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Corriere dei Ciechi

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Numero 10 del 2020

Titolo: RUBRICHE- Occhio alla ricerca

Autore: a cura di Andrea Cusumano


Articolo:
Una cura definitiva per la AMD atrofica potrebbe arrivare dalla terapia cellulare

La degenerazione maculare legata all'età (AMD) di tipo atrofico è una patologia che danneggia progressivamente e irreversibilmente la macula, la parte centrale della retina che ci permette di vedere in modo nitido e dettagliato. A tutt'oggi si può cercare di rallentare la progressione di questa patologia mediante l'assunzione di integratori specifici e, in alcuni pazienti selezionati, mediante l'applicazione di laser sotto-soglia; purtroppo, però, non esiste ancora alcuna cura definitiva e la AMD atrofica è arrivata a rappresentare la principale causa di cecità legale e ipovisione nella popolazione anziana del mondo industrializzato.
Non ci meraviglia quindi che il mondo dell'oftalmologia stia guardando con grande interesse agli sviluppi di un nuovo approccio terapeutico basato sull'utilizzo di cellule staminali pluripotenti indotte (iPSCs) per la rigenerazione dell'epitelio pigmentato retinico (RPE). L'RPE è un tessuto estremamente importante per l'occhio in quanto provvede all'ossigenazione e al nutrimento dei fotorecettori (coni e bastoncelli), le cellule della retina responsabili della funzionalità visiva. Poiché l'RPE è il primo tessuto a essere danneggiato nel processo fisiopatologico della AMD e la sua degenerazione porta come conseguenza alla morte dei fotorecettori, proteggere e rigenerare l'RPE implica salvaguardare indirettamente i fotorecettori.
Le cellule di RPE sono ottenute da cellule del sangue prelevate dal paziente, successivamente trasformate in cellule staminali pluripotenti, amplificate e infine riprogrammate per ottenere uno strato di cellule dell'epitelio pigmentato retinico cresciuto su un supporto biodegradabile da impiantare nell'occhio del paziente. Questa strategia terapeutica prende il nome di terapia cellulare.
Negli Stati Uniti è già in fase di sperimentazione uno studio clinico, di fase I/IIa, finalizzato a valutare la sicurezza e la fattibilità di questa nuova metodologia. Lo studio è svolto presso il National Eye Institute (NEI) di Bethesda, nel Maryland, un importante Istituto che fa parte dei National Institute of Health (NIH) e negli Stati Uniti è il primo studio in assoluto a utilizzare cellule staminali pluripotenti derivate da cellule del paziente.
Lo studio clinico è stato avviato in seguito ai risultati estremamente positivi ottenuti dalla sperimentazione preclinica, nella quale a dieci settimane dall'impianto del tessuto ottenuto in vitro si è potuta dimostrare la presenza in vivo di cellule perfettamente integrate alla retina dei modelli animali sperimentali.
Allo studio clinico hanno partecipato 12 pazienti affetti da AMD atrofica allo stadio avanzato (cecità legale, acuità visiva media pari a 20/400) e 5 pazienti con AMD a uno stadio più iniziale (acuità visiva media pari a 20/125). Kapil Bharti, direttore del dipartimento Ocular and Stem Cell Translational Research Section del NEI, ha spiegato che i pazienti del primo gruppo sono stati trattati in un solo occhio con dosi crescenti di cellule dell'RPE mediante un'unica iniezione sotto-retinica, mentre il secondo gruppo è stato trattato unicamente con la dose massima. I risultati del trattamento saranno valutati almeno a 12 mesi dall'impianto, ma i risultati preliminari sono stati già molto incoraggianti.
Lo studio ha dimostrato non solo la sicurezza della procedura, con assenza di sviluppo di cellule tumorali (una delle principali e più temute complicanze nell'utilizzo terapeutico delle cellule staminali), ma anche l'avvenuta rigenerazione retinica, con diminuzione delle drusen e reversibilità della perdita di visione nei pazienti parzialmente non-vedenti - altrimenti con prognosi di cecità - con un'inversione dell'espansione dell'atrofia geografica mai osservata precedentemente.
Come atteso, il secondo gruppo è quello che ha dato i risultati migliori, con tre pazienti che hanno recuperato 10-22 lettere nell'acuità visiva e hanno raddoppiato la velocità di lettura negli occhi trattati.
Se i risultati preliminari di questo studio iniziale fossero riproducibili si avrebbe una svolta epocale nel trattamento della AMD atrofica, la patologia degenerativa della retina più comune che affligge milioni di persone di età sopra i 60 anni e per la quale non esiste a oggi alcun trattamento risolutivo.
Nel frattempo i risultati preliminari di questa sperimentazione potranno promuovere un'intensificazione della ricerca verso l'utilizzo delle cellule staminali pluripotenti indotte nella terapia della AMD. Inoltre, nel prossimo futuro questo approccio terapeutico potrebbe rivelarsi utile anche per il trattamento di patologie quali la retinite pigmentosa e la malattia di Stargardt.



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