Numero 20 del 2020
Titolo: Essere donatori di voce: Un'esperienza che arricchisce
Autore: Angela Pagano
Articolo:
Sono donatrice di voce da qualche anno. Quando mi sono rivolta all'Uici per offrire la mia disponibilità, ero felice di mettere a frutto, al servizio di chi non ha la possibilità di leggere per proprio conto, la mia passione per la lettura, l'abitudine di leggere ad alta voce nelle mie lezioni a scuola, la voglia di esprimere e comunicare delle emozioni che scaturivano da un testo letterario. Non immaginavo che prestare la mia voce mi avrebbe insegnato ad andare ben al di là del testo per arrivare a sviluppare una forma di comunicazione con chi mi ascolta. La prima sorpresa è stata, dopo le prime esperienze di lettura, la mia decisa preferenza per manuali di studio, anziché testi narrativi.
Leggere un romanzo ad alta voce è coinvolgente e appagante. Non essendo io però un'attrice professionista, non avendo una preparazione specifica in questo campo, temevo di cadere nell'autocompiacimento. Ritengo che si debba conoscere il testo per renderlo al ritmo giusto, avere la sensibilità di prestarsi al mistero della scrittura con l'umiltà di chi sta porgendo un dono, senza cadere nella recitazione artefatta, senza narcisismi. E in genere, chi ascolta un romanzo lo fa per diletto: vuole godere di un momento di tranquillità, per il piacere di immergersi nella bellezza della letteratura, per provare emozioni, per stupirsi, per rasserenarsi. Un libro da studiare si ascolta invece in modo diverso, con un'attenzione e una disposizione d'animo diverse. Così come diverso è il rapporto tra il lettore e il suo ascoltatore. Sapere che il mio lavoro è utile, anzi, necessario, che sarò ascoltata più e più volte, che ogni mia parola sarà valutata con attenzione, e che ogni pausa, ogni inflessione, ogni variazione di tono verrà colta e assumerà un valore, ecco, tutto questo mi spinge a curare al massimo la dizione, il ritmo, la punteggiatura, le pause, e mi stimola a mantenere costante lo sforzo quotidiano perché i tempi di consegna che mi prefiggo siano rispettati. So che i miei file sono attesi con ansia, so che tardare significa allungare i tempi di un esame, saltare le sessioni, rimandare una laurea. Studiare ascoltando non è semplice come prendere un libro in mano e iniziare a leggerlo: c'è un passaggio intermedio che è affidato ad altri e solo la velocità e l'accuratezza con cui altri si dedicheranno a questo compito faranno sì che lo studio sia agevole e altrettanto efficace.
I requisiti di un donatore di voce sono alla portata di tutti: una voce gradevole, non monotona, una buona dizione e tanta passione per la lettura. Ma non sono sufficienti: ci rendiamo presto conto che il percorso può rivelarsi pieno di ostacoli. Sempre più spesso i manuali di studio abbandonano il tono accademico per indulgere in toni più confidenziali con il lettore: se l'uso delle virgolette, delle parentesi, degli incisi, delle domande retoriche, delle espressioni esclamative può contribuire ad alleggerire la fruizione dei concetti, d'altro canto interrompe la fluidità del discorso rendendo la lettura ad alta voce più complicata. Anche la divisione in paragrafi ha un suo preciso senso logico: per questo, nella lettura, bisogna rispettare una scala di lunghezza delle pause, rispettando la divisione in periodi e paragrafi, per dare la possibilità a chi ascolta di visualizzare nella mente l'intero testo, così come lo ha concepito l'autore, in modo da aiutare a comprendere la connessione dei concetti esposti.
Il donatore di voce è il tramite tra il libro e il suo diretto destinatario, ma per quanto il suo intervento possa essere limpido e scorrevole, sarà un passaggio non privo di interpretazione. È il lettore ad alta voce che deve per primo comprendere il senso, per poterlo rendere con assoluta chiarezza; è lui che corregge istantaneamente dei refusi, è sempre lui che a volte risolve una sintassi zoppicante, intuendone il significato corretto. Ed è lui che calcherà la voce per dare rilievo alle parole o ai concetti che sono evidenziati in grassetto o in corsivo, perché si rispetti la volontà dell'autore. Sempre lui che potrà decidere se leggere alcune note, che normalmente non vengono lette, per facilitare la comprensione di chi ascolta. E, infine, sarà sua cura chiudersi in una stanza, stare lontano dai rumori, trattenere il fiato nelle pause, evitare il minimo fruscio, tutto quello che potrebbe intralciare la comprensione. Questa cura costante, la puntuale sorveglianza del testo, portano a sviluppare un codice comunicativo con il destinatario. La modalità di lettura del donatore di voce gli diviene familiare, ne intuisce le pause, ne riconosce le flessioni nell'intonazione. Ha fiducia nelle sue capacità di scelta, sa quali sono i suoi tempi. Noi donatori di voce non conosciamo i nostri ascoltatori, perché non siamo in diretto contatto con loro. Ma alla fine, la lettura di numerosi manuali di letteratura e di metrica mi ha fatto conoscere Ornella Zinni, studentessa di filologia romanza. Di Ornella ho apprezzato da subito la passione, la costanza e l'intelligenza. Le ho chiesto, incuriosita, che fine fanno i miei file, come li utilizza, e lascio a lei le parole finali: «Gli audiotesti mi hanno permesso di proseguire il mio percorso di studi universitari. È stato difficile approcciarmi al nuovo metodo, dal momento che studiare per ascolto testi pensati per essere letti è diverso dall'ascoltare una lezione, che segue i modi del parlare, o un testo narrativo per puro svago. Preparando i diversi esami, ho messo a punto questo procedimento: un primo ascolto attento del file, seguito da un secondo ascolto, nel quale sezionare il file in unità più piccole, che vengono rielaborate in riassunti vocali o, più raramente, in qualche appunto scritto, nel caso di date storiche o concetti particolarmente difficili. La persona che si occupa della registrazione diviene interprete del testo e la sua voce è una compagna di studi, che entra a far parte della vita dello studente al pari di ciò che si studia».