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Kaleîdos

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Numero 2 del 2021

Titolo: La normalità di essere prime

Autore: Letizia Magnani


Articolo:
(da «Grazia» gennaio 2021)
Si batte contro la violenza di genere e i pregiudizi. Si vaccinerà contro il Covid appena possibile. Su Grazia la presidente del Senato Elisabetta Cesellati spiega quali siano le sue battaglie per rendere l'Italia un Paese migliore. A partire da quella per la parità, che le donne raggiungeranno davvero solo quando nessuno si stupirà più dei loro successi
«Le leggi non bastano se le menti non cambiano». Parola di Elisabetta Casellati, presidente del Senato, giurista e politica. La questione femminile è fra le priorità della seconda carica dello Stato, che rivendica il ruolo delle donne anche nel lockdown. E a Grazia dice: «Appena si potrà, sono pronta a vaccinarmi contro il Covid». Dare il buon esempio, rispettando in questo caso le precedenze sulle persone da immunizzare, è il suo mantra: il 25 novembre si è presentata in Aula con la mascherina contro la violenza sulle donne. Azione che vale più di mille parole.
Non è la prima. Un anno e mezzo fa ha invitato a Palazzo Madama, per la prima volta nella storia, la Nazionale di calcio femminile. «I tempi in cui qualcuno diceva che il calcio non è sport per signorine sono lontani, sbiaditi nella memoria».
Non solo gesti simbolici: Casellati sostiene i lavori della commissione sui Femminicidi al Senato, per non lasciare soli gli oltre 2.000 orfani di madri uccise da uomini violenti. «È un dovere che la politica e la società devono portare avanti, per non lasciare soli questi giovani, vittime di un crimine orrendo», dice. «Educazione e istruzione, famiglia e scuola sono le armi che abbiamo per rovesciare gli stereotipi e avviare un cambiamento in grado di mettere al bando ogni forma di violenza, sessismo e discriminazione. Tutele e normative non saranno davvero efficaci se non verranno affiancate da un impegno incisivo sul piano culturale», aggiunge.
Sono gesti e parole forti da parte di una donna che preferisce essere chiamata «il presidente» al maschile, perché: «Il valore non sta nell'articolo, ma nell'esempio. Per raggiungere una vera condizione di parità nel mondo del lavoro, dobbiamo andare oltre le quote rosa o le soglie minime, che sono state utili, non risolutive». Sulla parità di genere, sostiene: «Potrà dirsi raggiunta solo quando una donna ai vertici delle istituzioni, della politica, dell'economia non sarà più vista come un fatto straordinario, ma normale». La normalità, intesa come «dimensione naturale per la donna», Casellati tenta di portarla ovunque. In Aula, dove pretende sobrietà. E fuori.
Nel 2018 è andata a trovare le madri detenute con i loro bimbi. «Impossibile dividere queste famiglie, ma non possiamo lasciare che i piccoli crescano in condizione di carcerazione per reati non commessi. Le Istituzioni non ne dimentichino il dramma».
Il lockdown ha dimostrato quanto sia alto il prezzo per le donne. Casellati non usa mezzi termini: «Oggi dobbiamo combattere la discriminazione, la solitudine, il dolore. Il lockdown in tutto il mondo ha trasformato la casa, il luogo più intimo, quello che dovrebbe trasmettere calore e rifugio, in un inferno privato. E la dimensione più terribile della violenza contro le donne», dice. «Una condizione di abbandono e isolamento in una società incapace di prevenire e difendere da un nemico che non bussa alla porta, perché ha già le chiavi di casa. Poi c'è anche chi vede e si copre gli occhi. Deve cambiare la cultura».
L'informazione ha un ruolo fondamentale, ricorda a Grazia il presidente: «Le parole hanno un peso, vanno usate con responsabilità. Violenza sulla donna e femminicidio vanno descritte in tutta la loro crudezza. Non chiamatelo estremo gesto d'amore o amore malato, perché questi crimini sono quanto di più lontano ci possa essere dall'amore».
Ancora, i pregiudizi culturali sono: «avversari sleali e nemici della meritocrazia», dice. Vanno combattuti, anche in politica. Così, si capisce la difesa appassionata in Senato di Jole Santelli, la presidente della Calabria e collega di tante lotte, da poco scomparsa. «Voglio ricordare una grande donna, tutti abbiamo avuto testimonianza del suo coraggio, del suo amore per la Calabria, che con lei ha perso una guida e un riferimento rispetto alla legalità». Con la difesa dell'amica Jole, Casellati ha voluto abbracciare anche la dignità dei malati oncologici e non: «Perché essere malati non è una colpa», dice.
Fra i suoi mentori ci sono uomini e donne, Silvio Berlusconi, che la scelse tra i migliori professionisti del Paese nel 1994, e Ombretta Fumagalli Carulli, politica e sua docente all'università, cui guarda con stima e affetto. Con l'elezione a prima donna Presidente del Senato, Casellati ha legato il suo nome alla storia della Repubblica, ma il suo impegno per la difesa e il riscatto della condizione femminile in realtà parte da lontano. La sua prima battaglia è tra le mura di casa. Il padre Vincenzo, in un primo tempo, sembrava più attento alla carriera professionale dei tre figli maschi che alla sua e la voleva maestra.
Ma i fatti hanno dimostrato che sbagliava. Si è iscritta al liceo, forte del sostegno della professoressa di Italiano, sua alleata. Che diceva: «Se non ci va lei al liceo classico...», ricorda ora Casellati. A fine Anni 60, quando incontra il futuro marito, Giambattista Casellati, sono entrambi studenti di Giurisprudenza all'Università di Padova. Riesce a pagarsi gli studi grazie all'esonero delle tasse e al presalario, un assegno per gli studenti meritevoli. Dopo la laurea, si apre per lei la camera accademica e la professione da avvocato matrimonialista. Poi le nozze, nel 1968, con il padre che prova a opporsi. Dopo 52 anni, lei e il marito sono ancora insieme, ma Elisabetta non svela il loro segreto: «Farei un torto ai colleghi matrimonialisti!». Un anno dopo era nata Ludovica, oggi editrice nel mondo del turismo. Con la bambina piccola, la futura Presidente del Senato prende la seconda laurea in Diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense e supera tre anni di scuola alla Romana Rota. Nel 1974 è la prima donna a essere iscritta all'Albo degli Avvocati del Tribunale Ecclesiastico del Triveneto. «Mentre ero china sui libri, con un piede spingevo la carrozzina per farla addormentare» racconta pensando alla figlia. Qualche anno più tardi nasce Alvise, prima avvocato a New York, ora direttore d'orchestra. Il rigore e l'eleganza li apprende dalla madre Elvira. «I pregiudizi si combattono con lo studio e con l'impegno costante, nella professione, in politica, nella vita», così Casellati sprona le giovani. Offrendo un esempio di determinazione e disciplina, ma anche di rigore e sobrietà. Un po' come il suo «mai in ufficio senza tailleur», abito sempre però impreziosito da una spilla. L'impegno contro la violenza sulle donne è un punto d'onore, ma guai a chiamarla femminista: «Alle donne non vanno fatti sconti, così come non vanno fatti agli uomini».
Letizia Magnani



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