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Numero 12 del 2020

Titolo: Una cosa è certa: la vice di Joe Biden sarà donna

Autore: Francesco Costa


Articolo:
(da «Donna moderna» n. 25-2020)
Il candidato democratico non ha ancora scelto chi lo affiancherò contro Donald Trump alle presidenziali di novembre. Ecco i nomi in corsa. Tutti femminili
Chi sarà il candidato vicepresidente democratico? L'unica certezza è che Joe Biden, sfidante designato di Donald Trump alle presidenziali Usa di novembre, sceglierà una donna. Non è un fatto da poco: nessuna donna è mai stata vicepresidente e solo 2 sono state candidate all'incarico con un grande partito, Geraldine Ferraro nel 1984 e Sarah Palin nel 2008. Ma la decisione del democratico Biden non è stata vista come un cedimento al politicamente corretto, anzi ha una sua logica. Primo: candidandosi mentre circola un virus che minaccia soprattutto maschi ultrasettantenni come lui, gli occorre una vice pronta a ogni evenienza. Secondo: le candidate donne e la partecipazione femminile al voto sono state la chiave della vittoria del suo partito alle elezioni di metà mandato del 2018. Chi la spunterà tra le figure in corsa?
Le figure più amate dai media - Michelle Obama e Hillary Clinton - si sono tirate fuori dalla mischia. I nomi maggiormente accreditati sono invece quelli di 3 senatrici che hanno sfidato Biden alle primarie dem. Kamala Harris, californiana di madre tamil e padre giamaicano, ha esperienza e carisma: sarebbe anche la prima candidata non bianca alla vicepresidenza, e Biden ha bisogno del voto delle minoranze etniche. Elizabeth Warren, rispettata ex docente universitaria, assicura il gradimento dei sostenitori di Bernie Sanders, ingombrante ex rivale. Amy Klobuchar, quadrata e pragmatica, riuscirebbe a parlare meglio di altri ai bianchi del Midwest delusi da Trump. La scelta di Biden quindi rivelerà anche qualcosa della sua strategia, ma le opzioni non finiscono qui: da Tammy Baldwin, la prima donna apertamente lesbica eletta al Congresso, a Catherine Cortez-Masto, competente senatrice di origini siciliane; dalla popolare sindaca di Atlanta, Keisha Lance Bottoms, fino alle governatrici Michelle Lujan Grisham e Gretchen Whitmer, che si sono distinte fin qui nella lotta alla pandemia.
La scelta è ancora più delicata perché questa non è una campagna elettorale ordinaria. Da una parte c'è un presidente che deve gestire la crisi più grave da un secolo, dopo aver sperato di puntare sulla forza dell'economia, e pur di voltare pagina minimizza la gravità dell'epidemia; dall'altra c'è uno sfidante che non esce di casa da mesi. Niente comizi e incontri con gli elettori, niente strette di mano né volontari porta a porta. Tutto si gioca attraverso gli schermi e persino l'elezione potrebbe avvenire a distanza: i democratici vorrebbero estendere la possibilità di votare per posta, per evitare che la paura degli assembramenti possa tenere molte persone lontane dai seggi; i repubblicani temono irregolarità e brogli. Sarà un altro forte terreno di scontro, da qui al 3 novembre.
Francesco Costa



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