Numero 9 del 2020
Titolo: Pressione alta? Ecco come mandarla giù
Autore: Patrizia Costanzo
Articolo:
(da «Riza Psicosomatica» n. 470 aprile 2020)
L'ipertensione arteriosa è un problema che colpisce in Italia il 33% degli uomini e il 31% delle donne. In più, il 19% degli uomini e il 14% delle donne sono in una condizione di rischio. È una condizione clinica silente, che non si manifesta con sintomi evidenti, se non quando ormai è conclamata. E bisogna fare attenzione perché è un fattore di rischio per una miriade di malattie gravi: ictus, infarto, insufficienza cardiaca, aneurismi, malattie renali...
L'identikit del disturbo
Con «ipertensione» si intende una sindrome determinata dall'aumento anomalo della pressione con cui il cuore pompa il sangue nell'aorta e di conseguenza in tutto l'organismo. La pressione arteriosa presenta due valori: la cosiddetta massima (sistolica), che in un adulto sano può variare dai 115 ai 140 mm, e la minima (diastolica), tra i 70 e gli 85-90, che dipendono dal fatto che il cuore si contrae (sistole) e si rilassa (diastole). Nel 90% dei casi (ipertensione primaria) non si evidenzia una causa evidente, anche se stress, ansia, stile di vita e alimentazione giocano un ruolo determinante. In una piccola percentuale (ipertensione secondaria) è dovuta a malattie legate alla tiroide o del rene. Come accennavamo sopra, è quasi sempre priva di sintomi, a eccezione di improvvisi sbalzi importanti che provocano cefalea, disturbi visivi o altro. È molto importante quindi non sottovalutarla. Per evitare e prevenire malattie cardiovascolari anche molto gravi.
La lettura psicosomatica
I soggetti che soffrono di ipertensione spesso manifestano la necessità di gestire e tenere sotto controllo le proprie emozioni. Questo può accadere sia negando anche a se stessi i veri sentimenti che si celano nel profondo, sia «addomesticandoli» per dissimularli in modo consapevole. I soggetti in questione spesso sono stati costretti a crescere in fretta e ad evitare di lasciarsi andare o commuoversi per non apparire vulnerabili. Di conseguenza tendono a esercitare un forte controllo su di sé, instaurando un meccanismo che può predisporre all'ipertensione; il cervello ha infatti maggior bisogno di ossigeno e di energie, il cuore deve pompare il sangue con maggior forza e quindi sviluppa maggior pressione. L'iperteso in genere predilige l'attività alla passività, che viene evitata per paura di abbandonarsi e di lasciarsi andare.
La dieta curativa
L'alimentazione influisce sulle condizioni generali dell'organismo e in particolare sulla colesterolemia, sulla fluidità del sangue e sull'equilibrio delle funzioni nervose. Una dieta costituita essenzialmente da cibi di origine vegetale con adeguate integrazioni di cibi di origine animale, può essere d'aiuto anche in caso di ipertensione.
Patrizia Costanzo