Logo dell'UIC Logo TUV

Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Kaleîdos

torna alla visualizzazione del numero 22 del Kaleîdos

Numero 22 del 2020

Titolo: Un lavoro per rinascere

Autore: Monica Bogliardi


Articolo:
(da «Grazia» n. 26 del 2020)
In un nuovo progetto le vittime di violenza domestica potranno imparare un mestiere che le renderà autonome. Perché l'indipendenza economica è il primo passo per rifarsi una vita
Reinserite nel mercato del lavoro. Messe alla prova con stage. Rese indipendenti dopo che hanno provato, sulla loro pelle, la dipendenza dalla brutalità. È capitato a un gruppo di donne cui l'Advisory Board per la Responsabilità Sociale delle Imprese di Assolombarda, e la Onlus Wall of Dolls, da sette anni impegnata contro la violenza sulle donne, hanno dato una chance per riprendere in mano la loro vita. E proprio in questi mesi di pandemia in cui il problema della violenza domestica si è fortemente acuito. Il progetto si chiama «Ripartire dalla formazione per garantire un futuro».
«Una donna con un reddito sicuro tende a denunciare di più gli abusi che subisce, e a sottrarsi più facilmente, uscendo di casa, a molestie e violenze», dice Gabriella Magnoni Dompé, presidente del Board. «Per questo il progetto ha individuato cinque donne, trovate grazie ai centri anti-violenza del nostro territorio, da Milano a Monza e Brianza, da Pavia a Lodi, e le sosterrà pagando corsi di formazione che permettano loro di realizzare sogni professionali e nel contempo di entrare, o tornare, nel mercato del lavoro».
Le donne hanno storie terribili. Come quella di Nadia, 30enne nordafricana, che si è rivolta al centro anti-violenza La metà di niente, a Lodi. Ha subìto ripetute violenze sessuali, era riuscita a iniziare una nuova vita frequentando un corso per diventare operatrice socio-sanitaria. Ma, sempre a seguito di abusi, aveva dovuto interromperlo. Ora che è fuori pericolo potrà riprenderlo.
Giuliana, 46 anni, si era rivolta al Centro Aiuto Donne Maltrattate di Monza. Da tempo subiva percosse dal marito, da cui poi è finalmente riuscita a separarsi. Sogna di diventare imprenditrice: studierà teoria e tecniche delle cure estetiche. La 30enne Giovanna, invece, proprio a causa della violenza domestica da parte del suo compagno, padre di suo figlio, aveva interrotto gli studi. Lei si è rivolta al Centro LiberaMente di Pavia, e ha voltato pagina. Ora riprenderà gli studi, che si spera le daranno un lavoro.
A Fatima, 21enne pakistana, è toccato il percorso più duro: è una sposa-bambina, diventata oggetto degli sfoghi sessuali sadici del marito che non ha scelto e che l'hanno portata addirittura in ospedale. In due anni di matrimonio è uscita due volte, e i vicini di casa non sapevano che abitasse a pochi metri da loro. Per fortuna è scappata ed è stata accolta in una casa-famiglia, dove le è stata regalata una macchina da cucire, che le cambierà il destino. «Fatima ha capito che quella è la sua passione, vorrebbe diventare una sarta. Sosterremo le spese per il suo corso. Il lavoro è un antidoto alla violenza anche da un punto di vista psicologico: aumenta l'autostima, la fiducia in se stessi che fa trovare la forza di uscire dal tunnel», dice Francesca Carollo, presidente di Wall of Dolls, fondata dall'artista Jo Squillo. E aggiunge: «Dobbiamo ripartire dal cuore, dalle speranze, dai desideri delle donne per rinascere». Una cosa è certa: «Le donne in difficoltà hanno bisogno solo di un aiuto iniziale», conclude Dompé. «Perché, anche se in situazione di forte disagio, hanno dentro di loro la capacità di progettare il futuro».
Monica Bogliardi



Torna alla pagina iniziale della consultazione delle riviste

Oppure effettua una ricerca per:


Scelta Rapida