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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Voce Nostra

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Numero 8 del 2020

Titolo: Restiamo a casa

Autore: Antonio Russo


Articolo:
Mi sarebbe piaciuto scrivervi per questa Pasqua una poesiola sulla grande varietà di cibo che in questi giorni si mangia nelle varie regioni d'Italia: ma mi sono fermato davanti all'evidenza dei fatti di cronaca; il coronavirus fa sentire la sua presenza distruttrice quasi ovunque nel mondo... e dobbiamo prenderne atto.
Voi che dite: ce la faremo e come? Leggendo le ultime notizie la riflessione si fa strada, si assiste ad un andare e venire di messaggi ottimistici e giudizi su un qualcosa che ci condiziona pienamente la vita. Ma bisogna sapere che se l'umanità è riuscita a liberarsi da malattie gravissime come il vaiolo, la peste, il tifo, il colera, la tbc, potrebbe alla lunga liberarsi anche del coronavirus. Certamente, ma questo comporta un dispendio notevole di energie umane e materiali, e quando avverrà la nostra vita dovrà assumere una modalità d'uso diversa: usare la vita dovrebbe significare rispettare appieno il valore delle persone, comprendere che il nostro mondo con la persona rivalutata trova il suo motivo dominante per esistere e, come conseguenza, l'accettazione del valore persona, libero e disinteressato, renderà migliore tutto il genere umano. Mi direte: forse la tua, caro redattore, è una visione poco realistica della situazione che nel nostro Bel Paese si è venuta a creare, avresti una semplice idea su quello che accade nelle nostre città quando i cosiddetti sani, costretti in casa, emarginano i secondo loro diversi: anziani, malati, disabili, bambini, stranieri, senzatetto, e tutta la parte dolente del nostro sociale che viene alloggiata nel disagio più impossibile, fa da cornice ipocrita e toccante ad un benessere che vorrebbe aiutarla, ma che alla fine non fa altro che sanzionare il disagio della diversità in un futuro prossimo e lontano; ma io vi rispondo che bisogna fare qualcosa e cercare di reagire nonostante tutto quello che leggiamo e ascoltiamo. Anche se sono sordo e cieco io ascolto e leggo e la mia sensibilità fa da tramite tra questa realtà imposta e una volontà di riscatto che dovrà alla fine manifestarsi nei diritti sacrosanti legati alla nostra persona.
Cari lettori, abbiamo detto prima che il coronavirus non ci farà tornare indietro, nel tempo ci accorgeremo che la sua vicenda ha rimodellato la nostra esistenza. Sono a tutti vicino come da tanti anni, sono 27, e voi lo siete a me da queste pagine.
A rileggerci.
Antonio Russo



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