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Corriere dei Ciechi

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Numero 7-8 del 2020

Titolo: STORIE DI VITA- Quando parlano tutti, nessuno ti ascolta

Autore: a cura di Daniela Bucci e Stefano Borgato


Articolo:
Un uomo con disabilità racconta del suo impegno nell'associazionismo, tra la voglia di migliorare il mondo e le difficoltà di poterlo cambiare

Remo è una persona con disabilità, ha un'occupazione da cui non trae grandi soddisfazioni, non ha possibilità di avanzamento di carriera, né di mettere in campo le proprie effettive competenze. È uno di quei lavoratori sottoutilizzati, che ricoprono un ruolo e svolgono mansioni inferiori al proprio curriculum formativo.
Remo è anche una persona estremamente attiva nel mondo associativo.
"Quello in associazione - confessa - è in realtà il mio vero lavoro, non retribuito. Mi occupa mediamente dalle 25 alle 40 ore settimanali. È un lavoro complicato, che spesso va al di là delle mie competenze. Mentre in ufficio sono sottoutilizzato, qui invece sono sovrautilizzato, perché lo spettro di questioni che devo affrontare è estremamente ampio. È un impegno per molti versi importante, perché da te dipende la qualità di vita di alcune persone, che si rivolgono all'associazione perché hanno un problema e si aspettano che tu possa contribuire a risolverlo. Per certi versi è anche un lavoro frustrante, perché alla fine ti ritrovi sempre a inseguire: non riesci mai a concordare una programmazione, hai sempre l'emergenza che in qualche modo ti costringe. Non ci sono protocolli da seguire, percorsi certi a cui affidarsi, c'è sempre il caso singolo, il caso particolare, il caso speciale, il caso unico. Non si riesce mai a costruire iter affidabili, sei sempre talmente impegnato a seguire l'eccezione che non riesci a codificare prassi consolidate. E poi per risolvere le questioni devi costantemente avere a che fare con gli uffici pubblici e questo non è affatto banale".
A ciò si aggiungono tutti i limiti connaturati nell'associazionismo, di cui Remo è ben conscio. "Io sono il presidente della mia sezione e ho un Consiglio direttivo di sette membri, ma in realtà - ammette - lavorano attivamente soltanto in due. Per cui vorrei fare tante cose, ma sono costretto ad interrompere la pianificazione sul lungo periodo perché, non avendo collaboratori, ho la contingenza che mi bussa alla porta. E poi bisogna anche occuparsi di raccolta fondi, che a me crea un fastidio inveterato perché ho sempre la sensazione di andare a chiedere la carità, ma d'altra parte occorre fare anche questo".
Uno scoglio che oggi incontra l'associazionismo è quello del ricambio generazionale.
"Io ho iniziato a frequentare l'associazione a vent'anni - racconta Remo - molto prima di entrare nel mondo del lavoro. Ho cominciato con il gruppo giovani, poi sono diventato consigliere, poi vicepresidente e dal 2013 sono presidente. Quello che mi ha spinto ad impegnarmi nel mondo associativo è la volontà di provare a migliorare le cose. Ero giovane e molto inesperto, adesso sono abbastanza disilluso, ma continuo a credere che l'associazionismo in sé avrebbe delle enormi potenzialità. Se l'associazione, di cui la mia è una sezione, esplicitasse davvero le sue potenzialità, sarebbe una reale macchina da guerra, ma ciò richiederebbe una rivoluzione. Un'organizzazione non può rimanere statica nel tempo, non può adottare nel 2020 modelli che andavano bene venti, trent'anni fa, e che adesso sono del tutto superati. Modelli in cui proliferano comitati per ciascun tema specifico: il comitato genitori, il comitato pari opportunità, il comitato sul lavoro ecc. ecc., che sono stati pensati in tempi in cui c'era un'ampia partecipazione. Adesso, quando sarà superata l'emergenza COVID-19, dovrò indire le prossime elezioni e non ho idea di chi accetterà di candidarsi per il Consiglio direttivo, perché non c'è più nessuno che voglia impegnarsi".
"Di ragazzi in età lavorativa - continua Remo - ne abbiamo francamente pochi. All'incirca il 70%-75% dei nostri soci ha più di 65 anni, e il 60% ne ha addirittura più di 75. Io ho un gruppo di anziani che vengono ormai da sempre alle assemblee e quando non ci saranno più non ho idea di cosa accadrà. Alle ultime elezioni, su 500 soci iscritti, i presenti votanti erano appena 33. Il rischio è di organizzare assemblee in cui i partecipanti siano solo quelli che devono essere eletti. Io, ad esempio, non ho nessuna voglia di ricandidarmi alla presidenza nel 2020, sono stanco, però a costo di sembrare egocentrico non c'è nessun altro che voglia farlo. E questo è un dramma".
Remo prova ad individuare anche le cause di questa situazione: "Da un lato - spiega - c'è il problema dell'attrattività dell'associazione: ho notato che negli anni si sono perse tantissime persone di elevata competenza. Dall'altro lato, però, c'è il problema della disintermediazione, che è una tragedia: è stata fatta passare come partecipazione universale, ma di fatto significa che ognuno va per sé e Dio per tutti. Questo nessuno l'ha ancora capito. Tutti si illudono di poter far sentire la propria voce, ma in realtà nessuno ti ascolta quando parlano tutti. Delle conseguenze ci accorgeremo forse fra qualche annetto, quando probabilmente sarà troppo tardi. E questo è il mio lato "Cassandra" che parla".



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