Numero 1 del 2021
Titolo: RELAZIONI INTERNAZIONALI- COVID, disabilità e diritti
Autore: Patrizia Cegna
Articolo:
Da quando la pandemia COVID-19 si è diffusa in Europa e in tutto il mondo, le organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità unite in iniziative comuni e singolarmente, si sono impegnate per comprendere e affrontare l'impatto dell'emergenza sanitaria, individuando criticità e le possibili soluzioni sia da mettere in atto direttamente sia da prospettare ai governi e alle istituzioni.
In questo periodo sono stati diffusi vari sondaggi e organizzati, a distanza, numerosi eventi, riunioni e webinar in materia.
Particolarmente significativa, la conferenza "COVID-19 e disabilità - Costruire un futuro migliore", organizzata lo scorso 30 ottobre dal Forum Europeo della Disabilità (European Disability Forum - EDF) in collaborazione con Lebenshilfe, associazione tedesca che difende gli interessi delle persone con disabilità intellettiva, e con il contributo finanziario dell'Unione Europea.
Nell'evento, si è evidenziato come la pandemia rappresenti una crisi senza precedenti, non solo sanitaria, ma che mette a rischio i mezzi di sussistenza e, in generale, il benessere della popolazione a livello globale, intensificando le disuguaglianze affrontate dai gruppi già emarginati prima della pandemia, con un forte impatto sui diritti umani. Come ha sottolineato Ana Peláez Narváez, Vicepresidente dell'EDF, le persone con disabilità hanno spesso dovuto affrontare informazioni inaccessibili, isolamento, rifiuto dell'accesso all'assistenza sanitaria, violenza domestica, mancanza di supporto per una vita indipendente. Il Presidente dell'EDF, Yannis Vardakastanis, ha dichiarato che "le persone con disabilità sono tra le prime vittime del COVID-19 e devono essere incluse nei gruppi considerati prioritari quando vengono organizzati test e vaccinazioni". In tal senso, sono state presentate una serie di raccomandazioni rivolte ai responsabili politici a livello nazionale ed europeo.
Klaus Lachwitz, segretario generale della Alleanza Internazionale della Disabilità (International Disability Alliance - IDA), ha espresso profonda preoccupazione circa le violazioni del diritto alla salute delle persone con disabilità, facendo riferimento al rapporto che illustra i risultati del sondaggio "COVID-19 Disability Rights Monitor". L'iniziativa era stata lanciata lo scorso aprile da Validity Foundation, organizzazione di tutela delle persone con disabilità mentale; Rete Europea sulla vita indipendente (European Network on Independent Living - ENIL); IDA; Disability Rights International, organizzazione mondiale di tutela dei diritti umani, impegnata per la piena inclusione di giovani e adulti con disabilità; Centro per i Diritti Umani dell'Università sudafricana di Pretoria; e Consorzio Internazionale su Disabilità e Sviluppo (International Disability and Development Consortium - IDDC). Nel rapporto finale, si fa appello agli Stati e alla comunità internazionale, affinché si ponga rimedio al catastrofico fallimento delle misure di protezione della vita, della salute e dei diritti delle persone con disabilità durante la pandemia COVID-19. Si sottolinea inoltre quanto sia essenziale l'inclusione delle persone con disabilità a tutti i livelli di pianificazione e risposta all'emergenza. È fondamentale che le persone con disabilità non siano trattate semplicemente come destinatari di aiuti: una risposta sostenibile è possibile quando le persone con disabilità, attraverso le loro organizzazioni rappresentative, sono riconosciute come veri partner nella risoluzione dei problemi. Il rapporto, infatti, evidenzia anche alcune pratiche promettenti in tal senso. In alcuni casi, la risposta alla crisi è stata gestita e guidata da organizzazioni di persone con disabilità, per rispondere a evidenti lacune nelle risposte messe in atto dai governi, dimostrando che, in questo modo, alcune delle conseguenze più gravi della pandemia possono essere mitigate. Il documento è disponibile, in lingua inglese, al seguente indirizzo: https://covid-drm.org/assets/documents/Disability-Rights-During-the-Pandemic-report-web.pdf
Alla conferenza del 30 ottobre, un importante approfondimento sulla condizione delle persone con disabilità e delle loro famiglie durante la pandemia è stato fornito da Luisa Bosisio Fazzi, rappresentante del Forum Italiano sulla Disabilità (FID) nel Direttivo EDF. Qui di seguito, si riporta integralmente il suo intervento, dal quale si evince tutto l'appassionato impegno che da anni dedica alla difesa e alla promozione dei diritti delle persone con disabilità.
Intervento di Luisa Bosisio Fazzi
In Italia, dall'inizio dell'emergenza COVID-19, la situazione di esclusione e abbandono quotidianamente affrontata dalle persone con disabilità si è ulteriormente aggravata, mostrando tutta la sua crudezza e tragedia.
Tre sono le principali aree in cui si è verificata una grave violazione dei diritti umani:
• Persone con disabilità che frequentavano centri diurni, scuole, servizi di comunità e servizi sanitari confinate a casa dopo la loro chiusura senza misure alternative
• Persone con disabilità confinate nei contesti residenziali in cui erano collocate
• Persone con disabilità che vivevano nelle loro case e all'interno delle quali si sono trovate confinate
Quali sono stati i principali ambiti in cui è venuta meno la responsabilità pubblica?
Possiamo riassumere tre di queste aree principali:
• mancanza, se non negazione, di pari accesso all'assistenza sanitaria;
• scarsa capacità di intervento in situazioni di emergenza e con sistemi di protezione;
• cura inadeguata delle persone in residenze a lungo termine e nel monitoraggio della situazione.
I risultati derivanti dalla violazione dei diritti umani e dal fallimento della responsabilità pubblica sono stati: l'elevato numero di decessi nei contesti residenziali, il confinamento domiciliare delle persone con disabilità (bambini, adolescenti, giovani e anziani) senza tener conto delle loro esigenze e necessità, la mancanza di dati sulla quantità e qualità dei provvedimenti per le misure alternative (istruzione, cura, salute e assistenza) durante il "blocco", l'abbandono al loro destino di 3 milioni di famiglie con una o più persone con disabilità. In particolare, per chi viveva in contesti residenziali costretti a mantenere le regole di blocco si traduceva in:
• Continuazione dell'isolamento dalle famiglie, con conseguenze sulla salute mentale;
• Divieto di cure da parte dei familiari di persone con disabilità ricoverate infette o anziani con conseguente digiuno forzato in alcuni casi, anche per mancanza di personale.
• Contenzione fisica per le persone cosiddette "non collaborative", vale a dire le persone con disabilità intellettive e/o psicosociali, legate al letto e con trattamenti farmacologici durante il ricovero.
La pandemia ha portato alla luce anche ulteriori problemi che hanno gravemente colpito le persone con disabilità e le loro famiglie, dalla mancanza di attenzione ai loro diritti nel campo della riabilitazione e dei servizi sociali, bruscamente interrotta dalla quarantena, al lavoro in imprese pubbliche e private , dove l'accesso a permessi o assenze per malattia equivalenti ai ricoveri ospedalieri per persone immunodepresse presentava vari ostacoli burocratici, alla scuola dove l'apprendimento a distanza ha penalizzato severamente 284.000 studenti con disabilità, negando loro un'istruzione su base paritaria e senza discriminazioni.
Inoltre, la quarantena ha ulteriormente esacerbato la violenza di genere e la violenza domestica nei confronti di ragazze e donne, in particolare quelle con disabilità e quelle inserite in contesti residenziali, che non hanno potuto segnalare la loro situazione. L'isolamento ha portato anche ad un aumento del fenomeno della violenza assistita da parte di minori, con o senza disabilità, rinchiusi nelle case con i loro maltrattanti.
A settembre è stato scoperto un caso di stupro su una giovane donna con gravi disabilità intellettive. Lo stupro è avvenuto nell' istituto residenziale in cui vive e durante la chiusura per COVID. Scoperto per caso: la donna è rimasta incinta. Una vera sfortuna per lo stupratore, oserei dire. Quante donne e uomini con disabilità sono stati violentati in silenzio? Quanti stupratori se la sono cavata?
Al termine del blocco di maggio, l'intera società italiana ha ripreso le sue attività. Vita lavorativa, vita sociale, vita notturna, vacanze. Non per le persone con disabilità chiuse negli istituti. Non per le persone con disabilità che frequentavano i Centri Diurni. Non per i bambini con disabilità: e quei pochi che sono riusciti a farsi accettare nei centri estivi hanno frequentato per meno ore rispetto agli altri bambini.
Ancora una volta, nonostante la riapertura, migliaia di persone con disabilità di tutte le età sono state private dei servizi e hanno dovuto fare affidamento solo sulle proprie risorse personali e familiari.
Ad oggi - fine ottobre - la seconda ondata di contagio si è prodotta nuovamente:
• chiusura totale delle residenze con la rinnovata segregazione mai terminata;
• problemi, se non diniego, di accesso alla scuola per studenti con disabilità;
• ipotesi o sospetto di nuova sospensione di tutti i servizi per le persone con disabilità.
Negli ultimi mesi è emerso che il modo in cui guardiamo alla disabilità come società è arretrato; pensiamo ancora alla disabilità come a un "problema personale", come facevano i nostri nonni e genitori negli anni '50.
Il nostro modello di assistenza sociale per le persone con disabilità ha mostrato tutti i suoi limiti, perché è ancora basato sulle risorse familiari e mira, tutt'al più, ad offrire custodia e protezione alle persone.
Già, ma quale protezione?
Ma il mondo è "un mondo per persone con disabilità"?
Mi sorge un dubbio nel leggere il rapporto sui "Diritti delle persone con disabilità durante la pandemia" preparato da sette organizzazioni internazionali e basato su oltre 2.000 testimonianze da 134 Stati, che evidenzia "la catastrofica incapacità di proteggere la vita, la salute e i diritti delle persone con disabilità durante la pandemia". E alla luce di quanto sta accadendo, con i tassi di contagio in aumento ovunque, questo rapporto non può essere letto come una semplice "esplorazione storica", ma come uno strumento di pressione per intervenire rapidamente.