Numero 4 del 2021
Titolo: La corsa oltre il buio
Autore: Cesare Balbo
Articolo:
(da «Press-in» n. 112-2021, su «Corriere.it» del 17-01-2021)
I 5 km (senza guida) dell'ipovedente Thomas Panek
L'atleta statunitense ha utilizzato un sensore leggerissimo e una app che segnalava gli ostacoli. E ora vuole completare la maratona di New York: «Lo so che è più sicuro stare fermo, ma l'uomo è nato per correre».
Spesso quando si parla di Intelligenza Artificiale la si associa al rischio di essere sorvegliati, uno scenario anticipato da Huxley, ne Il mondo nuovo - si sostiene che una minaccia per l'umanità sarebbe arrivata dalle cose che ci piacciono e ci divertono, perché l'intrattenimento è uno strumento di controllo sociale più efficiente della coercizione - così mettendo in ombra gli aspetti positivi.
A gettare nuova luce sulla questione e dare luce a chi è costretto a vivere nel buio ci ha pensato una nuova tecnologia basata sulla I. A. che ha consentito al runner americano Thomas Panek, diventato non vedente a vent'anni a causa di una condizione genetica (retinite pigmentosa), di tornare a correre per cinque chilometri senza l'ausilio di una guida umana o animale, come il suo cane Blaze. Questa innovazione è una svolta per chi come lui voglia essere autosufficiente nella corsa nonostante l'handicap visivo. Basta allacciarsi alla vita un'imbracatura con smartphone per consentire all'occhio digitale di vedere il percorso e segnalare attraverso le cuffie, usate per ricevere segnali e messaggi direzionali - delle vibrazioni - nel caso il corridore sia fuori dalla linea ideale del percorso.
Tecnologia e Covid
Per Panek il deficit è diventato una sfida da sostenere, anzi nel suo caso è stata duplice. A causa dell'emergenza pandemica, il distanziamento fisico gli ha infatti imposto ulteriori cautele nello spostamento e nello sport, così si è avvalso dell'innovazione di app intelligenti allo scopo di essere autonomo nonostante la disabilità visiva. Il dispositivo è simile ai sistemi di visione delle auto autonome solo che è leggerissimo e portatile. La fotocamera dello smartphone è in grado di leggere le linee dipinte a terra come pure quelle delle piste di atletica leggera, oltre alle barriere sulla strada. L'intelligenza artificiale del telefono oltre a vedere la strada localizza la posizione del runner a cui, dopo aver elaborato i dati, invia le istruzioni. L'app è in continuo aggiornamento, impara in progress ed è in grado di adeguarsi anche al tempo atmosferico: ad esempio quando Panek tenterà di correre la maratona autunnale di New York, come nelle sue intenzioni, potrà farlo anche se le foglie cadute ricoprano la caratteristica linea guida blu; così come si potrà ovviare ad altre variabili se previste, e quindi riconoscibili, dalla app. Certo gli servirà un periodo di apprendimento e adattamento alla guida direzionale, ma il test sui 5 k a Central Park è stato positivo e incoraggiante in vista dei 42. «Perfetto, è stato semplicemente perfetto» sono state le parole di Panek al traguardo contento di aver potuto assaporare le stesse sensazioni di libertà e autosufficienza che aveva prima di perdere la vista.
Una linea guida per chi è privo della vista
Panek spera già che in futuro nelle gare di corsa sia prevista una linea guida specifica per chi come lui ha la stessa disabilità, una richiesta ragionevole da parte di chi rappresenta un movimento atletico in crescita. È infatti responsabile dell'associazione «Guilding Eyes for the Blind» che fornisce cani guida a chi ha subito la perdita della vista: all'ultima maratona di New York (2019) sono stati 53 gli atleti affetti da disabilità visiva a terminarla. La prossima sfida che si pone, una volta raggiunta la piena autonomia, è diventare il primo «blind runner» in grado di finirla da solo, senza il supporto di guida umana o animale a cui ha fatto ricorso finora. Vuole vincere la sfida «pur sapendo che per uno cieco come me la condizione più sicura sarebbe starmene fermo... ma non posso farlo perché l'uomo è nato per correre».