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Corriere dei Ciechi

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Numero 10 del 2020

Titolo: SOSTEGNO PSICOLOGICO- La Consulenza alla pari

Autore: Danila Faiola


Articolo:
Quando una persona, ad un certo punto della sua vita, si trova a dover fare i conti con la disabilità deve ricostruirsi un'immagine di sé, una nuova identità. Deve far fronte alle limitazioni derivanti dal proprio deficit fisico o sensoriale, adattandosi alle nuove condizioni di vita. Uno degli strumenti a disposizione di coloro che vivono tale situazione è quello della "Consulenza alla pari", che affiancandosi ad interventi di natura specialistica (consulenza psicologica/psicoterapia, o, per restare nell'ambito della disabilità visiva, corsi di Orientamento e Mobilità, Autonomia personale e domestica, corsi di alfabetizzazione informatica ecc.), consente lo scambio di esperienze e l'apprendimento da persone che vivono o hanno vissuto le medesime esperienze.
La Consulenza alla pari risulta essere un significativo strumento utile a favorire il sostegno all'emancipazione e all'inclusione delle persone con disabilità visiva. Si struttura in una metodologia basata sulla relazione d'aiuto che innesca meccanismi di mobilitazione e rafforzamento delle risorse intrinseche ed estrinseche delle persone cieche o ipovedenti, individuando in tal senso specifiche strategie di adattamento alla condizione di disabilità.
Il termine Consulenza alla pari, che può essere inteso come il corrispettivo italiano della dicitura anglosassone peer counseling, indica una peculiare pratica di colloquio dove gli attori condividono una problematica comune come la disabilità visiva e mediante il confronto acquistano consapevolezza della propria condizione, nei suoi limiti e nelle potenzialità.
Il consulente alla pari è dunque una persona con disabilità che ha svolto un percorso di crescita personale e al contempo ha raggiunto una formazione specifica per aiutare altre persone con disabilità a prendere confidenza con se stesse, privatamente o attraverso incontri di gruppo. In definitiva, per poter espletare questa attività è indispensabile un percorso di crescita personale che conduca all'acquisizione della consapevolezza di sé rispetto ai vissuti di persona con disabilità. A questo processo di emancipazione soggettiva, è altrettanto indispensabile affiancare un percorso di formazione per l'acquisizione di tecniche e metodologie specifiche che costituiscono gli strumenti necessari per condurre una relazione di aiuto qual è la Consulenza alla pari.
L'esperienza del consulente alla pari deve fungere da modello e da ispirazione per gli altri che devono poter pensare: "Se lui ce l'ha fatta, ce la posso fare anch'io" motivo per cui è indispensabile che lui stesso sia una persona con disabilità.
La Consulenza alla pari è, quindi, una particolare forma di counseling, nata dall'esperienza delle associazioni e delle persone con disabilità, una relazione empatica e un confronto alla pari, con chi vive e conosce nella disabilità visiva direttamente sulla sua pelle l'esperienza del buio o della penombra. Tutto ciò è finalizzato a favorire il processo di empowerment individuale e, conseguentemente, di emancipazione sociale.
La metodologia del Peer Counseling nasce alla metà degli anni Sessanta in California da un gruppo di studenti con disabilità dell'Università di Berkeley che, emarginati dalla vita sociale, iniziarono a incontrarsi tra di loro, a scambiarsi i vissuti personali e a sostenersi. Fu così che, presso l'Università di Berkeley, alcuni di loro, pionieri del movimento per la Vita Indipendente, decisero di incontrarsi regolarmente e di donarsi "tempo" l'un l'altro per comunicare i propri vissuti, confrontarsi ed elaborare strategie individuali e di gruppo capaci di fronteggiare i problemi determinati dalla propria disabilità.
Oggi il Peer Counseling è molto diffuso negli stati Uniti, come una vera e propria professione d'aiuto che non si sostituisce in nessun modo ad altre figure professionali ma si affianca con un ruolo e delle funzioni ben definite.
In Italia la metodologia della Consulenza alla pari non è formalizzata in alcun modo, anche se a livello associativo la pratica è sempre più diffusa, riconoscendola come strumento fondamentale per la crescita emotiva delle persone con disabilità e la loro emancipazione da condizioni di svantaggio sociale. Oltre alle associazioni, anche altri contesti si sono mostrati interessati all'introduzione della figura del consulente alla pari, come le Unità Spinali per lesionati midollari (si pensi alle vittime di incidenti stradali), i centri di informazione e consulenza, università, progetti riabilitativi.
Nel territorio di Latina è stato realizzato uno dei primi progetti di Consulenza alla pari per persone con disabilità visiva. Tale iniziativa è stata motivata al fine di garantire l'autonomia e l'inclusione di quelle persone cieche o ipovedenti che sono maggiormente emarginate; permettendo alla società di poter contare su una rinnovata risorsa in grado di mettere di nuovo a disposizione le proprie competenze al servizio di tutti e favorendo una maggiore convivenza di qualità nella comunità. La sensazione di abbandono, l'emarginazione e la solitudine sono gli stati interni più frequenti e pericolosi per le persone che vivono la disabilità visiva. Avendo avuto la possibilità di formare dei consulenti alla pari ha creato un'ulteriore opportunità di ampliare una rete sociale sempre più attiva, in grado di raggiungere tutti coloro che ne hanno più bisogno fornendo loro un supporto concreto ed efficace. Il progetto è stato realizzato da diversi enti come la CIIVA, l'Unione Italiana ciechi e ipovedenti della sezione territoriale di Latina e il Centro Regionale S. Alessio-Margherita di Savoia per i Ciechi IPAB. L'iniziativa ha avuto un importante e valido riscontro positivo.
Si auspica che la Consulenza alla pari per le persone con disabilità visiva possa essere riconosciuta e diffusa come un eccellente strumento integrativo di empowerment. Inoltre, come già detto, non si sostituisce a nessuna figura professionale, ma costituisce una valida metodologia per favorire l'inclusione sociale e migliorare la qualità di vita delle persone con disabilità visiva.
Vista la sua indiscussa utilità, sarebbe importante che la Consulenza alla pari entrasse a far parte dei servizi di ciascuna delle sezioni territoriali dell'Unione e che, avvalendosi delle competenze in materia di relazione d'aiuto degli psicologi-psicoterapeuti afferenti alla rete di "Stessa strada per crescere insieme", venissero formati dei consulenti alla pari in ciascuna sezione.

*Psicologa-Psicoterapeuta. Coordinatrice per l'area Lazio-Abruzzo-Molise del progetto "Stessa strada per crescere insieme"



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