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Il Progresso

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Numero 10 del 2020

Titolo: Benessere- Psicoterapia al parco: perché è una buona soluzione ai tempi del Covid-19

Autore: Alessandra Sessa


Articolo:
(da «Vanityfair.it» del 15 maggio 2020)
Dimenticatevi il classico studio da psicanalista, questa terapia esce dalle quattro mura per trasferirsi in parchi e aree verdi. Abbiamo chiesto alla ecopsicologa ed ecopsicoterapeuta di Bologna, Gemma Galeati, quali sono i punti di forza delle sedute di psicoterapia immersi nel verde.
In cosa consiste la psicoterapia outdoor?
«Erich Fromm sosteneva che il problema dell'uomo moderno nasce da una disconnessione con la natura. Noi siamo parte di essa e i benefici che ci dà sono evidenti. A cominciare dalla riduzione di sintomi di ansia e depressione e dall'aumento delle capacità d'introspezione. In pratica, quando siamo all'aperto la capacità di entrare in contatto con noi stessi migliora esponenzialmente. Ogni manifestazione naturale può richiamare in noi un diverso vissuto a livello emotivo. In natura il paziente può trovare un modo per raccontare qualcosa di sé, che magari non riesce in altro modo. La natura diventa insomma una co-terapeuta. E tra gli psicanalisti americani, dove l'ecopsicologia è molto diffusa, c'è addirittura chi dice che la natura è la terapeuta, e lo psicanalista è il suo traduttore».
Durante la fase 2, come la natura può venirci incontro?
«Credo che dal punto di vista pratico stare all'aperto sia più sicuro rispetto a una seduta al chiuso, dove bisogna cambiare l'aria, igienizzare le superfici, mantenere maggiormente le distanze. Inoltre, nella terapia vis-à-vis indoor o outdoor che sia, l'uso della mascherina creerebbe una barriera celando le espressioni del viso. Tutte misure preventive che all'aperto sono più semplici da gestire. E dal punto di vista psicologico, la terapia outdoor è ora estremamente utile proprio perché veniamo da un periodo d'isolamento dagli altri e dalla natura. In molte persone, infatti, si è manifestato un certo panico nell'uscire da casa, dove ormai ci si sente protetti. Diventa quindi necessario riprendere piano piano confidenza e fiducia con lo stare fuori e tornare alla vita normale».
Come avviene in concreto la terapia all'aperto?
«Innanzitutto propongo la terapia outdoor solo ai pazienti che ritengo possano trarne giovamento, a seconda del tipo di rapporto con la natura, della patologia e del grado di disagio. Dopo aver individuato il parco, comodo per entrambi, m'incontro col paziente nel punto prestabilito e iniziamo a camminare lentamente. Lo invito poi a scegliere se continuare a camminare o fermarsi, facendosi guidare dall'istinto verso un punto in cui si sente più a suo agio. Il colloquio avviene in maniera normale e spontanea: ciò che cambia è che attorno a noi abbiamo una serie di metafore a disposizione. Ad esempio, un fiore che può raccontargli qualcosa di sé, un germoglio che sta nascendo, una foglia secca. Tutto quello che avviene in natura rispecchia dei processi psicologici».
Come reagisce il paziente alla proposta di una terapia fuori dallo studio?
«Inizialmente rimane sorpreso. Poi, diventa una scoperta in quanto permette di entrare in contatto profondamente con delle parti di sé, che spesso neanche ci ricordiamo di avere. Capita poi che sia lui stesso a richiedere le sedute outdoor. Con la riapertura dei parchi ho iniziato a proporlo ai pazienti. Ma devo ammettere che anche in queste settimane di videochiamate dallo studio, ho sempre proposto ove possibile di stare in mezzo la natura del giardino o del boschetto vicino a casa».
Che caratteristiche deve avere l'area verde per la terapia outdoor?
«Più c'è varietà nell'ambiente naturale (con tratti di bosco, sentieri, prati aperti, acqua ecc.), e più abbiamo stimoli. Solitamente pensiamo che stare in una stanza ci aiuti a concentrarci maggiormente, lontani da ogni distrazione. In realtà è l'opposto. Ci sono studi sui bambini che dimostrano come la stimolazione sensoriale della natura migliori tantissimo l'attenzione perché s'innesca la fascinazione».
Insomma, «la terapia all'aria aperta ci riconnette col nostro inconscio ecologico, perché noi rispecchiamo, sia a livello psicologico che fisico, tutta la storia evolutiva della vita sulla terra». Parola di ecopsicanalista.



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