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Corriere dei Ciechi

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Numero 7-8 del 2020

Titolo: RUBRICHE- Occhio alla ricerca

Autore: a cura di Andrea Cusumano


Articolo:
L'umore acqueo può oggi predire il decorso di un pericoloso tumore dell'occhio dei bambini: il retinoblastoma

Il retinoblastoma è un tumore maligno primitivo della retina; esso rappresenta il tumore maligno endoculare più diffuso in età pediatrica e colpisce un bambino ogni 20 mila nuovi nati. Il retinoblastoma può presentarsi in forma monolaterale o bilaterale e spesso è correlato a una mutazione del gene Rb1, che può essere ereditata dai genitori o apparire come mutazione de novo.
I sintomi del retinoblastoma sono la leucocoria (presenza di un riflesso bianco nella pupilla, spesso rilevabile nelle foto scattate con il flash ai bimbi affetti), lo strabismo e, in casi più rari, infiammazione oculare e alterazioni visive.
La diagnosi del retinoblastoma è effettuata mediante test strumentali quali l'esame oftalmoscopico, l'ecografia, la tomografia computerizzata (TC) e la risonanza magnetica (RM).
Se diagnosticato tardivamente, il retinoblastoma può mettere a serio repentaglio la vita del bambino che ne è affetto; se diagnosticato precocemente, invece, esiste il 95% di probabilità di guarigione e, in buona percentuale, di preservazione del bulbo oculare e di un certo grado di visione residua. Il trattamento del retinoblastoma comprende la fotocoagulazione, la crioterapia, la radioterapia e la chemioterapia, impiegata per ridurre il volume della massa tumorale e trattare eventuali neoplasie diffusesi al di fuori dell'occhio. L'enucleazione è l'ultima scelta terapeutica, che diventa obbligata quando il tumore è troppo avanzato o troppo grande.
Sulla rivista scientifica internazionale The Opthalmologist del mese di maggio scorso è apparso un interessante articolo che descrive come i ricercatori del reparto di Oncologia Oculare del Children's Hospital di Los Angeles (California, USA), guidati dalla Dr.ssa Jesse Berry, abbiano scoperto la possibilità di individuare marcatori molecolari derivanti da retinoblastoma attivo nell'umore acqueo prelevato da occhi di pazienti affetti sotto trattamento.
L'iniezione del chemioterapico all'interno dell'occhio è preceduta dall'estrazione di una piccola quantità di umore acqueo dalla camera anteriore dell'occhio, al fine di evitare un picco di pressione intraoculare a seguito dell'iniezione del farmaco. Nel passato, l'umore acqueo estratto dai pazienti veniva eliminato, ma la Dr.ssa Berry si è chiesta se esso potesse contenere delle informazioni utili sulla patologia e il suo gruppo ha cominciato a conservare e analizzare i campioni di liquido.
I ricercatori del Children Hospital hanno rilevato la presenza di DNA, RNA e miRNA provenienti dal tumore e sono inoltre riusciti a evidenziare un aumento del numero di copie di una determinata zona del cromosoma 6, un'alterazione cromosomica tipica del retinoblastoma e denominata "gain of 6p" e risultata più evidente negli occhi che rispondono meno bene alla terapia e che presentano quindi un maggiore rischio di enucleazione. Il fenomeno del "gain of 6p" era già noto alla scienza, ma gli studi effettuati in precedenza si basavano tutti su biopsie prelevate da tessuto tumorale di occhi espiantati e mai su biopsie eseguite in vivo, in quanto queste comportano un altissimo rischio di formazioni di metastasi al di fuori dell'occhio.
L'estrazione di umore acqueo da pazienti affetti da retinoblastoma rappresenta quindi un valido metodo per la caratterizzazione del retinoblastoma mediante l'individuazione di specifici marcatori molecolari. Questo metodo potrebbe rivelarsi utile per la conferma della diagnosi e ancor di più per la valutazione di una prognosi più precisa e attendibile.
Il prelievo di umore acqueo rimane una metodica invasiva e per ora non può ancora essere considerato una pratica clinica, bensì una procedura unicamente sperimentale, ma date le potenzialità di questo tipo di biopsia si presume che essa possa diventare quanto prima una pratica comune da eseguire al momento della diagnosi e durante tutto il periodo di trattamento.
Diversi gruppi di ricerca mirano a ottenere una metodica in grado di ricavare le stesse informazioni mediante semplici prelievi di sangue, indubbiamente meno invasivi rispetto a un'estrazione di umore acqueo. Nonostante ciò, anche arrivando a ottenere un metodo talmente sensibile da riuscire a individuare marcatori specifici per il retinoblastoma nel sangue, l'utilizzo dell'umore acqueo avrebbe il vantaggio di fornire informazioni specifiche per ogni occhio (mentre il sangue non ci dice da quale occhio provenga un determinato biomarcatore) e ciò è estremamente importante alla luce del fatto che i bambini che presentano un retinoblastoma bilaterale hanno spesso un'evoluzione della patologia diversa nei due occhi e una risposta al trattamento variabile da occhio a occhio.
Nel caso della diagnosi, quindi, la possibilità di utilizzare un prelievo di sangue presenterebbe un vantaggio rispetto all'estrazione di umore acqueo, ma nel caso di malattia diagnosticata, la seconda metodica sarebbe molto più indicata per valutare in modo preciso la risposta terapeutica e la prognosi per ogni singolo occhio già durante la terapia.
Ci auguriamo che la scoperta dei ricercatori del Children Hospital di Los Angeles possa portare presto a un protocollo riconosciuto e condiviso in grado di contribuire alla ricerca sul retinoblastoma e al successo terapeutico per questa temibile patologia infantile.



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