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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Gennariello

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Numero 7-8 del 2020

Titolo: C'era una volta

Autore: Redazionale


Articolo:
Il cerbiatto va in vacanza
C'era una volta un piccolo cerbiatto che viveva in un incantevole bosco, pieno di stimoli e cose sempre nuove. Tutto era fonte di interesse e curiosità. Ogni giorno, c'era sempre tanto da imparare - i versi degli animali, i colori e le forme dei fiori, il numero degli alberi presenti, la loro specie, le trasformazioni subite dalla natura col cambiare delle stagioni... Insomma, un'infinità di cose da osservare, guardare e conoscere.
Con l'arrivo dell'estate, però, il piccolo cerbiatto si sentiva molto, ma molto stanco. Per tutto l'autunno, l'inverno e la primavera, infatti, si era dato da fare per scoprire e conoscere il fantastico mondo del bosco e ora sentiva che le sue forze e la sua energia erano venuti meno. Per un intero anno aveva corso e saltato e ora che era arrivata l'estate il suo unico desiderio era quello di giocare e di usare tutto quanto aveva imparato divertendosi.
E fu così: il cerbiattino partì con la sua famiglia per un avventuroso viaggio. Andò al mare. Era un mondo nuovo e sconosciuto, ne aveva solo sentito parlare nel bosco ma non lo aveva mai visto.
Che cosa curiosa, un cerbiatto al mare, pensava.
Attrezzato di «salva-animali», di «pinne» e «occhialini» partì in groppa al cerbiatto adulto verso le spiagge più lontane: il viaggio fu lungo ma lui proprio non se ne accorse, perché dormì fino all'arrivo.
Giunse su una spiaggia di sabbia bianca sfiorata da un mare stupendamente azzurro: era mattina e c'era un sole brillante. Che meraviglia davanti ai suoi occhi.
«Ma ora che faccio?» pensò tra sé e sé. Questo mondo tanto bello era per lui sconosciuto. E subito pensò: «Posso aiutarmi utilizzando tutte le cose che ho imparato nel bosco!».
E allora cominciò ad ascoltare il verso dei gabbiani e provò pure a imitarli. Che buffo che era, ma era divertentissimo. Poi ripeté i colori che si aprivano davanti ai suoi occhi: l'azzurro del mare, il bianco di qualche nuvoletta, il giallo del sole, il rosso dei granchietti che si aggiravano sulla riva. E correndo sul bagnasciuga scoprì le conchiglie e per ognuna che incontrava ne contava una in più. Scoprì l'estate, l'estate al mare.
E la cosa più bella fu per lui bagnarsi nell'acqua salata, abitata da tanti pesciolini colorati che guizzavano e lo salutavano divertiti.
La sua giornata passò veloce e stancante, ma sapete? La sera, in una coloratissima tenda da campeggio, il nostro cerbiattino proprio non riusciva a dormire, talmente tante erano state le cose che aveva conosciuto e che aveva imparato.
Maria Rita Esposito

La leggenda del Girasole
Un giorno, in un giardino, nacque un fiore strano: brutto, storto, con un enorme disco di bronzo sullo stelo sottile. Tutti gli altri fiori lo guardavano con disprezzo e non lo volevano vicino, per paura che la sua bruttezza nuocesse a loro dinanzi agli uomini. Gli animali del cortile, conigli, galline e persino i pulcini lo schernivano e lo chiamavano: «Brutto sgorbio e mostriciattolo» e altri nomignoli del genere. Il povero fiore soffriva, ma non si lamentava: taceva e guardava il Sole che amava e ammirava con tutte le sue forze.
Il Sole si accorse di quell'umile e silenziosa adorazione e decise di premiare il fiore. Un giorno volse i suoi raggi splendenti al suo umile ammiratore, e alcuni di questi raggi rimasero attaccati al disco di bronzo, circondandolo di un'aureola d'oro. Allora il fiore crebbe al di sopra degli altri suoi compagni, alto e sottile, proteso verso il Sole.
«Porterai il mio nome» gli disse il Sole, «e sarai il mio amico prediletto. Coi tuoi petali d'oro gli uomini tingeranno d'oro i loro abiti, con i tuoi semi si nutriranno gli uccellini. Anche il tuo olio sarà utile e ricercato».
Così nacque il girasole.



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