Numero 6 del 2020
Titolo: Il mio pensiero su Kaleidos
Autore: Marika Giori
Articolo:
Kaleidos... Un nome che racchiude tutto un universo infinitamente ricco e variegato, in costante evoluzione e trasformazione. Nell'approcciarmi alla rivista immagino un intreccio di mani, di pensieri, di battiti del cuore che, all'unisono, si dedicano alla lettura dei vari articoli, lettera per lettera, sillaba dopo sillaba, parola per parola, riga per riga... Un intreccio di destini tanto diversi eppure tanto uguali. Immagino le riflessioni, le emozioni che ciascun testo può suscitare in chi legge, magari contemporaneamente a me, oppur a distanza di tempo, prima o dopo di me, non importa. Il tempo, in questo senso, è davvero un concetto arbitrario, un artifizio messo a punto dall'uomo e, proprio per questo, risulta del tutto relativo e discutibile. Immagino la vita una giostra, un vorticoso «girotondo di anime, di esperienze, di riflessioni, emozioni e fantasie...». Ecco, Kaleidos rispecchia questo cangiante macrocosmo, sebbene su scala necessariamente più ridotta. Mi piace pensare che ciascuna di noi lettrici apra, anzi, spalanchi le porte della propria casa a tutte le altre, consentendoci di entrare, seppure in punta di piedi, nel suo nido fisico ed interiore. Immagino te, donna, che leggi avidamente, curiosa ed insaziabile, davanti ad una tazzina di caffè fumante, la bocca che si schiude in un sorriso franco e rilassato, spalancandoti il cuore in un'ondata di tenerezza e commozione. Penso a te, donna, sorpresa da quelle stramaledette lacrime che hanno fatto beffardamente capolino, insinuandosi prepotenti ed indomabili proprio lì, agli angoli degli occhi, per poi scivolare via, scorrendo lungo le gote e rigandoti il volto. Immagino ancora te, donna, con quell'aria indomita ed altera, grintosa ed agguerrita, tu che ti indigni di fronte alle ingiustizie e alle vessazioni che subisci, direttamente e indirettamente e che, magari, apprendi proprio grazie a qualche articolo su Kaleidos e altrove... Tu, donna, apparentemente sempre arrabbiata, ingrugnita, tu che sembri avercela con il mondo intero, tu che hai l'aspetto coriaceo e granitico della roccia, ma dentro sei tenera e fragile come e più del cristallo, sempre pronta a sgretolarti e a ricomporti in un baleno... Tu, donna, sei tutto questo ed altro ancora, un mosaico frastagliato che dimora in ciascuna di noi. Donna, un turbinio di «ragione e sentimento», di azioni e aspirazioni. Tu, con i piedi ben piantati a terra e lo sguardo fiero ed orientato verso il sole e verso l'orizzonte, tu sempre pronta ad alzare la testa e a spiccare il volo...
Auguro a ciascuna di noi di trovare sempre il modo e l'occasione per affermarci, per emergere, per esprimere al meglio la nostra identità, magari proprio grazie a quel fatidico, particolare articolo scovato su Kaleidos, capace di fare miracolosamente ed inspiegabilmente breccia nel nostro spirito. Immagino chiunque di noi intenta a recepire, elaborare ed immagazzinare ciò che va via via leggendo, soffermandosi su quell'evento narrato, su quel racconto di vita vissuta, facendolo in qualche modo proprio e trovando la forza, lo stimolo, la voglia, lo sprone per mettersi in cammino o per riprendere il sentiero interrotto, abbandonato magari a seguito di una caduta rovinosa, di un fatale inciampo, di una momentanea battuta d'arresto, chissà... Magari proprio riflettendo su quanto abbiamo appreso e metabolizzato, fosse anche solo una parola, una frase, un frammento, un passaggio della rivista... Sarebbe meraviglioso che, proprio in quella circostanza, ci si accendesse dentro la classica lampadina in grado di squarciare il cielo della rassegnazione, dell'apatia, dell'indifferenza, del senso di impotenza che spesso ci attanaglia subdolamente, tanto da farci esclamare esultanti: «E luce fu»! Io mi auguro che ciascuna di noi possa aver trovato e possa continuare a sperimentare in Kaleidos e ovunque i propri «momenti abbaglianti», nonché una sorta di agnizione, provando quell'inconfondibile folgorazione, che produca in noi quel magico sconquasso, quell'incantevole scossone determinante per il prosieguo del nostro percorso a 360 gradi. Mi auguro che ciascuna possa attingere a Kaleidos come meglio crede, per rintracciare e cogliere esattamente ciò che stava cercando ed aspettando, consapevolmente e non, colpita dal classico colpo di fulmine e imbattendosi in quell'inequivocabile esempio di vita cui ispirarsi. Mi auguro, insomma, che ciascuna di noi possa pronunciare il proprio «eureka» liberatorio e catartico, che la induca ad alzarsi in piedi, a rimboccarsi le maniche e a compiere quotidianamente, instancabilmente il proprio sostanziale, indispensabile, insostituibile operato, imprimendo così quella svolta decisiva nella propria e, di riflesso, nell'altrui esistenza.
Marika Giori