Numero 9 del 2020
Titolo: Medicina- Polmoni, il Covid-19 li ha portati in primo piano ma sappiamo difenderli?
Autore: Redazionale
Articolo:
(da «Corriere salute» del 27 aprile 2020)
A questi organi vitali difficilmente si pensa, ora che l'emergenza ce li ha fatti «scoprire» approfittiamone per adottare stili di vita che li mantengano in buone condizioni, Il primo passo è rinunciare alle sigarette ma serve anche preservarli dalle infezioni
I polmoni sono sotto i riflettori come non mai, ora che sono il bersaglio principale del Covid-19. Di solito non pensiamo spesso a come stanno: respiriamo, senza accorgercene, e tanto basta. Adesso però questi organi sono sotto tiro e così ci ritroviamo a fare respiri profondi per capire se tutto va bene, a chiederci se abbiamo un'infezione al primo colpetto di tosse: un'attenzione all'apparato respiratorio che si spera resti anche in futuro, quando l'emergenza sarà passata, perché si può fare molto per mantenere in salute i polmoni e prevenire le malattie che li minacciano.
Stop al fumo
La prima raccomandazione? «Non fumare: il fumo di sigaretta è ciò che più danneggia la salute dei polmoni», spiega Francesco Blasi, direttore dell'Unità di pneumologia del Policlinico di Milano e già presidente della Società italiana di pneumologia. «È una delle cause principali di tumore al polmone e di Bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva), ed è dannosissimo in gravidanza: le sigarette durante l'attesa hanno un impatto molto negativo sullo sviluppo in utero e rallentano la crescita dell'apparato respiratorio, aumentando il rischio che il figlio sviluppi asma o Bpco da adulto. «Fumare inoltre» interviene Sergio Harari, direttore dell'unità di Pneumologia dell'Ospedale San Giuseppe di Milano, dove è a capo della gestione dell'emergenza Covid-19, «aumenta il pericolo di essere colpiti da infezioni respiratorie di qualunque natura perché danneggia il tessuto bronchiale rendendolo più suscettibile. Per altri coronavirus, come quelli di Mers e Sars, c'è una verosimile sinergia di effetti negativi fra virus e fumo; i dati che abbiamo non permettono ancora di dirlo con certezza per Sars-Cov-2, ma il fumo favorisce in ogni caso le infezioni». Succede perché i polmoni di chi fuma sono in condizioni peggiori (più infiammati e meno elastici, con gli alveoli, dove avvengono gli scambi di ossigeno fra aria e sangue, dilatati e danneggiati), perciò fanno più fatica a rispondere a un'aggressione, virale o batterica che sia.
Attenzione allo smog
Non sono però solo le sigarette a far male ai polmoni: pare ormai evidente la correlazione fra smog e danni respiratori. Numerosi studi indicano che nelle aree più inquinate cresce il rischio di malattie polmonari. Non solo, come specifica Blasi, c'è una relazione diretta fra picchi di inquinamento ambientale, specie delle concentrazioni di particolato e di biossido di azoto, e aumento degli accessi in Pronto soccorso per crisi respiratorie e riacutizzazioni di asma e Bpco. Altro fattore che mette in pericolo la salute dell'apparato respiratorio è poi l'aver avuto infezioni respiratorie ricorrenti da bambini o in età adulta, perché anche queste aumentano l'infiammazione locale, alla lunga danneggiando i polmoni e favorendo la comparsa di malattie croniche.
Predisposizione e sovrappeso
Pure la genetica può avere un ruolo: spesso gli asmatici hanno una familiarità per la malattia e sappiamo che esistono geni predisponenti per la Bpco, ma per le malattie respiratorie più comuni l'ambiente conta molto. In altri termini, chi ha una suscettibilità genetica e fuma potrebbe sviluppare una patologia molto prima di altri con la stessa familiarità ma senza questa cattiva abitudine.
Anche i chili di troppo sembrano compromettere la capacità respiratoria. Una ricerca pubblicata su Thorax ha tracciato per 20 anni la salute di oltre 3600 persone in 12 Paesi dimostrando come prendere peso durante la mezza età comporti un declino più rapido della funzionalità polmonare negli anni a venire. Chi è ingrassato intorno agli «anta» ha avuto più problemi respiratori in seguito, chi era sovrappeso od obeso e ha perso un po' di chili di troppo ha invece visto rallentare il deterioramento delle condizioni polmonari.
«L'obesità aumenta il rischio di alcune malattie respiratorie ed è strettamente correlata alla sindrome delle apnee ostruttive nel sonno, la mancanza di respiro che a sua volta accresce il pericolo di infarti e ictus» spiega Blasi, «il collo voluminoso degli obesi comporta la chiusura della glottide quando si è sdraiati a letto, e il fiato manca. È però vero che anche la malnutrizione e il sottopeso eccessivo sono fattori di rischio per la salute polmonare, soprattutto perché cresce la probabilità di infezioni respiratorie e quindi di malattie croniche».
Vaccinazioni
Per proteggere il respiro quindi attenzione anche alle infezioni. Che si potrebbero prevenire con i vaccini, ma in pochi ci pensano. «Abbiamo vaccini molto utili ed efficaci contro l'influenza stagionale e lo pneumococco che sono raccomandati agli over 65, a chi ha già una malattia respiratoria cronica e ai pazienti con patologie cardiovascolari o diabete», dice Blasi. «Eppure anche i pazienti che hanno già patologie respiratorie, e quindi rischiano crisi gravi in caso di infezione, non si vaccinano: meno del 20 per cento dei pazienti con Bpco per esempio si sottopone all'anti-pneumococcica, che potrebbe prevenire il 40 per cento delle polmoniti. Eppure in questi pazienti la mortalità in caso di polmonite è del 20-30 per cento più alta rispetto a chi non ha malattie respiratorie. Un altro vaccino utile per la salute polmonare ma ignorato da tutti è infine l'anti-pertosse: la protezione garantita con le somministrazioni durante l'infanzia non dura a vita e fra i 40 e i 50 anni dovremmo fare un richiamo per essere sicuri di non ammalarci negli anni a venire, ma quasi nessuno se lo ricorda».
Valutare la funzionalità respiratoria
Fare un respiro profondo e sentire se ci si riempiono i polmoni d'aria, come fanno molti in questo periodo pensando di accorgersi se c'è un'insufficienza respiratoria da Covid-19, non è il metodo migliore per capire se questi organi sono in salute: sarebbe molto meglio sottoporsi a una spirometria e misurare con precisione la capacità respiratoria. Perché i sintomi, se qualcosa non va, non sono così facili da avvertire come spiega lo pneumologo Francesco Blasi: «Il polmone ha una «riserva» molto ampia, per cui i segni evidenti di un malfunzionamento si percepiscono quando ormai ci sono danni importanti al tessuto: se manca il fiato, la situazione è già abbastanza compromessa. Anche i respiri profondi non sono molto indicativi, perché c'è una forte componente soggettiva: chi è ansioso tende a sopravvalutare ogni minimo segnale negativo, chi è poco percettivo nei confronti del proprio corpo potrebbe sottovalutarli. Il metodo migliore resta la spirometria». L'esame è facile, consiste nel respirare in uno strumento che misura quanta aria contengono i polmoni, quanta ne riusciamo a inspirare ed espirare, quanto sono liberi i bronchi. Il test non è particolarmente costoso e bastano pochi minuti per eseguirlo, non sarebbe il caso di farlo a tutti? «Purtroppo non viene realizzato ovunque ed è perciò meno semplice accedervi rispetto a un consueto prelievo di sangue, un tipo di analisi disponibile dappertutto. Invece, la spirometria dovrebbe essere inserita nel «pacchetto» di valutazione generale dei fattori di rischio: il valore di Fev1 (il volume massimo di aria espirata in un secondo, ndr) è un indicatore della probabilità di morte migliore del colesterolo», sottolinea Blasi. Sarebbe inoltre opportuno conoscere la propria capacità respiratoria da adulti per monitorare se e come cambi invecchiando, così da intervenire precocemente o in caso di peggioramenti. «Quando i pazienti arrivano con sintomi respiratori è già tardi, dovremmo cercarli in maniera attiva. Sicuramente la spirometria è raccomandabile a tutti i fumatori e gli ex fumatori, soprattutto se hanno più di quarant'anni: è il primo esame da fare per capire se qualcosa non va; è a maggior ragione imprescindibile se si hanno anche sintomi come tosse, catarro, mancanza di fiato».
Elena Meli