Numero 11 del 2020
Titolo: Salute- Novantenni più forti contro il virus? L'idea che affascina medici ed esperti
Autore: Laura Cuppini
Articolo:
(da «Corriere.it» del 31 maggio 2020)
Tra i maschi, in Italia, l'aumento di mortalità rispetto agli anni scorsi è stato molto marcato nella fascia 70-79 anni. Meno colpiti i soggetti di 90 anni e oltre
Possibile che gli ultranovantenni, e persino i centenari, siano più protetti dalla furia di Covid-19 rispetto ai più «giovani», 70 e 80enni? L'ipotesi, non ancora studiata a fondo in termini scientifici, sta affascinando medici ed esperti. Dal mondo arrivano storie di grandi anziani brillantemente guariti dall'infezione, come gli spagnoli 88enni Guadalupe Matas Hernández e José Prieto Cerrudo o l'inglese Carrie Pollock, di 99 anni. E Cornelia Ras, signora olandese di 107 anni: quando è risultata positiva a Covid, racconta la nipote, «ha detto che se fosse morta sarebbe andato bene e, se fosse sopravvissuta, sarebbe andato bene lo stesso».
I nostri centenari
In Italia abbiamo avuto nonna Lina, 102 anni, guarita dal coronavirus e dimessa dall'Ospedale San Martino di Genova. Qualcuno l'ha soprannominata «Highlander», come il film («L'ultimo immortale»): fan sfegatata di Valentino Rossi, che l'ha chiamata per complimentarsi. La sua storia ha fatto il giro del mondo. Raffaele De Palma, immunologo dell'Ospedale San Martino, ha detto che chiederà alla signora un po' di sangue per capire meglio il segreto dei centenari: «Forse, nel corso della sua lunga vita, si è imbattuta in tanti di quei virus che il suo sistema immunitario oggi è più attrezzato contro Covid» ha detto il medico. Anche per Michelangelo, Ada e Alberto, tutti sui 100 o giù di lì, il Paradiso può attendere (come racconta qui Elvira Serra) e il coronavirus adesso è solo un brutto ricordo. Per dire: in Ogliastra, nella costa orientale della Sardegna, una delle cinque «zone blu» del mondo (dove la durata della vita media è altissima), il coronavirus ha fatto zero contagi.
La fascia 70-79 anni
Fin qui le storie, ma anche nei numeri si trova qualche riscontro della forza (resilienza) degli ultranovantenni. Nel rapporto pubblicato a inizio maggio da Istat e Istituto superiore della sanità («Impatto dell'epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente nel primo trimestre 2020») si nota come, tra i maschi, la fascia di età con il maggior numero di decessi è stata quella tra i 70 e i 79 anni (+ 50% circa rispetto allo stesso periodo della media 2015-2019), seguita dalla classe 80-89 anni (+ 44%). L'incremento dei decessi nelle donne è stato più contenuto per tutte le classi di età; alla fine di marzo ha raggiunto il 20% in più della media 2015-2019, tanto per la classe di età 70-79 che per la 90 +. Una possibile spiegazione delle diverse percentuali tra i due sessi può essere il maggior numero di donne molto anziane, dato che l'aspettativa di vita è più lunga per il sesso femminile.
Vaccini fondamentali
Come a dire, le persone che superano i 90 - soprattutto gli uomini - sono davvero indistruttibili. «Si tratta di sopravvissuti al fenomeno chiamato «harvesting», mietitura, per cui i soggetti deboli muoiono e restano solo quelli più forti» conferma Marco Trabucchi, presidente dell'Associazione italiana di psicogeriatria e professore ordinario di Neuropsicofarmacologia all'Università Tor Vergata di Roma. «Non solo fisicamente, ma anche psicologicamente: i nostri anziani hanno sopportato mesi di clausura, solitudine, con un grandissimo senso di responsabilità. Dobbiamo nutrire nei loro confronti una enorme gratitudine». Professore, che cosa possono fare gli anziani per proteggersi da un eventuale ritorno dell'epidemia in autunno? «È fondamentale vaccinarsi contro l'influenza e lo pneumococco, quest'ultimo vaccino solo per chi non lo ha fatto negli anni scorsi, mentre l'antinfluenzale va rinnovato ogni anno a ottobre-novembre: in questo modo si evita il rischio delle co-infezioni in caso di contagio da Sars-CoV-2».