Numero 12 del 2020
Titolo: Medicina- Covid: gli asintomatici e il contagio, che cosa sappiamo realmente?
Autore: Redazionale
Articolo:
(da «Corriere salute» del 14 giugno 2020)
L'infettivologo Bassetti: «Ne esistono quattro categorie, con carica virale diversa. Bisogna quantificarla per capire se possono trasmettere l'infezione ad altri»
Positivi a Sars-Cov-2 ma senza sintomi: quanti sono? E, soprattutto, in che misura possono contagiare altre persone? Il dibattito sui soggetti apparentemente sani ha preso quota dopo le parole di Maria Van Kerkhove, capo del team tecnico anti-Covid-19 dell'Organizzazione mondiale della sanità. Pochi giorni fa, durante un briefing a Ginevra, ha detto che «è molto raro che una persona asintomatica possa trasmettere il coronavirus». La frase ha scatenato reazioni a non finire, a partire dalla richiesta di chiarimenti e prove scientifiche a supporto. L'epidemiologa americana ha poi precisato che si riferiva a pochi dati pubblicati e che quella sugli asintomatici è «una domanda ancora aperta».
Quattro categorie
«Premesso che non abbiamo studi conclusivi sul ruolo degli asintomatici nella diffusione dei contagi, è fondamentale distinguere quattro categorie» precisa Matteo Bassetti, direttore del reparto di Malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova e componente della task force Covid della Regione Liguria. «Le persone positive che non hanno assolutamente nulla (asintomatici puri o portatori sani, probabilmente poco contagiosi perché hanno una bassa carica virale); i soggetti in fase in incubazione, che svilupperanno i disturbi nel giro di pochi giorni; i sintomatici lievi, senza febbre, tosse, difficoltà respiratoria, ma magari con una leggera congiuntivite; coloro che hanno avuto la malattia e risultano positivi, ma sono clinicamente guariti. Tra queste tipologie, quelle più a rischio di contagio sono la seconda e la terza: i pre-sintomatici e i sintomatici lievi, questi ultimi possono facilmente passare inosservati. Ma il referto del tampone sarebbe uguale in tutti e quattro i soggetti: positivo».
Carica virale
La quantità di carica virale presente nei campioni biologici non viene misurata negli esami fatti alla popolazione, ma solo in qualche centro di ricerca che studia come si muove l'epidemia. «Refertare le risposte dei tamponi naso-faringei o di ogni altro materiale unicamente come positività-negatività, senza indicare la quantità di virus presente, può risultare fuorviante dal punto di vista infettivologico» evidenzia Bassetti, che è anche docente all'Università di Genova. «Bisognerebbe quantificare le particelle di virus presenti e determinare una soglia al di sopra della quale il soggetto è contagioso. In assenza del «quanto» rischiamo di isolare inutilmente parecchi soggetti asintomatici positivi, non in grado di trasmettere l'infezione ad altri. Con il ritorno della stagione fredda, e nell'eventualità di un nuovo picco di contagi, che comunque non sarà paragonabile a quello di marzo-aprile, è fondamentale concentrarsi proprio sul ruolo degli asintomatici: più la carica virale è bassa più calano le probabilità di contagio. Questo potrebbe spiegare perché i pochi studi pubblicati sui positivi sani giungano a conclusioni contrastanti. Ognuno di noi comunque può fare molto per proteggersi: distanza interpersonale di un metro, lavaggio delle mani e mascherina nei luoghi chiusi. Inoltre tutti dovremmo ricevere il vaccino antinfluenzale, per evitare l'inevitabile confusione diagnostica con Covid».
Il virus ha perso forza
Esiste il rischio di un ritorno dell'epidemia in autunno? «Oggi ci sono indicatori che non mentono: l'infezione è cambiata e la circolazione del virus è infinitamente più bassa» dice l'esperto. «Nel giro di qualche settimana possiamo arrivare all'indice di contagi zero, ai ricoveri zero ci siamo già. Il virus circola ancora e ci sono ogni giorno nuove positività ma si tratta per lo più di asintomatici: non avere nuovi ricoveri è il parametro più importante. Anche negli Stati Uniti e in Spagna alcuni studiosi hanno rilevato che la malattia è diversa da quella che abbiamo visto a marzo: il virus oggi ha perso forza, è più debole. Ci sarà una seconda ondata? Nessuno può saperlo, ma sono certo che il nostro Sistema sarà in grado di affrontarla. Abbiamo farmaci, protocolli e forse avremo un vaccino grazie all'accordo stretto dal ministro della Salute Speranza, a cui va il nostro plauso».
Laura Cuppini