Numero 4 del 2020
Titolo: C'era una volta
Autore: Redazionale
Articolo:
Il topo dei fumetti
Un topolino dei fumetti, stanco di abitare tra le pagine di un giornale e desideroso di cambiare il sapore della carne con quello del formaggio, spiccò un bel salto e si trovò nel mondo dei topi di carta e d'ossa.
«Squash!» esclamò subito, sentendo odor di gatto.
«Come ha detto?» bisbigliarono gli altri topi, messi in soggezione da quella strana parola.
«Sploom, bang, gulp!» disse il topolino, che parlava solo la lingua dei fumetti.
«Dev'essere turco,» osservò un vecchio topo di bastimento, che prima di andare in pensione era stato in servizio nel Mediterraneo. E si provò a rivolgergli la parola in turco.
Il topolino lo guardò con meraviglia e disse: «Ziip, fiish, bronk».
«Non è turco», concluse il topo navigatore.
«Allora cos'è?»
«Vattelapesca».
Così lo chiamarono Vattelapesca e lo tennero un po' come lo scemo del villaggio.
«Vattelapesca», gli domandavano, «ti piace di più il parmigiano o la groviera?».
«Spliiit, grong, ziziziir», rispondeva il topo dei fumetti.
«Buona notte!», ridevano gli altri.
I più piccoli, poi, gli tiravano la coda apposta per sentirlo protestare in quella buffa maniera: «Zoong, splash, squarr!».
Una volta andarono a caccia in un mulino, pieno di sacchi di farina bianca e gialla. I topi affondarono i denti in quella manna e masticavano a cottimo, facendo: crik, crik, crik, come tutti i topi quando masticano. Ma il topo dei fumetti faceva: «Crek, screk, schererek».
«Impara almeno a mangiare come le persone educate», borbottò il topo navigatore. «Se fossimo su un bastimento saresti già stato buttato a mare. Ti rendi conto o no che fai un rumore disgustoso?».
«Crengh», disse il topo dei fumetti, e tornò a infilarsi in un sacco di granturco.
Il navigatore, allora, fece un segno agli altri, e quatti quatti se la filarono, abbandonando lo straniero al suo destino, sicuri che non avrebbe mai ritrovato la strada di casa.
Per un po' il topolino continuò a masticare. Quando finalmente si accorse di essere rimasto solo, era già troppo buio per cercare la strada e decise di passare la notte al mulino. Stava per addormentarsi, quand'ecco nel buio accendersi due semafori gialli, ecco il fruscio sinistro di quattro zampe: il cacciatore. Un gatto!
«Squash!» disse il topolino, con un brivido.
«Gragrragnau!» rispose il gatto. Cielo, era un gatto dei fumetti! La tribù dei gatti veri lo aveva cacciato perché non riusciva a fare miao come si deve.
I due derelitti si abbracciarono, giurandosi eterna amicizia e passarono tutta la notte a conversare nella strana lingua dei fumetti.
Si capivano a meraviglia.
Gianni Rodari
Le tre castagne
In un riccio spinoso stavano rinchiuse tre castagne: tre sorelle gemelle. Cresci e cresci, spingi e spingi, un bel giorno pac! il riccio si aprì.
Le castagne, una dopo l'altra, caddero. Le due sorelle cresciute a destra e a sinistra del riccio erano belle, con la schiena ricurva, lucida e una piumetta sulla cima. Invece, la sorellina cresciuta in mezzo era rimasta una castagnetta da niente. La donna che faceva la raccolta non la volle. Prese le due sorelline belle e la lasciò nel bosco sola e triste. Le due sorelline belle andarono per il mondo.
Una fu cotta nella padella e diventò dorata e profumata. La prese un bambino goloso; spalancò la bocca e ahm! la prima castagna non ci fu più.
La seconda finì nella cesta di un pasticciere. Il pasticciere la sbucciò, la fece cuocere nello zucchero, la mise ad asciugare. Era diventata dolcissima e scintillante. La comprò una bambina con una boccuccia che pareva una rosa: la fece a pezzettini piccini piccini. Poi i pezzettini piccini sparirono, a uno a uno, in quella boccuccia di rosa: e la seconda castagna non ci fu più.
La terza castagna, poverina, così sola nel bosco, si lamentava coi grilli e con le talpe: le mie sorelline hanno girato il mondo e io resto sola, nel bosco, col freddo dell'inverno, e sotto la neve a marcire. Ma non marcì. A poco a poco sentì qualche cosa di vivo che germogliava dentro il suo corpicino. Una radichetta bianca e forte cominciò a spingersi all'ingiù, a ficcarsi nella terra. Una pianticina tenera e verde cominciò a spuntare all'insù, cercando la luce del sole. Ora, la più piccina, la più modesta delle tre sorelle gemelle è diventata uno splendido castagno, pieno di ricci, di scoiattoli e di nidi.
Giana Paj Vedotti