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Kaleîdos

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Numero 16 del 2020

Titolo: Qualcuno crede ancora nella passione per sempre

Autore: Antonella Fiori


Articolo:
(da «F» n. 35.2020)
Mantenerla al massimo per anni è possibile, assicura lo scrittore Yari Selvetella. A patto di vivere alla giornata, tra cene fuori e notti roventi. Come amanti clandestini, condannati a un eterno presente privo di tenerezza o sostegno reciproco. Ma è davvero questa la felicità?
Quanto credete alla favola dell'amore eterno? Ecco, chi ancora ci spera, giovane e meno, avrà la possibilità di fare pratica sin da oggi leggendo un romanzo dove per la prima volta vengono messi su carta i principi da seguire per vivere una passione di quelle da strapparsi i capelli, che oltre a essere piena di ardore è anche allegra e spensierata fino alla fine dei nostri giorni. Ne «Le regole degli amanti» di Yari Selvetella (Bompiani), Iole e Sandro, i protagonisti (amanti con rispettive famiglie che non lasciano), stilano un decalogo da rispettare per mantenere tra loro l'incanto iniziale. In effetti vanno avanti per molti decenni. Sino a un finale sorprendente.
D. Yari Selvetella, le regole che i suoi personaggi si danno valgono solo per gli amanti clandestini o per le coppie in generale?
R. Valgono per tutti. «Amante», vorrei precisarlo, è una parola che si usa nelle relazioni extraconiugali, invece secondo me deve essere utilizzata per chi si ama, ma cerca di farlo in modo non convenzionale.
D. Qual è la regola numero uno per mantenere viva la relazione?
R. Realizzare i propri desideri. In coppia si pensa a costruire qualcosa in comune: mettere su casa, fare dei figli e si trascura l'aspetto individuale ponendo in secondo piano le passioni personali. E questo porta molta frustrazione. È vero che a volte i sogni sono velleità come cantare, voler scrivere un libro, fare teatro, però l'altro, che dovrebbe darci sostegno, spesso prende i nostri desideri e li fa a pezzi con frasi tipo: «Ma che fai?», «Che ti sei messo in testa?». Attenzione! Avere cura dei sogni della persona amata, anche i più folli, è fondamentale.
D. Altra regola è che l'amante non ti appartiene mai. Come è possibile? Siamo tutti sempre gelosissimi...
R. Qui le coppie stabili devono prendere esempio dagli innamorati clandestini che partono dall'idea di non poter essere gelosi, perché sanno benissimo che l'altro ha una moglie o un marito. Il segreto al contrario è vedere l'altro come qualcuno con cui facciamo un pezzetto di strada assieme. Dobbiamo alimentare ogni giorno la voglia di stare vicini, invece che puntare al possesso.
D. Quindi non si progetta nulla per amarsi per sempre?
R. Guardi, la costruzione di questo tipo di amore è basata solo sul presente. Si viaggia, si va fuori a cena, si fa l'amore. Ma non si pensa mai a un futuro che ancora non c'è.
D. Il mutuo da pagare in 20 anni non va neanche nominato, immagino?
R. Capisco che possa sembrare innaturale ma loro, in modo un po' estremo in effetti, eliminano dalla prospettiva ogni accenno di routine e anche di previsione, per valorizzare solo il progetto del rapporto. Siccome devono stare nel presente avranno solo il presente.
D. Il tracollo dell'amore eterno spesso parte dalla fine dell'attrazione sessuale: in questo caso la regola qual è?
R. Concedersi le fantasie che la routine coniugale azzera. Quando si crea una famiglia, tutto si istituzionalizza e i sogni proibiti scompaiono. Anzi, spesso li abbiamo, ma l'ultima persona con cui penseremmo di realizzarli è il partner.
D. Sembra un po' «Ultimo tango a Parigi» con la coppia che si chiude in una bolla senza che nessuno sappia neppure il nome dell'altro. Ma ci sono anche certi amanti che diventano come marito e moglie, o no?
R. Certo, ed ecco perché dico che queste regole vanno applicate a tutte le coppie. Anche quelle clandestine dopo due o tre anni che si vedono in uno squallido alberghetto, perdono il gusto del proibito.
D. Lei mette tra le basi per far durare l'amore, la lettura.
R. Sì, è importantissimo, leggere un libro ti sposta altrove, non sei realmente nel tuo quotidiano, e vivere anche altre esistenze ti fa annoiare molto meno.
D. Un altro principio è quello di non condividere problemi economici e malattie. Ma davvero è possibile, scusi?
R. È una regola un po' crudele. Una relazione lieve non accetta la trasformazione di un amore passionale in uno istituzionale. È chiaro che attraversare insieme una malattia crea un legame unico: può esserci più solidarietà, non necessariamente maggior passione.
D. Se uno ha mal di pancia una notte, la moglie o il marito gli prepara una camomilla. O bisogna lasciare l'altro a soffrire da solo?
R. Una volta si può fare, ma alla quindicesima camomilla è come se l'equilibrio del rapporto si spostasse, ripeto, dalla passione alla solidarietà, entrambi estremi con una loro validità. Però o si va da una parte o dall'altra.
D. Quindi per avere l'amore eterno bisogna giocare tutta la vita?
R. Questa è una domanda a cui ognuno di noi dà la sua risposta. Per avere la passione sempre al top sei disposto a restare solo quando ti ammali, a smazzarti i tuoi problemi senza avere il tuo partner accanto? Perché è questa indipendenza a mantenere l'attrazione tra due persone.
D. Una regola importantissima è non portare rancore.
R. Penso soprattutto a quelle coppie che si rinfacciano cose come: «Trent'anni fa avrei voluto smettere di lavorare in ufficio e creare qualcosa di mio, tu non hai voluto e ora sono infelice». Allora arrivi a odiare la persona che ti ha impedito di essere quello che eri.
D. Ma come si fa a rimanere sempre al massimo? A volte uno è stanco, ha i suoi problemi.
R. Prendiamo una donna sfinita dal lavoro e dai figli con un marito che è invece in una fase positiva della sua vita. Magari perché sta facendo carriera, o perché magari si è messo a dieta e ha perso 10 chili. Lui ha voglia di andare in vacanza e la moglie no. Ecco: lasciamolo partire da solo con gli amici se noi non ce la facciamo, non tarpiamogli le ali.
D. E se poi va a finire che in vacanza si fa l'amante?
R. Bisogna avere un minimo di fiducia in quello che si è costruito. A volte pensiamo che la nostra relazione sia meno solida di quello che è veramente. Invece, è necessario metterli un po' alla prova i rapporti sentimentali. È vero: le relazioni sono fragili, ma se siamo sempre in allerta, pensando «oddio che succede», non miglioriamo la situazione. Prendiamola come una sfida, un modo per crescere insieme all'altra persona. Altrimenti è come aver già perso la partita in partenza.
Antonella Fiori



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