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Voce Nostra

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Numero 20 del 2020

Titolo: Medicina- Ictus, non abbassare la guardia: come riconoscerlo e prevenirlo

Autore: Redazionale


Articolo:
(da «Corriere della Sera» del 29 ottobre 2020)
A causa della pandemia sono diminuiti gli accessi per ictus, ma non i casi (che, anzi, crescono fra i colpiti da Covid-19): come riconoscerlo e le regole di prevenzione
La pandemia non deve spegnere i riflettori sull'ictus, al contrario è bene essere ancora più attenti ai segnali e alla prevenzione, perché il contagio sembra aumentare un po' il rischio e soprattutto perché si può fare molto per non esserne colpiti: proprio #DontBeTheOne è infatti l'hashtag lanciato dalla World Stroke Organization in occasione della Giornata Mondiale dell'Ictus del 29 ottobre.
Malattia «dimenticata»
La pandemia ha fatto abbassare la guardia nei confronti dell'ictus che invece continua a colpire e anzi, stando a dati presentati al convegno del Centro per la Lotta Contro l'Infarto - Fondazione Onlus, sono aumentati i casi di ischemia cerebrale con occlusione di grossi vasi in pazienti giovani colpiti da Covid-19 e senza fattori di rischio specifici. Come sottolinea la Società Italiana di Neurologia, «c'è stata una riduzione degli accessi per ictus in tutta Italia durante il lockdown, probabilmente dovuta alla paura di contagiarsi in ospedale» spiega Massimo Del Sette, vicepresidente Sin. «Invece è cruciale ricordare che i vantaggi di un intervento urgente in caso di sintomi superano di gran lunga i potenziali rischi di un ricovero: bisogna chiamare subito i mezzi di soccorso tramite il 112 o il 118 per essere portati in una Stroke Unit, se compaiono sintomi di ictus come avere improvvisamente la bocca storta, non articolare bene le parole o non comprendere più il linguaggio, non muovere più un braccio o una gamba dello stesso lato del corpo, non coordinare i movimenti o non riuscire a stare in equilibrio, non vedere chiaramente metà o parte di un oggetto, avere un mal di testa molto forte e localizzato, diverso dal solito». Tuttora i casi di ictus in cui un vaso del cervello viene occluso o si rompe sono fra i 120 e i 150 mila l'anno in Italia e di questi la metà resta con una disabilità più o meno grave, ma arrivando presto in ospedale gli esiti negativi si riducono: «Le nuove linee guida hanno ampliato la finestra temporale per gli interventi di trombolisi (farmaci che sciolgono i trombi, ndr) e trombectomia (procedura per rimuovere il trombo occlusivo, ndr), è quindi aumentato il numero di chi può beneficiare delle cure. Ma bisogna arrivare presto in ospedale», sottolinea Gioacchino Tedeschi, presidente Sin.
Le regole di prevenzione
Molto però si può fare anche per non essere colpiti dall'ictus, come sottolinea la campagna della World Stroke Organization in occasione della Giornata Mondiale dell'Ictus, promossa nel nostro Paese dall'Associazione per la Lotta all'Ictus Cerebrale (Alice Italia): i dati di prevalenza mostrano infatti che una persona su quattro verrà colpita da ictus nell'arco della vita, ma si può non essere quella persona perché l'80 per cento di tutti i casi si potrebbe evitare, individuando i fattori di rischio su cui intervenire. Alcuni, come età, sesso e familiarità, non sono modificabili ma la maggior parte lo è e per questo Alice indica le regole valide per tutti: controllare periodicamente pressione, glicemia, colesterolemia e assicurarsi di non aver sviluppato fibrillazione atriale (un'aritmia responsabile del 20 per cento dei casi di ictus); non fumare e non eccedere con l'alcol; seguire una dieta sana con poco sale e pochi grassi saturi; fare esercizio fisico regolare. Chi ha già avuto un ictus deve sottoporsi almeno due volte l'anno alle visite di controllo facendo anche gli esami eventualmente richiesti per valutare lo stato cerebrovascolare, per esempio con ecocolordoppler dei vasi del collo, doppler transcranico ed ecocardiogramma.
Elena Meli



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