storia rimase così famosa nella memoria degli uomini che ancora adesso leggiamo l'Iliade, componimento di Omero che racconta il decimo anno di guerra.

Zeus, il padre degli dei
In Grecia, sulla cima del monte Olimpo, viveva un allegro gruppetto di dee e dei. Il loro sovrano assoluto era il padre Zeus. Non che fosse davvero padre di tutti loro, per carità. Ma di una buona parte, senza dubbio sì. Zeus ebbe molte mogli e molti figli. Era un dio dall'innamoramento facile e molto sensibile alle belle donne. Non importava che fossero dee o umane: se lui si innamorava, faceva di tutto per conquistarle. Non vi dico le scenate di gelosia fra le sue spose, eh! I figli, invece, parevano andare tutti d'accordo e gli davano grandi soddisfazioni.
Zeus era buono, in fondo, anche se spesso il suo caratteraccio burbero intimoriva cielo e terra. Quando si arrabbiava, scagliava fulmini a non finire. Quando era contento e soddisfatto, però, distribuiva doni e favori a tutti, orgoglioso del suo essere padre di tutti gli dei e di tutti gli uomini. Aveva molti soprannomi, così gli uomini non dimenticavano di onorarlo per le mille cose che faceva per loro: a ogni soprannome corrispondeva un suo potere preciso.
Che fosse un tipo davvero particolare, lo si capì subito dalla sua nascita. Era figlio di Crono e di Rea, ma divenne adulto solo perché sua madre usò uno stratagemma. Rea e Crono erano due titani, creature molto potenti e più antiche degli dei. Crono era il capo assoluto di cielo e terra. I due sposi divini avevano avuto molti figli. Ad un certo punto, però, Crono venne a sapere che l'ultimo nato gli avrebbe rubato il potere. Come faceva a saperlo? Beh, era il re del mondo, ovvio che sapesse tutto! Decise quindi di mettersi contro il destino cominciando a divorare ogni figlio che la moglie gli partoriva. Lo ingoiava senza pensarci due volte, gnam! Quando doveva nascere Zeus, la madre ebbe un'idea geniale: si trasferì a partorire sull'isola di Creta, ben nascosta agli occhi del marito. Anche lei era potente, quindi non le veniva molto difficile truffare Crono. Una volta partorito il piccolo dio, lo affidò alle ninfe - quasi delle fatine - che allevarono il piccolo con il latte di capra. A Crono, invece, Rea mandò un grosso masso tutto fasciato: sembrava proprio un bebè. Crono non si accorse dell'inganno e lo mandò giù come fosse un pasticcino.
Appena Zeus divenne adulto, esattamente come era stato stabilito dal destino, tolse il potere a suo padre e diventò lui il capo di tutti gli dei. Si sposò con Era, la sua prima e gelosissima moglie, e cominciò il suo lungo regno sull'Olimpo.

La prima stella alpina
Una volta, tanto tempo fa, un'alta montagna, malata di solitudine, piangeva in silenzio. Gli abeti, i faggi, le querce, le pervinche e i rododendri che vivevano più in basso la guardavano stupiti: nessuna pianta però poteva farci niente, poiché era legata alla terra dalle radici.
Così neppure un fiore sarebbe potuto sbocciare tra le sue rocce.
Se ne accorsero anche le stelle, quando una notte le nuvole erano volate via per giocare a rimpiattino tra i rami dei pini più alti. Una di loro ebbe pietà di quel pianto senza speranza e scese guizzando dal cielo.
Scivolò tra le rocce e i crepacci della montagna, finché si posò stancamente sull'orlo di un precipizio.
Brrr! Che freddo faceva! Che pazza era stata a lasciare la quiete tranquilla del cielo! Il gelo l'avrebbe certamente fatta appassire. Ma la montagna corse ai ripari, grata per quella prova di amicizia data col cuore. Avvolse la stella con le sue mani di roccia in una morbida peluria bianca. Quindi la strinse, legandola a sé con radici tenaci.
E quando l'alba spuntò, era nata la prima stella alpina.



Torna alla pagina iniziale della consultazione delle riviste

Oppure effettua una ricerca per:


Scelta Rapida