Numero 10 del 2020
Titolo: Per i più piccini
Autore: Redazionale
Articolo:
Giochiamo con le lettere
In questo gioco la lettera «x» va sostituita con quella giusta. Sarà la lettera «r» oppure la lettera «f»?
Farxalla; xuoco; xemo; xiocco; xuota; txeno; xedera; xagno; xascicolo; xoccia; xlauto; axtista; xisarmonica; xesteggiare; xullo; xusto; xanocchio; xinestra; xettangolo; xiume; xosa; xoca.
Soluzione: Farfalla; fuoco; remo; fiocco; ruota; treno; federa; ragno; fascicolo; roccia; flauto; artista; fisarmonica; festeggiare; rullo; fusto; ranocchio; finestra; rettangolo; fiume; rosa; foca.
Parola intrusa
Quali sono quelle parole che rendono buffe queste frasi?
1) Nel bosco cioccolato ci sono molti funghi.
2) La marmellata ricciolo di more è squisita.
3) Il nonno taglia la barba legna per l'inverno.
4) Giulia sta preparando la grandine minestra di ceci.
5) La maestra legge la storia capretta agli alunni.
Soluzione:
1) cioccolato
2) ricciolo
3) barba
4) grandine
5) capretta
Colmi
Qual è il colmo per una gallina? Fare il brodo quando fa freddo!
Qual è il colmo per un palloncino? Darsi un sacco di arie!
Qual è il colmo per un pesce? Perdersi in un bicchiere d'acqua!
Qual è il colmo per una regina? Essere bassa e farsi chiamare altezza!
Indovinello
1) Sono di pezza, di gomma, di spugna, di plastica, sono bianca, rossa, azzurra o di altro colore, rotolo salto e rimbalzo; sono ovale o rotonda, sono piccola o grande, piaccio tanto ai bambini e ai calciatori, chi sono?
Soluzione: La palla
Domande birichine
Qual è l'animale pieno di interessi? Il tasso.
Perché i pesci hanno le spine? Perché in mare c'è la corrente.
Filastrocche
Autunno
Vien l'autunno sospirando,
sospirando alla tua porta
sai tu dirmi che ti porta?
Qualche bacca porporina,
nidi vuoti, rame spoglie,
e tre gocciole di brina,
e un pugnel di morte foglie.
Angiolo Silvio Novaro
Il fungo
Il cielo ride un suo riso turchino,
benché senta l'inverno ormai vicino;
il bosco scherza con le foglie gialle,
benché l'inverno senta già alle spalle;
ciancia il ruscel col rispecchiato cielo
benché senta nell'onda il primo gelo
e sorto è appiè d'un pioppo ossuto e lungo
un fiore strano, un fiore a ombrello: un fungo.
Marino Moretti
Zia Titti Racconta
Ippopotamo, orologio didattico
Ippo era un orologio didattico a forma di ippopotamo. Era un semplice orologio di legno, con un ippopotamo disegnato vicino alle lancette. Ippo era un gioco didattico - al negozio lo avevano chiamato così - e doveva essere utile ai bambini che volevano imparare a leggere le ore.
Il giocattolo era arrivato a casa di Tommy, un bambino piccolo, un po' capriccioso. Tommy aveva detto: «Non mi piacciono gli ippopotami!», così Ippo era rimasto appeso al muro della sua cameretta, ma nessuno ci badava mai.
Nessuno lo usava come orologio didattico e Ippo si sentiva un po' solo.
Nel frattempo, Tommy cresceva e un bel giorno cominciò ad andare alla scuola materna. Fu così che il bambino si trovò di fronte a un mistero: gli orologi. Tommy non sapeva proprio come funzionassero quegli strani cerchi che guardavano sempre mamma e papà.
«Sveglia, è tardi!». «Sbrigati, dobbiamo andare all'asilo». «Spegni quella tv, la stai guardando da mezz'ora!». «Sono già le nove di sera, vai a letto!».
Che cosa erano tutti questi numeri che mettevano agitazione nelle mamme?
Tommy non capiva: al mattino, avrebbe voluto giocare con le sue macchinine e invece doveva fare colazione, perché era tardi.
Subito dopo la colazione, la mamma diceva subito «laviamo i denti e la faccia, veloci», ma Tommy voleva giocare ancora un po' anche con lo spazzolino...
Perché bisognava mettersi le scarpe e la giacca così in fretta? Che cosa voleva dire, esattamente, «è tardi, non abbiamo tempo»?
Che cos'era questo tempo? A volte la mamma diceva: «Non possiamo andare ora a comprare i biscotti, andremo nel pomeriggio», ma quando sarebbe arrivato il pomeriggio? Quand'era, invece, l'ora di cena? Come si faceva a capire quando era tardi e quando era presto?
Dato che Tommy continuava a fare domande sul tempo, alla mamma venne in mente di chiedere aiuto a Ippo. Prese l'orologio didattico, gli diede una bella spolverata e al posto di lasciarlo appeso, da solo, sulla parete, iniziò a mostrarlo al bambino.
«Vedi», disse la mamma, spostando la lancetta corta sul numero 7. «A quest'ora noi ci alziamo al mattino. Quando sono le 8 - la mamma spostò ancora la lancetta corta - dobbiamo essere all'asilo. Quando la lancetta corta è sul 3 e la lancetta lunga è sul 9, io vengo a prenderti all'asilo».
Tommy non capì proprio nulla. Disse soltanto: «Non mi piacciono gli ippopotami» e, con fare capriccioso, girò la testa dall'altra parte.
La mamma fece un leggero sorriso e disse: «Vado un secondo in cucina, tu guarda un pochino il tuo orologio e dopo ne riparliamo».
Quando la mamma andò via, Ippo cominciò a parlare.
«Ciao, Tommy, finalmente possiamo giocare insieme».
«Io non gioco con gli ippopotami!», disse Tommy, sempre corrucciato. Tra sé e sé pensò: come fanno i giocattoli di legno a parlare?
Ippo disse: «Sono un orologio didattico, un po' magico. Insegno ai bambini come si leggono le ore».
«Io so già come si leggono le ore», rispose Tommy, dicendo una bugia, per puro dispetto.
«Va bene», disse Ippo. «Ti spiego allora come funziona il mio quadrante. La lancetta corta indica le ore. La lancetta lunga indica i minuti».
«Io non voglio sapere niente delle tue lancette!», disse Tommy, esasperato.
«Io voglio sapere qualcos'altro. Perché la mamma dice sempre che è tardi? Perché devo andare all'asilo? Perché non posso giocare dopo la colazione? Soprattutto, che cos'è il tempo?».
Ippo era un gioco didattico molto paziente. Fece un bel respiro e guardò Tommy negli occhi.
«Il tempo è come la sabbia, bambino. È facile da prendere in mano ma è anche facile da disperdere. Quando non sanno come trattenere il tempo, le mamme si agitano e si preoccupano, sbagliano a tenere la sabbia nelle mani e allora il tempo scivola ancora più in fretta».
Adesso ti spiego, continuò Ippo: «Quando la lancetta corta indica il numero 7, la mamma viene a svegliarti. Chiedile un secondo abbraccio. Quando la lancetta corta indica il numero 8, sarete già all'asilo. La mamma ti darà un bacio per salutarti! Quando la lancetta corta indicherà il numero 3 e la lancetta lunga sarà sul 9, la mamma verrà a prenderti alla scuola materna. Potrete correre al parco!».
Fu così che Tommy imparò a leggere le ore.
«Un altro compito è fatto» pensò l'orologio.